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Cascading impacts of predator biodiversity loss: development of a predictive framework

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Rivelati gli effetti della perdita di biodiversità tra i predatori

Le specie di predatori sono sproporzionalmente vulnerabili all’estinzione a causa delle attività umane. Un progetto finanziato dall’UE ha studiato l’importanza delle caratteristiche delle specie di predatori per determinare le conseguenze della loro estinzione sugli ecosistemi.

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La perdita di predatori può provocare cambiamenti in un ecosistema nel quale l’eliminazione di una specie porta a una reazione a catena in grado di cambiare completamente un habitat. Capire le conseguenze della perdita di biodiversità tra i predatori è quindi fondamentale per prevedere in che modo gli ecosistemi risponderanno alla perdita di biodiversità nel mondo reale. La ricerca attuale mostra un alto grado di variabilità negli effetti della perdita di specie di predatori, che rende più incerta la previsione di ciò che potrebbe succedere. Questa sfida è stata raccolta dal progetto EcoPred, finanziato dall’UE, che si proponeva di sviluppare una comprensione predittiva delle conseguenze dell’estinzione di alcune specie sul funzionamento degli ecosistemi. Una meta-analisi delle pubblicazioni sottoposte a revisione paritaria ha rivelato che livelli più alti di biodiversità portano a livelli più alti di funzionamento dell’ecosistema a una serie di condizioni. Queste comprendevano sistemi marini sperimentali, nei quali diverse funzioni dell’ecosistema sono prese in considerazione simultaneamente e rispetto ai cambiamenti climatici. “Mettendo insieme risultati di studi diversi è stato possibile confermare che la biodiversità è importante per il funzionamento dell’ecosistema. Quello che ci ha sorpreso è stata la scoperta che la perdita di specie di predatori spesso ha effetti più profondi rispetto alla perdita di specie che si trovano più in basso nella rete alimentare,” spiega il dott. John Griffin, ricercatore del progetto. L’importanza della diversità delle specie L’analisi ha mostrato anche quali sono i settori nei quali le conoscenze sono attualmente limitate, come per esempio il modo in cui tali rapporti variano su scala spaziale e sono sostenuti da tratti funzionali. “Gli ecologisti hanno accumulato un numero impressionante di esperimenti che testano l’importanza della diversità delle specie,” dice il dott. Griffin. “Questi studi mostrano che l’identità delle specie perdute può essere tanto importante quanto il numero delle specie. Il prossimo passo è stimare come e perché alcune specie hanno effetti così profondi – è qui che l’esame dei tratti delle specie può essere veramente utile.” Un approccio sperimentale che coinvolgeva una rete interna di scienziati ha identificato i principali tratti funzionali alla base dell’effetto di diversi predatori sulla preda e sul funzionamento dell’ecosistema. Una volta identificati, i tratti fondamentali sono stati usati per spiegare e prevedere gli effetti della perdita di specie di predatori in diverse situazioni e in diversi ecosistemi. Secondo il dott. Griffin: “Collegare tratti alla funzionalità dei predatori è estremamente difficile perché questi sono coinvolti in una serie di interazioni comportamentali con altri predatori e con le loro prede. Ciononostante, il nostro lavoro mostra che certi tratti come il campo spaziale dei predatori e le loro dimensioni corporali possono rivelarsi predittivi.” Tratti studiati in diversi ecosistemi Gli esperimenti condotti in paludi salate negli Stati Uniti hanno mostrato che le esigenze metaboliche delle popolazioni di consumatori hanno importanti conseguenze per le piante. Questo ha fornito alcune delle prime prove di esperimenti condotti sul campo che dimostrano che i tratti fondamentali degli organismi, come le dimensioni corporali e quindi le esigenze metaboliche, possono essere estese fino al livello della popolazione. Queste scoperte possono contribuire a convalidare e sostenere l’uso più ampio delle esigenze metaboliche (o “biomassa metabolica”) in modelli consumatore-risorsa. I ricercatori hanno scoperto anche che i tratti delle specie possono essere modificati in diversi ecosistemi dall’estinzione simulata di specie di predatori, risultando in effetti a livello dell’ecosistema. Nelle paludi salate, per esempio, la perdita di predatori bentonici fa sì che la preda si sposti verso l’alto fino alla copertura di spartina, dove gli effetti del pascolo sono intensificati. Inoltre gli esperimenti sul campo hanno mostrato che i tratti di movimento e gli habitat che ne risultano possono influenzare i produttori primari. Per esempio, la profondità di scavatura delle tane determina il ruolo dei detritivori nei prati alpini. EcoPred ha istituito una rete sperimentale internazionale in collaborazione con colleghi che lavorano sulle coste statunitensi dell’Atlantico e del Pacifico al fine di poter utilizzare un bacino più grande di specie disponibili in queste regioni testando ipotesi sui tratti. “La collaborazione internazionale è fondamentale per portare avanti una rete basata sui tratti perché questi permettono, collettivamente, di attingere a una gamma di diversità dei tratti molto più ampia rispetto a quella presente in una sola regione,” conclude il dott. Griffin.

Parole chiave

EcoPred, ecosistema, predatore, biodiversità, estinzione, tratto

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