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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Friends of Europe discute il trasferimento dell'innovazione nei paesi in via di sviluppo

Il 24 gennaio Friends of Europe ha tenuto una riunione pubblica in cui si è trattato il tema "Tecnologia, globalizzazione e inclusione: l'innovazione è uno strumento di sviluppo?". La discussione ha affrontando tre tematiche principali - le barriere al commercio, l'intervent...

Il 24 gennaio Friends of Europe ha tenuto una riunione pubblica in cui si è trattato il tema "Tecnologia, globalizzazione e inclusione: l'innovazione è uno strumento di sviluppo?". La discussione ha affrontando tre tematiche principali - le barriere al commercio, l'intervento pubblico e l'istruzione, e ogni relatore ha trattato i tre argomenti da un punto di vista diverso. Tra i relatori invitati figuravano il primo vicepresidente della Microsoft Brad Smith, l'editore di The Economist Andrew Rashbass, e il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati, John Monks. Ha aperto la discussione Andrew Rashbass, che ha espresso la convinzione secondo cui il commercio offre una risposta a molte domande sullo sviluppo, e gli scambi sono destinati a far lievitare le economie dei paesi sia ricchi che poveri. "Nell'Africa subsahariana afflitta dalla povertà, il problema non è la tecnologia: la crescita dello sviluppo è ostacolata da questioni di carattere sanitario, alimentare, di sicurezza e di liberalizzazione degli scambi. Qui, nel mondo occidentale, servono la deregolamentazione e un'imposizione fiscale meno pesante - non si possono emanare leggi per l'innovazione. Per i paesi ricchi e poveri, il fattore più importante è deregolamentare il commercio e togliere di mezzo il settore pubblico, invece che porlo al centro", ha affermato. Brad Smith ha esaminato l'istruzione come strumento per portare i paesi in via di sviluppo nel mondo sviluppato. Ovunque nel mondo ci si pone la stessa domanda, "Come possiamo essere competitivi?", e la risposta è costare meno o essere migliori. In America settentrionale e in Giappone, numerose imprese competono semplicemente per il fatto di essere migliori, ma molte economie emergenti riescono a essere contemporaneamente migliori e più economiche. Ogni paese può investire nell'istruzione - che eroga servizi nel mondo. In futuro dobbiamo convertire il QI in PI [proprietà intellettuale], e occorre l'intervento del governo per colmare i divari del mercato". Infine, John Monks si è chiesto come ridurre al minimo il numero dei soggetti penalizzati, sfidando apertamente le idee espresse da Andrew Rashbass sul libero commercio. "Per le generazioni giovani e benestanti, una società globale è una cosa straordinaria. Tuttavia, per l'operaio medio non è affatto così. Benché l'istruzione sia importante, è una prospettiva scoraggiante per coloro che operano nei settori attualmente in declino. Le grandi imprese considerano la globalizzazione un fenomeno positivo, e il merito maggiore in tal senso va alla Cina. I profitti sono elevati, ma occorre più regolamentazione. La chiave per gli investimenti potrebbe essere l'adozione di standard più elevati". Su questo tema Andrew Rashbass ha fatto presente che in termini economici non ci sono soggetti penalizzati. "La crescita è un gioco a somma zero? Un partner commerciale cresce a spese dell'altro? Se prendiamo l'esempio del commercio con l'India, i vantaggi sono reciproci. Quando una singola area cresce in India, trascina con sé anche l'economia nel suo complesso e la crescita netta è positiva, non nulla. Il governo ha il compito di fornire una rete di sicurezza ai soggetti penalizzati, ma se si parte dal presupposto che il commercio sia un fattore positivo, si inizia a pensare a come realizzarlo. La globalizzazione promuove un incremento del PIL, anche nei paesi ricchi. Se si tenta di erigere barriere, tutti sono destinati a perdere". Brad Smith ha tentato di riportare la discussione sul settore pubblico. "Solo il governo può erigere determinate barriere, per esempio nell'istruzione. Il mercato non si occupa della ricerca di base. I governi devono investire di più nella ricerca di base, e i paesi che lo faranno saranno premiati. Nelle aree tecnologiche spetta ai governi colmare le lacune. Entro la fine del secolo, le incertezze del benessere si ridurranno. è la prova concreta di un mondo destinato all'appiattimento", ha osservato. John Monks ha rilevato che, benché il commercio possa essere offrire vantaggi a tutte le parti, alcuni finiscono per trarne più benefici di altri. "I grandi vincenti in seguito all'allargamento dell'Unione sono stati i paesi dell'UE a 15. Ci potranno essere delle vittime, ma i tassi di crescita indicano che l'UE si sta espandendo discretamente, anche se con grandi sforzi". Riassumendo, il segretario generale di Friends of Europe Giles Merritt ha rivolto l'attenzione al 2100 con le seguenti parole, improntate alla prudenza: "Entro la fine del secolo ci saranno 9 miliardi di abitanti sul pianeta e nessuno dei 3 miliardi di persone che si aggiungeranno sarà ricco. Non si è ancora raggiunto un accordo su come trasferire la nostra economia della conoscenza al resto del mondo in via di sviluppo".

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India, Stati Uniti