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Promoting and Enhancing Reuse of Information throughout the Content Lifecycle taking account of Evolving Semantics

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Un nuovo modo di gestire la conservazione dei contenuti digitali

Per la maggior parte delle organizzazioni la conservazione dei dati al termine del ciclo di vita coincide con il concetto di archiviazione. Ma è davvero così? Un team multidisciplinare sta elaborando un nuovo metodo basato sulla “conservazione fin dalla progettazione” che consentirebbe di individuare alcune interdipendenze tra l’oggetto digitale e l’ambiente di riferimento considerato nel corso dell’intero ciclo di vita.

Economia digitale icon Economia digitale

La crescente digitalizzazione dei contenuti rappresenta un’arma a doppio taglio. Se da un lato, infatti, garantisce certamente l’accesso istantaneo a una quantità spropositata di informazioni, dall’altro, i contenuti digitali richiedono costi elevati e, diversamente dai libri, hanno nella maggior parte dei casi vita breve. La rapida evoluzione dell’ecosistema digitale, che implica cambiamenti sul piano politico e a livello di quadri giuridici, prassi professionali, aspettative e comportamento degli utenti o semantica, non garantisce sempre un accesso a lungo termine ai contenuti. È a questo punto che entra in scena il concetto della “conservazione fin dalla progettazione” sostenuto dal progetto PERICLES (Promoting and Enhancing Reuse of Information throughout the Content Lifecycle taking account of Evolving Semantics). L’espressione “conservazione fin dalla progettazione” implica che la conservazione non rappresenta un “ripensamento” o un’azione che si verifica al termine del “ciclo di vita” di un oggetto digitale”, afferma il dott. Marc Hedges, senior lecturer presso il Dipartimento di informatica umanistica del King’s College di Londra e coordinatore del progetto PERICLES. “Il metodo della “post-conservazione” si basa su una gestione proattiva e non semplicemente reattiva delle risorse digitali, dove la conservazione rappresenta uno stadio della vita attiva di un oggetto”. L’approccio considera gli oggetti come “contenuti viventi”, che attraversano diverse fasi o hanno molteplici vite fino alla loro completa eliminazione. “La conservazione fin dalla progettazione farebbe quindi parte del ciclo di vita completo dei dati, dalla creazione alla cancellazione,” puntualizza il dott. Hedges. Oltre la conservazione tecnica Le strategie di conservazione attualmente disponibili sono di solito incentrate unicamente sull’ambiente tecnico necessario ai fini di un’archiviazione a lungo termine dei contenuti. Se da un lato la letteratura e le norme esistenti sottolineano il fatto che l’obiettivo di tali archivi non è solo tecnico ma anche organizzativo, dall’altro le istituzioni tendono a sopravvalutare gli aspetti tecnici. Il progetto PERICLES adotta un approccio del tutto differente basato sull’analisi degli effetti dei cambiamenti ambientali, come le comunità di utenti, la stessa istituzione o il più ampio contesto sociale e culturale, sull’utilità e sull’interpretazione dell’oggetto digitale, nonché sull’elaborazione di strategie di gestione di tali cambiamenti. “Uno degli obiettivi di PERICLES consisteva nell’analizzare l’ipotesi in base alla quale se è possibile individuare le interdipendenze tra uno specifico oggetto e il relativo ecosistema e implementare i modelli e le ontologie derivanti in un’infrastruttura, allora sarà anche possibile studiare l’impatto del cambiamento sull’accesso e sul riutilizzo di un oggetto, nonché adottare azioni di mitigazione appropriate,” afferma il dott. Hedges. A tal fine, il gruppo di lavoro ha sviluppato un quadro e un’architettura di integrazione. L’obiettivo consisteva nel dimostrare flussi di lavoro e componenti in grado di garantire l’introduzione di un livello di “gestione del cambiamento” nei sistemi di archiviazione esistenti. Sono stati forniti banchi di prova finalizzati alla verifica della validità dell’approccio in scenari differenti. “Abbiamo sviluppato in modo autonomo componenti non reperibili sul mercato”, spiega il dott. Hedges. “Ad esempio, modelli di ontologie e di ecosistemi, un importante estrattore di informazioni ambientali e altri strumenti per il popolamento delle ontologie, un registro di entità insieme a un modello di archivio, un compilatore di processi, uno strumento di valutazione, un editor di criteri e così via.” È inoltre possibile considerare altri componenti nella misura in cui siano in grado di svolgere i ruoli definiti dal quadro di integrazione PERICLES.” Per poter convalidare l’approccio elaborato, il dott. Hedges e il suo team avevano bisogno di utilizzare dati complessi e di concentrarsi su due domini-ontologie: arte e mezzi digitali e scienza spaziale. “Le istituzioni che gestiscono questi dati sembrano collocarsi esattamente agli antipodi quando si tratta di responsabilità. TATE si propone di conservare le proprie collezioni di arte digitale e di offrire un eccezionale livello di esperienza sul piano della conservazione, mentre il centro operativo spaziale rappresenta un settore in cui la conservazione è relegata principalmente all’archiviazione. D’altro canto, il “riutilizzo” non è un concetto molto utilizzato in arte, diversamente da quanto accade per il dominio scientifico, dove questa nozione ha conosciuto una rapida crescita,” afferma il dott. Hedges. Tra i risultati più entusiasmanti raggiunti dal progetto, il dott. Hedges si sofferma sulla scoperta che la conoscenza legata alle interdipendenze tra un oggetto e il relativo ecosistema derivi dalla combinazione di varie esperienze. La traduzione di queste conoscenze in modelli e ontologie semantici, comprensibili sia da uomini che da macchine, favorisce una nuova forma di collaborazione tra le due entità. “Tutto ciò rende necessaria una nuova collaborazione tra il sistema professionale umano e quello tecnologico, che vede la controparte umana assumere un ruolo attivo basato, ad esempio, sulla proposta di modelli e di decisioni relativi al sistema,” afferma entusiasta il dott. Hedges. “Siamo molto lontani dalla visione della tecnologia intesa come un qualcosa che viene guardato con sospetto o una bacchetta magica che fa miracoli.” Guardare verso il futuro Mentre la ricerca è ancora ferma a una fase altamente sperimentale, compagnie aeree, ospedali e organizzazioni finanziarie e governative che gestiscono varie risorse digitali e che desiderano renderle accessibili per un lungo periodo di tempo saranno di sicuro interessati ai lavori condotti dall’iniziativa PERICLES. In aprile, il team pubblicherà un libro bianco in cui verrà illustrato l’approccio adottato a organizzazioni non direttamente interessate alla questione della conservazione, ma chiamate ancora a fare i conti con le sfide legate a tale attività. “Abbiamo lavorato in parallelo alla creazione di un portale chiamato PRESERVEWARE, un hub per la conservazione digitale, che consente agli utenti di ricercare strumenti di conservazione appropriati, tra cui quelli creati da PERICLES,” spiega il dott. Hedges. “Abbiamo analizzato i registri esistenti e, sebbene si tratti di risorse eccellenti, riteniamo che uno studio più approfondito del campo possa aiutare i professionisti a ricercare in modo più efficace gli strumenti di cui hanno bisogno.”

Parole chiave

PERICLES, contenuti digitali, conservazione dei dati, conservazione fin dalla progettazione, semantica, arte digitale, scienza spaziale, archivio, PRESERVEWARE

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