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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Relazione osserva che le imprese devono aumentare gli investimenti in R&S

Secondo una nuova relazione della Commissione europea, l'investimento insufficiente delle imprese in attività di ricerca e sviluppo costituisce una seria minaccia per l'economia europea basata sulla conoscenza. La relazione «Key Figures 2007 on Science, Technology and Innova...

Secondo una nuova relazione della Commissione europea, l'investimento insufficiente delle imprese in attività di ricerca e sviluppo costituisce una seria minaccia per l'economia europea basata sulla conoscenza. La relazione «Key Figures 2007 on Science, Technology and Innovation» analizza l'intensità di ricerca e sviluppo (R&S), calcolata come percentuale del PIL (Prodotto Interno Lordo) speso in R&S, in Europa e altrove. Dal documento emerge che nonostante l'intensità di R&S dell'Unione europea sia cresciuta lentamente ma in misura costante negli ultimi anni '90, dal 2001 ha cominciato a stabilizzarsi ed è poi diminuita al solo 1,84% nel 2005, ultimo anno di riferimento nella relazione. «Ne consegue che l'intensità di ricerca e sviluppo nell'Europa a 27 rimane a livelli più bassi rispetto alla maggior parte delle altre importanti economie mondiali, quali gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud», si segnala nel documento. «Inoltre, le nuove economie emergenti, come la Cina, sono in rapida ripresa». Oltre l'85% di questo «divario di intensità di R&S» è dovuto alle differenze nei livelli di spesa destinata alla ricerca e sviluppo da parte delle imprese. Nell'ambito del vertice di Barcellona del 2002, i leader europei avevano concordato che le imprese avrebbero finanziato due terzi di R&S entro il 2010. Nel 2004 in Europa il settore privato ne ha finanziato solo il 55% rispetto al 64% negli Stati Uniti, il 67% in Cina e il 75% in Giappone e Corea del Sud. La relazione attribuisce questo divario di intensità della ricerca alle differenze nella struttura industriale e alle minori dimensioni dell'industria ad alta tecnologia. «La conoscenza è una componente fondamentale della competitività», ha commentato Janez Potocnik, commissario europeo per la Scienza e la ricerca. «Se le nostre imprese vogliono trovarsi in futuro in una posizione di leadership, devono investire adesso nella conoscenza e i governi devono adottare misure adeguate per sostenerle». Tuttavia, è necessario che anche il settore pubblico aumenti gli stanziamenti a favore della R&S. «I fondi dei governi per ricerca e sviluppo sono essenziali al fine di creare e rafforzare le capacità di S&T [scienza e tecnologia] (prerequisito per allinearsi ai paesi alla frontiera della tecnologia) e sostenere i progetti di ricerca con elevate prospettive di benefici sociali, che il settore privato potrebbe non trovare sufficientemente allettanti», si legge nella relazione. Per quanto riguarda la ricerca di eccellenza, l'Unione europea resta indietro rispetto agli Stati Uniti negli indici di eccellenza e nelle pubblicazioni scientifiche frequentemente citate, due parametri di valutazione dell'impatto dei risultati scientifici. La maggior parte delle università dell'Unione europea non compare tra le migliori università del mondo, secondo l'incidenza delle citazioni. La relazione prende in esame anche il trasferimento di conoscenza, osservando che nei paesi dell'Unione europea il legame tra invenzioni brevettate e scienza di base è molto più debole che negli Stati Uniti. Tuttavia, ci sono motivi di ottimismo, come evidenzia la relazione. Paesi ad alta intensità di R&S, quali Austria, Danimarca, Finlandia e Germania, dimostrano che è possibile mantenere livelli di intensità al 2% o addirittura al 3% del PIL. Inoltre, il testo riporta dati solo fino al 2005. Da allora l'Unione europea ha lanciato nuove iniziative al fine di incrementare gli investimenti in ricerca e sviluppo e il trasferimento di conoscenza. Il documento indica, dunque, che occorre dare urgentemente attuazione a queste nuove iniziative.