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Contenuto archiviato il 2023-03-07

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Correnti di ghiaccio: indizi importanti per il cambiamento climatico

Un team internazionale di scienziati è impegnato nello studio del fondale oceanico per meglio comprendere il cambiamento climatico. Secondo gli esperti saranno proprio i segni presenti sul pavimento oceanico, causati da calotte di ghiaccio e correnti di acqua di fusione durant...

Un team internazionale di scienziati è impegnato nello studio del fondale oceanico per meglio comprendere il cambiamento climatico. Secondo gli esperti saranno proprio i segni presenti sul pavimento oceanico, causati da calotte di ghiaccio e correnti di acqua di fusione durante le ere glaciali, a fornire informazioni che ci consentiranno di prevedere le future dinamiche dei ghiacci. I risultati del progetto sono pubblicati sulla rivista International Innovation. Il lavoro è stato effettuato nell'ambito del progetto NICE-STREAMS ("Neogene ice-Streams and sedimentary processes on high-latitude continental margins"), un'iniziativa dell'Anno polare internazionale (IPY) 2007-2008, ovvero della campagna di ricerca dedicata alla promozione delle scienze polari. Le correnti di ghiaccio (ice streams in inglese), fulcro dell'attenzione del progetto NICE-STREAMS, si sviluppano alle estremità delle calotte di ghiaccio e sono la principale via di drenaggio e scarico del ghiaccio. Per migliaia di anni quest'attività ha lasciato evidenti segni nel paesaggio marino delle regioni polari e ha avuto un ruolo determinante nel forgiare il pavimento oceanico. "Studiare le correnti di ghiaccio del passato è un passo fondamentale per poter capire le attuali dinamiche dei ghiacci e la correlazione con il cambiamento climatico", ha affermato il dott. Angelo Camerlenghi dell'Università di Barcellona (Spagna), a capo del progetto. Per gli scienziati coinvolti, gli indizi offerti da questi segni possono fornire informazioni sulle interazioni oceano-climatiche e sulla stabilità dei grandi blocchi di ghiaccio e potrebbero infine rivelarsi utili per mettere a punto simulazioni del cambiamento climatico e modelli predittivi. Come già in altre ricerche volte a determinare le cause del cambiamento climatico, l'ostacolo maggiore è stabilire con certezza se i segni geologici sono o meno di origine naturale. "Dobbiamo tenere a mente che il cambiamento climatico naturale è fisiologico per la Terra. Distinguere le origini naturali da quelle antropogeniche del cambiamento climatico è uno dei compiti più difficili", ha detto Michele Rebesco dell'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica (Italia). Nell'ambito dello studio sono già stati mappati più di 30.000 chilometri quadri del fondale marino e sono stati generati quasi 2.000 chilometri di profilo di riflessione sismica. Alla fine della ricerca, le informazioni raccolte su entrambi gli emisferi consentiranno di progettare nuovi modelli riferiti a queste correnti ad alta velocità. Il dott. Camerlenghi ha spiegato che le ricostruzioni geologiche delle variazioni geologiche avvenute in passato dimostrano chiaramente che oggi il cambiamento climatico sta avanzando a una rapidità senza precedenti. "Le previsioni elaborate grazie ai modelli tendono ad essere contraddette dalle osservazioni. Queste ultime, infatti, dimostrano che negli ultimi anni il processo è più rapido di quanto non risulti dalle simulazioni. Speriamo che gli studi effettuati sul passato recente possano fornire dati che permettano di ottimizzare i modelli predittivi", ha concluso il dott. Camerlenghi. L'Anno polare internazionale rappresenta un periodo intensivo per la ricerca interdisciplinare. Decine di migliaia di scienziati da tutto il mondo uniscono i propri sforzi per generare una panoramica dello stato delle regioni polari che, nonostante la loro posizione remota, hanno un impatto rilevante sul clima e sulle nostre vite. L'UE ha contribuito all'Anno polare internazionale con una serie di progetti avviati nell'ambito del Settimo programma quadro (7° PQ).

Paesi

Spagna, Italia

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