European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS

Article Category

Notizie
Contenuto archiviato il 2023-03-23

Article available in the following languages:

Moda d’alto mare: trasformare i rifiuti marini in capi d’abbigliamento esclusivi

Uno studio di fattibilità finanziato dall’UE ha aiutato un’ambiziosa PMI a valutare le potenzialità di raccogliere rifiuti marini in plastica per produrre abbigliamento di alta qualità.

Ecoalf, una PMI spagnola che disegna e commercializza prodotti tessili e accessori di alta qualità fatti con materiali riciclati come bottiglie in PET, reti da pesca, pneumatici usati, caffè post-consumo e cotone post-industriale, si propone di ampliare la propria gamma per includere tessuti e vestiti fatti con rifiuti marini in plastica. Uno studio di fattibilità finanziato dall’UE, intitolato UPCYCLINGTHEOCEANS, è stato lanciato per analizzare la fattibilità economica di questa iniziativa, identificare le sfide logistiche per ottenere rifiuti marini in plastica e fare un sondaggio tra clienti e distributori per valutare la reazione del mercato. “Il nostro obiettivo è sviluppare tecnologie di produzione usando sofisticati processi di R&S per riciclare i detriti che si trovano in fondo all’oceano,” spiega la coordinatrice del progetto Paloma Oñate della PMI spagnola Ecoalf. “Vogliamo creare la prima generazione di prodotti riciclati a partire da detriti marini con proprietà qualitative, di design e tecniche pari ai migliori prodotti non riciclati.” Per realizzare questa ambizione, lo studio finanziato dall’UE ha sottolineato l’importanza del coordinamento con le organizzazioni che si occupano di pesca. Di conseguenza, Ecoalf ha incontrato vari leader dell’industria e adesso sono stati raggiunti degli accordi con le organizzazioni regionali di Valencia. “L’intenzione di Ecoalf adesso è collaborare con le organizzazioni che si occupano di pesca per raccogliere la plastica dai mari e per introdurre nuovi processi industriali come la gestione dei rifiuti, la produzione di pellet e la filatura di stoffe a partire da materiali riciclati,” dice Oñate. Lo studio ha scoperto inoltre che la mancanza di punti di raccolta dei rifiuti nei porti ha ostacolato pesantemente in passato i tentativi di riciclo nei mari. “Un sistema integrale di gestione dei rifiuti deve quindi essere messo in essere in ogni porto,” dice Oñate. Un’altra questione fondamentale identificata dallo studio era il bisogno di un piano di formazione per promuovere la cultura della raccolta dei rifiuti tra i pescatori. “I pescatori tirano su un’enorme quantità di plastica, ma la ributtano in mare semplicemente perché è così che si fa da generazioni, dice Oñate. “Con l’aiuto di questi pescatori però, possiamo dare una nuova vita a questi rifiuti.” Il riutilizzo dei detriti e dei rifiuti del mare creerà nuove opportunità per le PMI e avrà un impatto positivo sull’ambiente. La plastica – un materiale a perdere non biodegradabile – ha cominciato a inquinare seriamente tutto il mondo. “Minuscoli pezzi di plastica sono stati sparsi dalle correnti degli oceani,” dice Oñate. “Questa micro-plastica ha una struttura che a causa delle piccole dimensioni, concentra i contaminanti come spugne insieme ad altri inquinanti chimici.” Questo materiale nocivo attualmente non viene raccolto, mentre la maggior parte dei rifiuti raccolti nelle reti viene semplicemente rigettata in mare. I vantaggi ambientali di questa iniziativa non si limitano semplicemente alla rimozione di una delle principali cause dell’inquinamento marino. La produzione di fili di PET a partire dai materiali riciclati – piuttosto che da materie prime non rinnovabili – significa il 20 % in meno di rifiuti in acqua, una riduzione del 50 % del consumo di energia e una riduzione del 60 % dell’inquinamento dell’aria durante il processo di produzione. “Inoltre, se questi rifiuti a base di petrolio venissero rimossi dall’oceano, finirebbero in una discarica o in un inceneritore, causando emissioni nocive per l’ambiente o diventando rifiuti terrestri contaminati,” aggiunge Oñate. Per ulteriori informazioni, visitare: Sito web ECOALF

Paesi

Spagna

Articoli correlati