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Contenuto archiviato il 2024-04-18

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Celle a combustibile per collegare gli smartphone al mondo esterno

Giancarlo Tomarchio, coordinatore del progetto FCPOWEREDRBS, spiega in che modo le celle a combustibile possono rappresentare un’alternativa concreta alle fonti di alimentazione standard.

Il potenziale delle applicazioni a idrogeno e celle a combustibile va ben oltre lo sviluppo delle automobili ecologiche. Il team di FCPOWEREDRBS è determinato a dimostrare questo con una tecnologia di celle a combustibile per alimentare stazioni per le telecomunicazioni non connesse alla rete elettrica. Essi ritengono che questa soluzione non solo sia migliore dei generatori standard, ma che fornisca anche un vantaggio significativo in termini di “Costo totale di possesso” (TCO). Sapevate che nel solo 2014 l’utilizzo a livello mondiale degli smartphone è cresciuto del 25 %? O che la maggior parte delle stazioni per le telecomunicazioni che connettono questi smartphone con il mondo esterno non è collegata alla rete elettrica? Questa crescente pressione su impianti autoalimentati richiede continui sforzi per mettere insieme generatori di energia sempre più innovativi, affidabili, efficienti, efficaci dal punto di vista dei costi e sostenibili. Attualmente la maggior parte delle stazioni per le quali il collegamento alla rete elettrica non è un’opzione fanno affidamento su batterie e generatori diesel. Tuttavia, il progetto FCPOWEREDRBS ha l’intenzione di convincere gli operatori delle telecomunicazioni e anche le amministrazioni locali che le celle a combustibile rappresentano un’alternativa concreta a queste fonti di elettricità standard. Per fare questo, il progetto, che coinvolge industrie e centri di ricerca europei quali Dantherm Power AS (Danimarca) e MES SA (Svizzera), il produttore di elettrolizzatori GreenHydrogen (Danimarca), l’Università di Roma, il Centro comune di ricerca dell’UE (JRC) ed Ericsson, sta testando una soluzione su misura basata sulle celle a combustibile in varie stazioni sparse per l’Italia. Questa soluzione specifica è stata costruita dal team del progetto e integra diversi componenti che forniscono elettricità (celle a combustibile, fotovoltaico e batterie) nel “modo più efficiente e affidabile”. Per Giancarlo Tomarchio, coordinatore del progetto e responsabile di commessa del committente alla Ericsson, lo scopo principale del progetto è chiaro: dimostrare che la tecnologia delle celle a combustibile per le applicazioni non collegate alla rete elettrica nelle telecomunicazioni è pronta dal punto di vista industriale ed è anche allettante per il mercato. In questa intervista esclusiva con research*eu rivista dei risultati, egli ci racconta quanto avanti lui e il suo team sono con le prove sul campo, e in che modo intende dimostrare i vantaggi dell’idrogeno e delle celle a combustibile nel fornire il previsto servizio di alimentazione. Quali sono i principali obbiettivi del progetto? FCPOWEREDRBS è un progetto dimostrativo all’interno del programma per l’impresa comune Celle a combustibile e Idrogeno. Noi stiamo effettuando una serie di prove sul campo che mirano a dimostrare i vantaggi della tecnologia basata su idrogeno e celle a combustibile per le applicazioni non collegate alla rete elettrica nel settore delle telecomunicazioni. Queste prove consistono nel sostituire l’alimentazione di 15 stazioni radio base nella rete attiva di operatori italiani delle telecomunicazioni scelti con una nuova alimentazione basata sulla nostra soluzione, che integra diversi componenti che forniscono elettricità (celle a combustibile, fotovoltaico e batterie) tenendo a mente efficienza e affidabilità. Noi siamo anche impegnati in altre attività mirate ad aumentare la visibilità della tecnologia a celle a combustibile e a facilitare la sua penetrazione nel mercato delle telecomunicazioni. Qual è il valore aggiunto nell’utilizzare la tecnologia basata su idrogeno e celle a combustibile per alimentare le stazioni per le telecomunicazioni? Le “stazioni radio base” (RBS) per le applicazioni nel campo delle telecomunicazioni ubicate in luoghi remoti stanno diventando sempre più importanti con la crescente penetrazione dei servizi di telefonia cellulare. Poiché per molte di queste stazioni il collegamento con la rete elettrica non è possibile, sono necessarie specifiche soluzioni per generare elettricità in modo autonomo, e molto spesso queste soluzioni si basano su generatori con motore diesel. Con la soluzione proposta dal nostro progetto, la quantità di ore senza sorveglianza può essere aumentata grazie a un utilizzo efficace delle differenti fonti energetiche e al potenziale di stoccaggio del H2. Per un operatore nel campo delle telecomunicazioni, questo significa minori costi di esercizio. In generale, riteniamo sia possibile fornire ai nostri clienti (gli operatori delle telecomunicazioni) alcuni benefici per quanto riguarda il “Costo totale di possesso” (TCO), un fattore che al giorno d’oggi rappresenta un forte argomento per qualsiasi responsabile di gestione dell’energia. Inoltre, il sistema include un contatore intelligente e un sistema di telecontrollo che forniscono all’operatore maggiori dettagli sul comportamento energetico della stazione base. Quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato nel progetto e come le avete risolte? Anche se questo è solo un progetto dimostrativo, si tratta di una importante innovazione per il mercato delle telecomunicazioni. In tutte le nostre attività, noi dobbiamo metterci alla prova con la necessità di produrre un sistema che si attiene agli impegnativi requisiti del mercato delle telecomunicazioni: durata e affidabilità 24/7. Alcuni dei problemi che abbiamo incontrato sono paragonabili a quelli che si presentano quando si immette un nuovo prodotto sul mercato, in questo caso aggravati dalla natura del combustibile utilizzato. Fare ricorso allo stoccaggio di H2 nel sistema implica l’adozione di processi e procedure specifici per quanto riguarda la sicurezza. Si rivela necessario un lavoro congiunto tra il progetto e gli operatori delle telecomunicazioni che hanno accettato di ospitare la nostra soluzione nelle loro stazioni, allo scopo di personalizzare le procedure di uso e manutenzione esistenti. Quando è giunto il momento di ottenere le autorizzazioni necessarie dalle varie amministrazioni locali nei territori dove le stazioni sono ubicate, a volte abbiamo incontrato una conoscenza inconsistente delle norme nazionali, e questo ha portato a incomprensioni e ritardi per ottenere i permessi. Noi abbiamo adottato tutte le precauzioni necessarie per evitare qualsiasi perdita di energia per le stazioni radio, poiché qualsiasi interruzione del servizio sarebbe il messaggio peggiore da dare se vogliamo guadagnare la fiducia dei clienti. Davvero, il nostro obbiettivo è quello di creare una fiducia a lungo termine nelle celle a combustibile all’interno del mondo delle telecomunicazioni. A che punto siete con le dimostrazioni sul campo? Al momento abbiamo un accordo per installare 10 sistemi sulla rete attiva di Telecom Italia, e tre su quella di H3G Italia. Abbiamo già installato otto stazioni, cinque delle quali sono ora pienamente funzionanti, mentre le rimanenti stanno per essere collegate. Ci aspettiamo una prima proiezione annuale del TCO entro la fine del 2014. Il collaudo proseguirà poi fino al prossimo anno per raggiungere i 12 mesi di funzionamento normalmente necessari per la dimostrazione. Stiamo anche concludendo l’accordo per un’ulteriore installazione di un’applicazione non nel campo delle telecomunicazioni, ma con simili esigenze elettriche. Siete soddisfatti dei risultati ottenuti finora dal progetto? Il progetto è stato avviato all’inizio del 2012, e lo scopo iniziale era quello di installare un sistema che fosse una “semplice” integrazione di un prodotto commerciale. In realtà, abbiamo scoperto che, oltre alla messa a punto della configurazione del sistema, erano necessari alcuni sviluppi aggiuntivi, sia nell’apparecchiatura delle celle a combustibile che nella logica di controllo. Questa attività sono state portate a termine con successo e i test in laboratorio sono molto promettenti. Passeremo i prossimi mesi monitorando ininterrottamente il comportamento del sistema e ottimizzano i parametri per rendere il sistema quanto più possibile efficiente. Quando prevedete che questa tecnologia giunga sul mercato? Una previsioni precisa è sempre difficile da fare. Sicuramente riteniamo che la soluzione proposta abbia un alto potenziale commerciale: ogni anno in tutto il mondo vengono installate oltre 100 000 nuove stazioni base per i telefoni cellulari. La maggior parte di esse viene installata in paesi emergenti e in via di sviluppo con una scarsa infrastruttura della rete elettrica, e questo significa che montano batterie e/o un generatore di corrente di riserva. Se si dimostrasse che le tecnologie sono sicure e se i sistemi fossero disponibili a costi competitivi, la maggior parte di queste nuove stazioni base potrebbe essere dotata di un sistema a celle a combustibile per l’alimentazione. Il progetto FCPOWEREDRBS ha ancora della strada da fare per dimostrare che questi standard sono stati raggiunti e per aprire così la strada a una diffusa commercializzazione. Quali sono le prossime fasi per il progetto, e avete dei piani ulteriori dopo la sua conclusione? Per il team del progetto, adesso è il momento di consolidare i risultati, ottimizzare la soluzione e disseminare i risultati. Noi abbiamo già iniziato delle attività di formazione per accrescere la consapevolezza tra gli ingegneri delle telecomunicazioni riguardo alla tecnologia delle celle a combustibile (CC), e continueremo anche a condividere le necessità delle telecomunicazioni con il mondo CC. Se il progetto dovesse avere successo, come noi tutti speriamo, ci sarà del lavoro ulteriore da fare allo scopo di industrializzare la soluzione, in modo che possa essere considerata un prodotto reale. L’introduzione o integrazione in un portfolio più grande rappresenta ora il nostro sogno e obbiettivo finale. Per ulteriori informazioni, visitare: FCPOWEREDRBS http://fcpoweredrbs.eu/

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