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Relazione chiede ulteriori interventi per promuovere l'ecoinnovazione

Negli ultimi anni l'Europa ha assistito a una crescita sostenuta delle aziende attive nel campo dell'ecoinnovazione. Tuttavia, secondo una relazione della Commissione europea, a fronte della minaccia sempre maggiore del cambiamento climatico e dell'inquinamento ambientale, dev...

Negli ultimi anni l'Europa ha assistito a una crescita sostenuta delle aziende attive nel campo dell'ecoinnovazione. Tuttavia, secondo una relazione della Commissione europea, a fronte della minaccia sempre maggiore del cambiamento climatico e dell'inquinamento ambientale, devono essere chiamate in campo nuove forze trainanti per incoraggiare la diffusione e l'adozione di tecnologie ecologiche e innovative su una scala più ampia. Si tratta della seconda di una serie di relazioni pubblicate nel quadro del Piano d'azione per le tecnologie ambientali (Environmental Technologies Action Plan, ETAP), un'iniziativa lanciata nel 2004 al fine di coordinare gli sforzi dell'UE e degli Stati membri per promuovere l'ecoinnovazione. Il documento delinea le tendenze e gli sviluppi del settore, constatando che le ecoindustrie europee rappresentano una quota dell'economia comunitaria in rapida crescita. Corrispondono al 2,1% del PIL complessivo dell'Unione e creano circa 3,5 milioni posti di lavoro a tempo pieno, di cui circa il 75% nel settore della gestione idrica e dei rifiuti solidi. Tra le altre aree di attività delle imprese europee figurano il controllo dell'inquinamento atmosferico, il risanamento del suolo, le energie rinnovabili e il riciclaggio. Le aziende europee impegnate negli ecosettori occupano inoltre una posizione di rilievo a livello mondiale. Si stima che l'UE detenga un terzo della quota di mercato nel settore, mentre l'indice di sostenibilità Dow Jones rileva che le imprese europee sono le più sostenibili in 13 dei 18 settori economici principali. Tuttavia, c'è ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi ambientali necessari a fronteggiare le minacce del cambiamento climatico, dell'inquinamento atmosferico e dell'erosione degli ecosistemi. «L'ecoinnovazione è un elemento centrale nella lotta contro il cambiamento climatico. Sarà di indubbia utilità per conseguire i nostri obiettivi di riduzione del consumo energetico del 20% e di incremento dell'impiego dell'energia rinnovabile del 20% entro il 2020. Abbiamo tuttavia meno di 13 anni a disposizione per realizzare tali obiettivi. La piena capacità di ecoinnovazione va sfruttata senza indugio. Solo l'ecoinnovazione ci permetterà di modificare sostanzialmente i nostri modelli di produzione e consumo», sostiene il commissario europeo per l'Ambiente Stavros Dimas. La relazione individua cinque aree che necessitano di ulteriori interventi. In cima all'elenco c'è l'esigenza di ulteriori appalti verdi nel settore pubblico e privato. Secondo la relazione, tale traguardo può essere raggiunto proseguendo il lavoro già iniziato, diffondendo modelli di capitolato d'oneri per le gare d'appalto, stabilendo obiettivi volontari e fornendo consulenza sugli indicatori e l'analisi comparativa. Per l'anno in corso è attesa una comunicazione che delinei tali elementi. Tra le altre priorità si annoverano la mobilitazione di maggiori investimenti finanziari, la fissazione di sistemi di obiettivi nel campo della tecnologia e delle prestazioni, e la valutazione comparativa dei programmi nazionali. Nel breve termine, le politiche dovrebbero concentrarsi su settori in cui le ecoinnovazioni e le tecnologie ambientali siano in grado di produrre i maggiori vantaggi ambientali in modo rapido e semplice. Tra i settori in questione figurano l'edilizia, gli alimenti e le bevande, e i trasporti privati. Oltre alle cinque azioni per aumentare la domanda, la relazione sottolinea la necessità di alcune misure generali di sostegno, tra cui l'esigenza di incanalare e sfruttare ulteriormente la ricerca nell'ambito del Settimo programma quadro (7PQ). Per conseguire tale fine occorre stabilire sinergie tra i temi della ricerca, le piattaforme tecnologiche, i mercati di punta emergenti e la regolamentazione. Anche la ricerca sulla metodologia della valutazione tecnologica può contribuire a migliorare i sistemi futuri di verifica e standardizzazione. Secondo la relazione, vi è anche l'opportunità di promuovere ricerche più assidue sulle tecnologie ambientali a livello internazionale. Si stima che il 30% del bilancio del 7PQ sarà riservato alle tecnologie ambientali. La ricerca si concentrerà su: idrogeno e celle a combustibile, processi di produzione puliti, fonti energetiche alternative, cattura di CO2, biocombustibili e bioraffinerie, efficienza energetica, tecnologie dell'informazione per la crescita sostenibile, trasporto pulito ed efficiente, tecnologie idriche, gestione del suolo e dei rifiuti, e materiali rispettosi dell'ambiente.