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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Le carote di ghiaccio rivelano un aumento di 2,5 gradi Celsius in 150 anni

Le carote di ghiaccio perforate in Siberia nel ghiacciaio Beluhka da un'équipe russo-svizzera hanno rivelato che nel corso degli ultimi 150 anni la temperatura è aumentata di 2,5 gradi Celsius. Dalle carote è inoltre emerso che è aumentato il numero di inquinanti atmosferici d...

Le carote di ghiaccio perforate in Siberia nel ghiacciaio Beluhka da un'équipe russo-svizzera hanno rivelato che nel corso degli ultimi 150 anni la temperatura è aumentata di 2,5 gradi Celsius. Dalle carote è inoltre emerso che è aumentato il numero di inquinanti atmosferici dal 1940, anno in cui è stata introdotta in Siberia l'industria pesante. L'équipe, guidata dall'Istituto svizzero Paul Scherrer, ha perforato le carote a un'altitudine di 4 000 metri, all'ombra del Beluhka di 4 506 metri, la vetta più alta dell'Asia centrale. Le carote provenienti dal ghiacciaio, lunghe 86 metri, sono state trasportate in Svizzera per essere analizzate. L'équipe ha osservato il deposito degli inquinanti nel ghiaccio, corrispondente allo sviluppo dell'industrializzazione in quella zona remota al confine con la Mongolia, il Kazakstan, la Russia e la Cina. Per verificare le differenze di temperatura, l'équipe ha analizzato l'esaurimento dell'ossigeno-18 nel ghiaccio. Esiste un rapporto tra gli isotopi e la temperatura e i primi si stabilizzano nella fase di congelamento. Dal momento che i ghiacciai sono costituiti da strati, come per gli anelli di un albero è possibile stabilire in modo del tutto accurato la data degli strati e misurare la temperatura nello stadio di congelamento. La notizia, pubblicata nel Journal of Geophysical Research, riporta che i due indicatori della temperatura (proxy) rivelano un'accentuata tendenza al riscaldamento nell'ultimo secolo, con valori compresi tra 1,6 e 0,4 gradi Celsius e 1,7 e 1,1 gradi Celsius, dedotti dalle percentuali di fusione e dalla registrazione dell'ossigeno-18. Fin dalla metà del XIX secolo, la registrazione dell'ossigeno-18 indica una tendenza al riscaldamento da 2,5 a 1,7 gradi Celsius. Per lo stesso periodo l'aumento medio della temperatura è di 0,9 gradi Celsius. L'innalzamento della temperatura siberiana è quasi tre volte superiore e inizialmente l'équipe riteneva che ciò fosse dovuto al passaggio della cosiddetta piccola era glaciale. I ricercatori tuttavia sono giunti alla conclusione che le cause più probabili e preoccupanti dell'aumento della temperatura sono imputabili al clima continentale di quella zona. I modelli di cambiamento climatico prevedono un aumento delle condizioni meteorologiche estreme. Tale effetto è amplificato nelle zone caratterizzate da un clima continentale. La situazione è effettivamente peggiorata dal 1988, come attestano i modelli visibili sulla neve che corrispondono al ghiaccio fuso e nuovamente solidificato. L'articolo aggiunge che l'improvvisa apparizione di aree liquefatte dal 1988 sta a indicare che i tratti superiori del ghiacciaio Beluhka subiscono un cambiamento dalla zona di ricristallizzazione a quella di infiltrazione del freddo che consente attualmente una percolazione pluriennale dell'acqua di disgelo, comportando la messa in pericolo della conservazione delle proprietà geochimiche e di accumulo, tra cui quelle che forniscono i proxy della temperatura. Questi risultati evidenti contrastano con la scoperta paradossale secondo cui gli inquinanti nel ghiaccio sono in realtà diminuiti dagli inizi degli anni '80. Ciò implica che il livello massimo della produzione industriale è già stato raggiunto, circa dieci anni prima della dissoluzione dell'Unione sovietica.

Paesi

Svizzera, Cina, Kazakstan, Mongolia, Russia