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Exploiting the MSP-AMPK pathway for amelioration of NASH

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Interventi per la morbilità associata al diabete

La rapida progressione dell’obesità e del diabete causerà un aumento delle comorbilità associate. I ricercatori europei hanno studiato gli interventi molecolari per prevenire l’infiammazione associata al fegato nei pazienti affetti da disturbi metabolici.

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La sola Europa spende miliardi di euro ogni anno per la gestione clinica dei disturbi metabolici. Per quanto riguarda l’Europa, ci si aspetta che l’incidenza del diabete aumenti del 20 % entro il 2030. Una delle più gravi complicazioni dovuta a diabete e obesità è la condizione del fegato conosciuta come steatoepatite non alcolica (NASH), associata con la steatosi e l’infiammazione. La prevalenza di NASH è elevata e in aumento, non solo nei bambini e negli adulti in sovrappeso, ma anche negli individui di peso normale con insulino-resistenza. La condizione benigna che precede la NASH viene definita steatosi epatica non alcolica (NAFLD), dove l’infiammazione porta a fibrosi, cirrosi e a conseguente insufficienza epatica. Sebbene la nostra comprensione dei meccanismi della malattia sia progredita, le opzioni terapeutiche per la NASH rimangono poche. Gli scienziati del progetto MANASH (Exploiting the MSP-AMPK pathway for amelioration of NASH), finanziato dall’UE, hanno fissato come obiettivo lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche per la NASH. Le attività di ricerca sono state incentrate sulla protein-chinasi attivata da AMP (AMPK), un importante integratore di segnali per la gestione del bilancio energetico. La prova scientifica determina un ruolo vitale per l’AMPK nel metabolismo di carboidrati e lipidi, come anche per la sintesi proteica e la crescita cellulare. Un’ulteriore funzione dell’AMPK comporta la riduzione dell’infiammazione. Come risultato, il consorzio MANASH ha proposto di attivare l’AMPK nel fegato come nuova opzione terapeutica per il trattamento della NASH. Nella sindrome metabolica, l’attività dell’AMPK è ridotta e, quindi, i tentativi si sono concentrati sullo sviluppo di attivatori farmacologici diretti. Il progetto MANASH si è concentrato sulla proteina che stimola i macrofagi (MSP, macrophage-stimulating protein), un fattore del siero secreto dalle cellule del fegato, il quale presenta proprietà antinfiammatorie per i macrofagi attraverso l’attivazione del segnale AMPK. I ricercatori hanno osservato che negli epatociti primari, il trattamento con MSP ha portato a una significativa attivazione del segnale AMPK e l’effetto è stato mantenuto anche in presenza di stimoli infiammatori o lipogenici. L’MSP ha inoltre ridotto la produzione di citochine proinfiammatorie e aumentato i segnali antinfiammatori. Quando i ricercatori hanno trattato i macrofagi precedentemente esposti a stimoli NASH-imitatori, è stata notata una significativa riduzione dell’espressione del gene proinfiammatorio. Nell’insieme, le scoperte dello studio MANASH evidenziano che l’MSP vanta un ruolo come intervento terapeutico per la NASH. Tuttavia, sono necessari studi in vivo e a lungo termine per dimostrare l’efficacia e la sicurezza clinica della MSP.

Parole chiave

Diabete di tipo 2, obesità, sindrome metabolica, fegato, infiammazione, AMPK, MSP

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