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Contenuto archiviato il 2023-03-24

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Un progetto finanziato dall’UE testa italiani e svedesi circa l’adempimento degli obblighi fiscali

Sulla scia di un rinnovato interesse politico e pubblico per la lotta all’evasione fiscale, un progetto finanziato dall’UE ha pubblicato una ricerca che studia i livelli di rispetto del sistema fiscale in due Stati membri dell’UE.

Il progetto WILLINGTOPAY?, coordinato dall’Istituto universitario europeo a Firenze, in Italia, è incentrato sulle relazioni interattive tra scelte politiche, istituzioni e idee. È questo il centro della ricerca svolta dal progetto e il suo interesse consiste nello studiare e spiegare i diversi percorsi e le diverse scelte fatte in vari stati sociali democratici. Uno dei principali campi politici sul quale il progetto si sta concentrando per studiare tali questioni è il sistema fiscale. Gli studiosi di scienze sociali hanno le prove che differenze nelle norme sociali e nella cultura contribuiscono a spiegare perché alcune persone siano più propense a imbrogliare per quanto riguarda le tasse. Il progetto ha deciso di testare la propria teoria principale riguardo a se tali differenze sociali siano un forte indicatore per l’evasione fiscale e hanno scelto due Stati membri dell’UE che si trovano agli estremi opposti dello spettro fiscale – Svezia e Italia. In un sondaggio per testare le percezioni dell’onestà tra gli europei, il 28 % ha scelto la Svezia come il paese più onesto dell’UE. Al contrario, gli italiani hanno per gli altri europei (e spesso per gli italiani stessi) la fama di evasori fiscali. In un libro del 2010, (“L’Evasione Fiscale”) dell’intellettuale italiano Alessandro Santoro, si stima che l’economia sommersa italiana valga circa 250 miliardi di euro. Svolgimento dell’esperimento I ricercatori di WILLINGTOPAY? hanno testato 638 partecipanti (311 in Italia e 327 in Svezia) per verificare se le percezioni popolari di ciascun paese riguardo all’evasione fiscale fossero accurate. Prima i ricercatori hanno permesso ai partecipanti di guadagnare “vero” denaro svolgendo un semplice compito d’ufficio. Poi è stato loro chiesto di dichiarare il proprio reddito a fini fiscali, lasciandoli liberi di dichiarare la somma che desideravano. È stato però detto loro che c’era una probabilità del 5 % di essere sottoposti a un controllo. Se erano scoperti a imbrogliare, avrebbero dovuto pagare una multa pari a due volte le tasse dovute. I risultati di tutti i controlli sono stati rivelati solo alla fine dell’esperimento, per evitare la possibilità che l’essere controllati in una fase dell’esperimento influenzasse il comportamento del partecipante nelle fasi successive. In totale sono state condotte nove fasi e in sette di esse i partecipanti hanno ricevuto una parte del loro contributo fiscale in forma di ridistribuzione. In ogni fase, i ricercatori hanno fatto qualche cambiamento alla loro metodologia. Per esempio, nelle prime tre fasi hanno fissato una quota fiscale del 30 %, ma hanno variato la somma di denaro ridistribuita al partecipante. Risultati inaspettati I risultati generali dell’esperimento sono stati sorprendenti – i ricercatori non hanno riscontrato differenze sostanziali tra la propensione degli svedesi e degli italiani a evadere il fisco. Quando però hanno esaminato più a fondo i dati, hanno trovato importanti differenze nel tipo di disonestà osservata tra i due paesi. In breve, le persone possono essere completamente oneste (pagere cioè tutte le tasse), completamente disoneste (non pagare per niente le tasse) o possono essere parzialmente disoneste, pagando una parte ma meno di quanto dovuto (un comportamento definito “falsificare”). I partecipanti svedesi sono risultati più propensi a essere completamente disonesti o completamente onesti, mentre gli italiani per lo più “falsificano” e hanno un comportamento moderatamente disonesto. I partecipanti che hanno imbrogliato sono più propensi a essere disonesti con loro stessi circa il loro comportamento. Il 18 % degli imbroglioni ha affermato di aver dichiarato il proprio reddito totale, mentre nessuno dei completamente disonesti ha detto di aver dichiarato il proprio reddito totale. Anche se i risultati di WILLINGTOPAY? indicano che i principali stereotipi nazionali non sono molto accurati (sia gli italiani che gli svedesi hanno avuto la stessa media di conformità fiscale), i ricercatori indicano che quei partecipanti che hanno scelto di falsificare lo hanno fatto per mantenere una reputazione morale e un’immagine di sé positive. Tale ambiguità morale dà agli individui spazio di imbrogliare un po’ e di tollerare piccoli reati. In generale i ricercatori indicano i pericoli comportati dal fatto che molti singoli scelgano di adottare strategie di falsificazione nella loro dichiarazione fiscale. Il team del progetto mette in guardia contro le azioni disoneste relativamente piccole, quando esse sono commesse da un gran numero di aziende e singoli individui, possono causare danni seri alla società a causa di un più basso gettito fiscale e servizi pubblici più scarsi. Il progetto WILLINGTOPAY? si concluderà ad agosto 2017 e ha ricevuto circa 2 500 000 euro di finanziamenti dall’UE. Per maggiori informazioni, consultare: Sito web del progetto WILLINGTOPAY?

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Italia

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