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Contenuto archiviato il 2023-03-24

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Ulteriore aumento di peso con la dieta yo-yo

I ricercatori del progetto EVOMECH, finanziato dall’UE, avvertono che le diete ripetute potrebbero portare a un aumento di peso perché il cervello interpreta la dieta come un breve periodo di carestia e spinge la persona ad accumulare più grasso per i periodi futuri di scarsità di cibo.

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Sono arrivate le feste e molte persone nelle prossime settimane consumeranno quantità maggiori di cibo e alcool. Di conseguenza, probabilmente stanno già pensando alla quasi obbligatoria dieta disintossicante di gennaio, che probabilmente farà parte dei propositi per l’anno nuovo. In effetti, dimagrire e rimanere in forma e sani sono sempre in cima alla lista delle risoluzioni per il nuovo anno, come riferisce l’azienda statunitense Nielson. Tuttavia, i ricercatori delle università di Exeter e Bristol, nell’ambito del progetto EVOMECH (The evolution of mechanisms that control behaviour), finanziato dall’UE, mettono in guardia contro un particolare tipo di dieta intensa che, secondo loro, può in realtà causare un ulteriore aumento di peso. In uno studio recentemente pubblicato sulla rivista “Evolution, Medicine and Public Health” hanno scoperto che per le persone che si ritrovano a subire l’effetto yo-yo – un circolo vizioso di aumento di peso e diete rigide per combattere tale aumento di peso – s’innesca un meccanismo di sopravvivenza direttamente collegato all’evoluzione che fa sì che il cervello interpreti le diete ripetute come periodi di scarsità di cibo. Di conseguenza, quando una persona non è attivamente a dieta, il cervello spinge il corpo a mangiare di più e accumulare più grasso. Spiegano che gli animali reagiscono al rischio di mancanza di cibo ingrassando, il che spiega perché gli uccelli da giardino, tra cui il pettirosso, sono molto più grassottelli in inverno, quando i semi e gli insetti sono molto più difficili da trovare. Gli scienziati hanno costruito un modello matematico per studiare il fenomeno in un animale simulato che non sa quando aspettarsi il prossimo pasto. Tale modello ha mostrato che, nei tempi di scarsità, un animale che coglie l’opportunità di mettere su peso ha migliori probabilità di trasmettere i suoi geni. Di conseguenza, quando si applica il modello dei ricercatori agli esseri umani, che si sono evoluti in ambienti in cui le fonti affidabili di cibo erano a volte abbondanti e a volte scarse, esso prevede che il desiderio di mangiare aumenta enormemente man mano che si continua la dieta. In un’era in cui i tassi di obesità sono diventati uno dei principali problemi di salute pubblica in Occidente, questo desiderio non diminuirà con l’aumentare del peso accumulato perché il cervello si convince sempre di più che deve prepararsi a un periodo di carestia. Il dott. Andrew Higginson, Docente di psicologia presso l’Università di Exeter e uno degli autori dello studio, ha commentato: “Sorprendentemente, il nostro modello prevede che l’aumento medio di peso per chi segue una dieta sarà in realtà maggiore rispetto a chi non è mai a dieta. Questo avviene perché chi non è a dieta impara che l’approvvigionamento di cibo è affidabile e quindi c’è meno bisogno di garantire riserve di grasso.” “Il nostro semplice modello mostra che l’aumento di peso non significa che la psicologia delle persone non funziona bene o che sono sopraffatti da un’innaturale propensione verso i dolci,” ha aggiunto il professor John McNamara, della Facoltà di Matematica dell’Università di Bristol. “Il cervello funziona perfettamente, ma l’incertezza riguardo l’approvvigionamento di cibo innesca una reazione evolutiva verso l’aumento di peso.” Sorge quindi una domanda, qual è il modo migliore per perdere peso? “La cosa migliore per perdere peso è procedere gradualmente. Il nostro lavoro suggerisce che mangiando solo leggermente meno di quanto si deve, sempre, e facendo movimento ci sono maggiori probabilità di raggiungere un peso sano rispetto alle diete a basso contenuto calorico,” consiglia il dott. Higginson. Per maggiori informazioni, consultare: Pagina del progetto su CORDIS

Paesi

Regno Unito

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