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Rafforzare e strutturare le scienze sociali a livello comunitario

Intervenendo alla riunione per il lancio di 89 nuovi progetti finanziati dall'UE nel settore delle scienze sociali, il commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin ha evidenziato la necessità di rafforzare e strutturare quest'ambito di ricerca. Busquin ha ricordato che...

Intervenendo alla riunione per il lancio di 89 nuovi progetti finanziati dall'UE nel settore delle scienze sociali, il commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin ha evidenziato la necessità di rafforzare e strutturare quest'ambito di ricerca. Busquin ha ricordato che i programmi quadro comunitari furono originariamente concepiti per sostenere la competitività dell'Europa, e che fu solo con il quarto programma quadro che venne introdotto l'aspetto socioeconomico. Nell'ambito del quinto programma quadro, 1.800 gruppi di ricerca di 38 paesi diversi hanno costituito una serie di reti per condurre attività di ricerca volte ad assistere i decisori nell'elaborazione di soluzioni ai problemi economici, sociali, politici e culturali. "Non è possibile archiviare tali ricerche senza discuterle. Tuttavia, a giudicare dalla mia personale esperienza politica, devo riconoscere che spesso accade proprio così", ha affermato Busquin, sottolineando la valenza di queste ricerche per i decisori. Anche James Wickham, coordinatore dell'attività di raggruppamento "Coesione sociale, organizzazione del lavoro e TIC [tecnologie dell'informazione e della comunicazione]" dell'Employment Research Centre di Dublino ha illustrato il contributo che gli studi nel campo delle scienze sociali forniscono ai decisori, ponendo l'accento sulla sfida che tale settore deve affrontare a livello europeo. "La ricerca sociale raccoglie dati interessanti, stimolanti e scomodi [...] e può aiutare gli individui ad analizzare il principio secondo cui l'erba del vicino è sempre più verde", ha affermato il dott. Wickham, citando l'esempio della percezione dei britannici, i quali ritengono che la formazione professionale fornita in Germania sia decisamente migliore della propria. Spesso, la ricerca dimostra che la situazione non è esattamente così come viene presentata, per esempio a causa di definizioni diverse degli stessi concetti. Il dott. Wickham ha aggiunto che i ricercatori nel campo delle scienze sociali possono porre domande "strane, che altri, meno eccentrici di noi, eviterebbero". A tal proposito egli ha citato l'esempio di uno studio secondo il quale l'innovazione non avviene soltanto nelle società private. Parlando dei propri studi sulla ricerca europea, il dott. Wickham ha sottolineato gli enormi benefici che i programmi quadro hanno introdotto in Europa. "Oggi, chiaramente, disponiamo di una nuova scala di cooperazione, molto ricca e sfaccettata, che fino a cinque anni fa non esisteva". Tuttavia, precisa il dott. Wickham, la prevalenza della lingua inglese nelle scienze sociali resta un fattore preoccupante. "Il vero problema è che siamo passati ad una comunità di ricerca prevalentemente anglofona e, pertanto, rischiamo di perdere le tradizioni scientifiche europee. [...] Il predominio delle forme di valutazione statunitensi, infatti, va rafforzandosi e occorre affrontare il problema". Quanto al sesto programma quadro (6PQ), Busquin ha posto l'accento sulla settima priorità tematica di ricerca "Cittadini e governance" e sulla relativa dotazione di bilancio di 225 milioni di euro: "Sebbene non si tratti di una cifra enorme in termini assoluti, rappresenta pur sempre una chiara indicazione delle nostre priorità", ha dichiarato il Commissario. Secondo Busquin, inoltre, è importante inserire la ricerca sociale nelle altre priorità tematiche e non considerarla come un ambito isolato. Pur apprezzando la presenza delle scienze sociali nel 6PQ, il dott. Wickham ha definito i nuovi strumenti "problematici", per via della ricerca su vasta scala che essi promuovono: "Il problema delle scienze sociali non è la mancanza di ampie dimensioni, bensì di comunicazione. Disponiamo di risorse che non utilizziamo, come Eurostat". "Dobbiamo riflettere sul problema della 'linea tranviaria'", ha concluso il dott. Wickham. "È facile far uscire il tram dai binari, ma non è altrettanto semplice spostarlo su altri. Se abbandoniamo ciò che abbiamo per cercare di copiare gli altri, potremmo ritrovarci in una posizione di stallo, incapaci di muoverci in qualsiasi direzione. Questo è il vero pericolo". In risposta alle critiche mosse ai nuovi strumenti, Jean-François Marchipont, responsabile della Direzione "Economia e società della conoscenza", presso la DG Ricerca della Commissione, ha affermato che essi offrono enormi opportunità alle scienze sociali, ribadendo l'importanza del raggruppamento, così come stabilito dai nuovi strumenti.