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Contenuto archiviato il 2023-03-02

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Il successo incontrastato dell'acquacoltura

La rapida crescita dell'acquacoltura cambierà radicalmente il rapporto dell'uomo con l'oceano. È quanto hanno dichiarato sulla rivista «Science» gli scienziati del progetto MarBEF (biodiversità marina e funzionamento degli ecosistemi), finanziato dall'UE. Lo sviluppo dell'ac...

La rapida crescita dell'acquacoltura cambierà radicalmente il rapporto dell'uomo con l'oceano. È quanto hanno dichiarato sulla rivista «Science» gli scienziati del progetto MarBEF (biodiversità marina e funzionamento degli ecosistemi), finanziato dall'UE. Lo sviluppo dell'acquacoltura è un fenomeno tutto moderno; tra le specie coltivate al giorno d'oggi sono circa 430 (ossia il 97%) le specie acquatiche domesticate negli ultimi 100 anni, e quasi un quarto è stato domesticato nell'ultimo decennio. Al contrario, il 90% delle piante e degli animali terrestri domesticati è coltivato e allevato dall'uomo da oltre 200 anni. Secondo i ricercatori la rapida evoluzione dell'acquacoltura può essere attribuita a diversi fattori. Per esempio, se da un lato la domesticazione di piante e di animali terrestri ha interessato quasi esclusivamente mammiferi e uccelli, dall'altro sono numerose le varietà di creature marine ad essere state domesticate, tra cui i molluschi, i crostacei, i vertebrati e le meduse. In aggiunta, sono oltre 3 000 le specie marine utilizzate come alimenti, mentre quelle terrestri non sono superiori a 200. Un altro fattore è costituito dall'ipersfruttamento delle zone di pesca a livello mondiale. Stando ai ricercatori «la produzione da acquacoltura cresce con un ritmo di [circa] il 7-8% l'anno e compensa il ristagno dell'attività dei pescatori. La domanda è in continua crescita, di conseguenza l'acquacoltura potrebbe diventare la principale fonte di prodotti ittici per gli esseri umani». L'acquacoltura comporta, tuttavia, gravi conseguenze dal punto di vista ambientale, tra cui il deterioramento degli ecosistemi costieri provocato dal deflusso delle acque provenienti dalle zone acquicole e l'impatto sulle specie selvatiche utilizzate a scopo alimentare. Gli autori dell'articolo affermano che «la continuità dei tassi attuali di domesticazione e la capacità di soddisfare l'aumento della domanda di frutti di mare di una popolazione umana in crescita impongono la realizzazione di un modello sostenibile minimizzando l'impatto ambientale». I ricercatori propongono un modello basato su cicli produttivi chiusi, in cui i mangimi siano prodotti nell'azienda agricola e le specie cui sono destinati siano allevate interamente in coltura, riducendo la pressione sugli stock selvatici. In conclusione i ricercatori sono del parere che «lo sviluppo dell'acquacoltura sia destinato a sostituire la pesca come la zootecnia ha sostituito la caccia di terraferma». Ciò dovrebbe alleviare la pressione sulle risorse d'acqua dolce usate per la produzione alimentare terrestre e stimolare gli sviluppi tecnologici. «Tali cambiamenti modificheranno i modelli di occupazione e sostentamento degli operatori del settore», concludono i ricercatori. «La crescita della domesticazione della biodiversità marina rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui gli esseri umani si rapportano agli oceani.»

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