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Uno studio indica la strada per produrre alimenti derivati da cellule staminali di animali da allevamento

Per la prima volta, alcuni ricercatori hanno sviluppato linee di cellule staminali provenienti da suini, ovini e bovini, gettando le basi per la produzione di carne coltivata.

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Mentre il pianeta si trova ad affrontare la crescita della popolazione umana e l’aumento delle temperature, la carne coltivata in laboratorio, definita anche sintetica, presenta vantaggi evidenti: richiede quantità di terreno molto inferiori, impiega meno acqua e produce minore inquinamento. Ma gli scienziati, nonostante il loro impegno pluridecennale, non sono riusciti a ottenere colture stabili di cellule staminali ricavate da animali da allevamento per produrre questo tipo di carne. Per la prima volta, un team di ricerca è riuscito a prelevare cellule staminali dagli animali da allevamento e a coltivarle in condizioni chimicamente definite. Questa ricerca, parzialmente sostenuta dal progetto PLASTINET, finanziato dall’UE, sta gettando le basi per la produzione di carne coltivata e l’allevamento di animali potenziati.

Un’opzione migliore per la produzione di alimenti in vitro

Come illustrato nello studio pubblicato sulla rivista «Development», gli scienziati sono riusciti a sviluppare linee di cellule staminali partendo da embrioni di suini, ovini e bovini coltivati in vitro, senza utilizzare cellule nutrici, siero o sostituti del siero. Nella coltura cellulare in vitro, un siero animale come quello fetale bovino viene di norma aggiunto al mezzo basale come fonte di nutrimento. Ma questo tipo di siero è chimicamente indefinito, con una composizione variabile tra un lotto e l’altro, e comporta un rischio di contaminazione. Grazie alla decisione di non utilizzare il siero fetale bovino e di avvalersi invece di un mezzo di coltura in cui tutti i componenti sono noti, il team è stato in grado di raggiungere un maggior livello di uniformità e sicurezza. Ciò rende questa opzione più vantaggiosa ai fini della produzione di alimenti destinati al consumo umano. «La capacità di ricavare e mantenere le cellule staminali degli animali da allevamento in condizioni chimicamente definite apre la strada allo sviluppo di prodotti alimentari innovativi, quali la carne coltivata», osserva in un articolo pubblicato su «ScienceDaily» il prof. Ramiro Alberio dell’Università di Nottingham, nel Regno Unito, coautore senior dello studio. «Le linee cellulari che abbiamo sviluppato rappresentano un cambiamento radicale rispetto ai modelli precedenti, in quanto hanno l’abilità unica di crescere stabilmente per dare origine a muscoli e lipidi.» Le nuove linee cellulari sono pluripotenti, il che significa che sono in grado di differenziarsi in vari tipi di cellule, e possono essere manipolate geneticamente utilizzando lo strumento di editing genetico CRISPR/Cas9 o utilizzate come donatori per il trasferimento nucleare. Questa tecnologia potrebbe ampliare la ricerca nel campo dell’editing genetico degli animali al fine di renderli più produttivi o adattabili ai cambiamenti climatici, con l’obiettivo di ridurre l’attuale impatto negativo esercitato sull’ambiente dalla produzione di bestiame. «In tal modo, l’editing genetico apporta delle modifiche che potrebbero avvenire in natura nel lungo periodo, ma lo fa in modo rapido e selettivo per personalizzare tratti specifici», spiega Alberio. «Ciò potrebbe velocizzare il ritmo di selezione genetica del bestiame e della carne coltivata al fine di migliorare la produttività e la creazione di alimenti più sani. La scoperta di alimenti affidabili e sostenibili è di vitale importanza di fronte all’esigenza di nutrire una popolazione in espansione in uno scenario di cambiamenti climatici. Questa ricerca offre soluzioni potenzialmente utilizzabili su scala dall’industria alimentare.» Le prospettive future sono quindi promettenti. Il prof. Austin Smith, importante esperto della ricerca sulle cellule staminali e coautore senior dello studio, attivo presso l’Università di Exeter, nel Regno Unito, ente che ha ospitato il progetto PLASTINET (Plasticity of the Pluripotency Network), commenta: «Il fatto che partendo da una domanda fondamentale sullo sviluppo iniziale di vari animali abbiamo scoperto una tecnica che potrebbe rivoluzionare la produzione di carne del futuro è davvero entusiasmante.» Per maggiori informazioni, consultare: progetto PLASTINET

Parole chiave

PLASTINET, cellula staminale, carne, alimenti, carne coltivata, siero, animali da allevamento, azienda agricola, suino, ovino, bovino

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