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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Nuova relazione delinea l'attuale quadro in R&S e internazionalizzazione

Secondo alcuni dei principali risultati di una relazione recentemente pubblicata da Eurostat, l'ufficio statistico dell'UE, il Regno Unito è il paese europeo che attira la maggior parte degli investimenti esteri nella ricerca, mentre negli Stati membri più piccoli le aziende e...

Secondo alcuni dei principali risultati di una relazione recentemente pubblicata da Eurostat, l'ufficio statistico dell'UE, il Regno Unito è il paese europeo che attira la maggior parte degli investimenti esteri nella ricerca, mentre negli Stati membri più piccoli le aziende estere svolgono un ruolo molto più importante in termini di ricerca e sviluppo (R&S) rispetto a quelle nazionali. L'internazionalizzazione svolge una funzione chiave in numerose attività economiche, compresa la R&S. Tuttavia, determinarne il livello è difficile, in quanto in genere gli indicatori statistici nazionali fanno riferimento soltanto alle attività «interne». La pubblicazione di Eurostat cerca di fare luce sull'internazionalizzazione della R&S da diverse prospettive, utilizzando un differente insieme di indicatori. Tra questi vi è il livello di investimenti in R&S effettuati da paesi che non siano quello eventualmente preso in esame. In questo ambito i capofila sono Malta, Austria e Lettonia, in cui più del 20% della spesa lorda in R&S (GERD) proviene da investimenti esteri, mentre in Slovacchia e Finlandia tale percentuale si limita al 3% circa. Tuttavia, dai dati sulla spesa lorda in R&S (compresa quella totale sostenuta dalle imprese) finanziata dall'estero sembra emergere che, in termini assoluti, il Regno Unito è di gran lunga il paese che attira più investimenti esteri, pari a 5,8 Mrd EUR nel 2003, immediatamente seguito però da Francia e Germania, rispettivamente con 2,9 e 1,2 Mrd EUR rispettivamente. Uno dei metodi menzionati nella relazione per valutare il livello di internazionalizzazione della R&S è basato sulle attività intraprese dalle aziende estere, attività che mostrano come nelle economie piccole ed aperte le aziende estere svolgano generalmente un ruolo più importante in termini di R&S rispetto alle loro omologhe nazionali. Ad esempio, in Irlanda e Ungheria, la quota di R&S nel settore industriale finanziata dalle aziende estere corrisponde all'80% circa, mentre in Giappone si attesta al di sotto del 3%. Un altro strumento per misurare l'internazionalizzazione della R&S è l'analisi della partecipazione straniera alle attività di brevettazione. Statistiche dell'Ufficio europeo dei brevetti rivelano che i titolari di invenzioni residenti in piccoli paesi sono più propensi a presentare richieste di brevettazione congiunte con cotitolari di altri paesi. In Slovacchia circa metà delle richieste di brevetto vengono presentate in collaborazione con soggetti di altri paesi, mentre Belgio e Irlanda seguono con percentuali pari al 43,4% e al 41,9% rispettivamente. Si riscontra una tendenza ai brevetti «fatti in casa» soltanto in paesi più grandi o come i Paesi Bassi e gli Stati scandinavi, caratterizzati da un elevato numero di richieste di brevettazione per milione di abitanti. Un altro indicatore della crescita dell'internazionalizzazione della R&S è la capacità dei paesi di ospitare un elevato numero di studenti, che rappresentano i potenziali ricercatori del futuro. Anche in questo caso il Regno Unito presenta la situazione di gran lunga migliore. Nel 2004, le università britanniche hanno accolto un numero di studenti stranieri pari a quasi nove volte quello degli studenti britannici iscritti presso le università di altri paesi europei. La Grecia si trova invece al polo opposto: il numero di studenti greci iscritti in un altro paese europeo è infatti pari a quasi quattro volte quello degli studenti stranieri ospitati dalle università elleniche.