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Raggiungere un equilibrio nei consigli di amministrazione

Le aziende sono state molto lente nell'assumere più donne come direttori dei consigli di amministrazione. Secondo una relazione dell'UE, però, il periodo tra ottobre 2010 e gennaio 2012 ha visto i maggiori progressi per migliorare l'equilibrio di genere nei consigli di ammini...

Le aziende sono state molto lente nell'assumere più donne come direttori dei consigli di amministrazione. Secondo una relazione dell'UE, però, il periodo tra ottobre 2010 e gennaio 2012 ha visto i maggiori progressi per migliorare l'equilibrio di genere nei consigli di amministrazione delle aziende. Anche se le cifre sono ancora notevolmente basse, questo sviluppo denota un punto di svolta ed è considerato collegato al più intenso dibattito pubblico iniziato dalla Commissione europea e dal Parlamento europeo nei loro inviti ad agire. In alcuni Stati membri questi sono stati seguiti da passi concreti per accelerare il cambiamento. In particolare il "Women on the Board Pledge" (impegno formale per più donne alla guida delle imprese) è visto come un punto di riferimento dell'invito alle aziende quotate in borsa in Europa a firmare un impegno volontario ad aumentare la presenza di donne nei loro consigli di amministrazione fino al 30 % entro il 2015 e fino al 40 % entro il 2020. Attualmente, le donne rappresentano solo il 14 % dei consigli di amministrazione delle maggiori aziende dell'UE quotate in borsa - rispetto al 12 % nel 2010. Se questo ritmo continuasse, ci vorrebbero 40 anni perché le aziende raggiungano un equilibrio. Secondo una relazione della Commissione europea sui progressi, Women in economic decision-making in the EU, a gennaio 2012 il numero medio di donne membri del consiglio di amministrazione nelle più grandi aziende quotate in borsa era del 13,7 % rispetto all'11,8 % nel 2010. Anche se i numeri sono bassi, mostrano un miglioramento. Attualmente le cifre variano notevolmente da un paese all'altro in Europa: in Italia solo il 6 % dei membri dei consigli di amministrazione sono donne, in Spagna e Belgio sono l'11 %, in Germania il 16 % e in Francia il 22 %. La relazione spiega che assumere più donne nei consigli di amministrazione apporta una diversità tra gli impiegati e i consiglieri, che aumenta efficacemente la creatività e l'innovazione aggiungendo conoscenze complementari, abilità ed esperienze. Si ritiene che un consiglio di amministrazione più vario contribuisca a migliori prestazioni rispetto a consigli omogenei, perché le decisioni sono raggiunte valutando più alternative. Rowena Ironside, presidente di Women on Board, nel Regno Unito, dice: "Tutti noi abbiamo la tendenza a scegliere persone che ci assomigliano, quindi considerando il fatto che l'86 % dei direttori e il 97 % dei presidenti sono attualmente uomini (e che oltre l'80 % delle posizioni nei consigli di amministrazione va a persone che il consiglio già conosce - secondo la ricerca PwC), è in un certo senso inevitabile che gli uomini siano visti come i candidati migliori. Quello che le aziende devono fare è aumentare la trasparenza del processo di selezione, pubblicizzare ampiamente i ruoli all'interno del consiglio e mettere in dubbio le loro congetture (e stereotipi) sul candidato ideale". L'indicatore chiave della rappresentazione di genere nei consigli di amministrazione delle aziende nell'UE mostra che la proporzione delle donne coinvolte nel processo decisionale economico di alto livello rimane basso, anche se ci sono lievi segni di progresso. A gennaio 2012 le donne occupavano in media appena il 13,7 % dei posti in consiglio di amministrazione delle più grandi aziende quotate in borsa degli Stati membri dell'UE. I dati recenti mostrano che c'è un grande divario tra la proporzione delle donne impiegate e quelle che raggiungono posizioni nel consiglio di amministrazione negli Stati membri dell'UE. Le donne occupano un quarto dei posti nei consigli di grandi aziende quotate in borsa in Lettonia, Finlandia e Svezia e appena un quinto in Francia, sono meno di 1 su 10 in Estonia, Irlanda, Grecia, Italia, Lussemburgo, Ungheria e Portogallo, meno di 1 su 20 a Cipro e circa 1 su 30 a Malta . Belgio, Francia e Italia hanno però attuato una legislazione completa sulle quote per i consigli di amministrazione delle aziende che prevede sanzioni. Questi paesi hanno seguito l'esempio della Norvegia, che è diventata un pioniere per quanto riguarda la determinazione di obiettivi di genere vincolanti per i consigli di amministrazione. Il paese ha votato una legge che impone a tutte le aziende quotate in borsa di avere almeno il 40 % di donne come membri del consiglio di amministrazione. Sono riusciti a rispettare la data prefissata del 2008 e da allora la proporzione di donne nei consigli di amministrazione delle aziende norvegesi è salita fino al 44 %. La presenza di più donne nei consigli di amministrazione norvegesi corrisponde a un più alto livello generale di istruzione nei consigli e i ricercatori norvegesi hanno constatato che la presenza di più donne nei consigli ha portato a un processo decisionale più mirato e strategico, ha aumentato la comunicazione e ridotto i conflitti. Altri paesi con più donne nei loro consigli di amministrazione sono l'Islanda e la Svezia. Leggi che impongono una maggiore presenza di donne nei consigli sono state votate in Belgio, Islanda, Italia, Paesi Bassi e Spagna. La Francia ha fissato una quota che richiede il 40% di membri donne nei consigli di amministrazione entro il 2017, sarà applicabile per tutte le aziende con oltre 500 impiegati o con un fatturato di 50 milioni di euro o più. Quote simili sono in fase di discussione in altri paesi europei come la Gran Bretagna e la Svezia.Per maggiori informazioni, visitare: Women in economic decision-making in the EU: Progress report http://ec.europa.eu/justice/gender-equality/files/women-on-boards_en.pdf Women on Boards: www.womenonboards.co.uk

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