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Contenuto archiviato il 2024-04-19

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Identificare via satellite le comunità artiche a rischio a causa dello scioglimento del permafrost

Come scoperto da un nuovo studio, oltre la metà delle infrastrutture situate sul permafrost costiero artico potrebbero essere interessate dal fenomeno entro il 2050.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

In nessun luogo del pianeta il riscaldamento globale è più evidente che nell’Artico. A causa del riscaldamento della regione, si osservano un aumento della temperatura del suolo e lo scioglimento del permafrost, uno strato perennemente ghiacciato di terreno, sabbia o roccia, compattati insieme dal ghiaccio. Tali processi destabilizzano il terreno e influiscono negativamente su edifici, strade, ferrovie e altre infrastrutture. Ma in che modo questi cambiamenti si ripercuotono sugli oltre tre milioni di abitanti delle regioni artiche coperte dal permafrost? Uno studio in parte sostenuto dal progetto Nunataryuk, finanziato dall’UE, ha ora identificato le comunità e le infrastrutture artiche che, secondo le previsioni, saranno a rischio a causa dello scioglimento del permafrost nei prossimi tre decenni. Le nuove valutazioni sono state rese possibili grazie ai dati rilevati dai satelliti Sentinel-1 e Sentinel-2 del programma Copernicus, coniugati ai sistemi di apprendimento automatico. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista «Environmental Research Letters».

Maggiore impatto umano, maggiore scioglimento

Secondo lo studio, l’aria costiera dell’Artico influenzata dalla presenza degli esseri umani è aumentata di almeno 180 km2, ovvero del 15 %, dal 2000. Gran parte di tale cambiamento si è verificato in Russia, seguita dal Canada e dagli Stati Uniti, e può essere attribuito principalmente alle attività del settore petrolifero e del gas (31 %). «Tali scoperte evidenziano che lo sviluppo industriale è proseguito, un fatto evidenziato anche dalle osservazioni dell’illuminazione notturna», riferiscono gli autori nello studio. Una percentuale molto minore (5 %) dell’area terrestre colpita è associata alle attività estrattive. Le scoperte dei ricercatori dipingono un quadro tetro del futuro che ci attende se il riscaldamento del permafrost proseguirà al ritmo degli ultimi due decenni. «Abbiamo usato i dati sulle tendenze relative alla temperatura del permafrost a livello del terreno, ricavati dall’iniziativa sui cambiamenti climatici, ricavati a partire dal 1997 ed estrapolati fino al 2050. In tal modo, abbiamo potuto prevedere dove la temperatura del terreno, fino a due metri di profondità, supererà gli 0 °C entro il 2050», osserva l’autrice principale dello studio, la dott.ssa Annett Bartsch, in un articolo pubblicato sul sito web dell’Agenzia spaziale europea (ESA). La dott.ssa Bartsch è fondatrice e amministratrice delegata di b.geos GmbH, azienda austriaca partner del progetto Nunataryuk, e responsabile scientifica del progetto Permafrost Climate Change Initiative («Iniziativa sui cambiamenti climatici dedicata al permafrost») dell’ESA. «Secondo le osservazioni, è probabile che i cambiamenti si ripercuoteranno sul 55 % delle infrastrutture attualmente situate sul permafrost entro 100 km dalla linea costiera artica: infrastrutture su cui le comunità fanno affidamento.» La dott.ssa Bartsch parla inoltre dei passaggi svolti dopo l’estrapolazione: «Successivamente abbiamo usato dati ad alta risoluzione della missione Sentinel-1 del programma Copernicus, che trasporta uno strumento radar avanzato, e dati dalla missione Sentinel-2 di Copernicus, la quale invece impiega uno strumento simile a una telecamera. Inoltre, ci siamo avvalsi dell’intelligenza artificiale per identificare le comunità e i beni esposti allo scioglimento del permafrost.» Il satellite Sentinel-1 fornisce immagini radar diurne e notturne per i servizi terrestri e oceanici, in tutte le condizioni meteorologiche, mentre Sentinel-2 trasmette immagini ottiche ad alta risoluzione della vegetazione, della copertura terrestre e idrica, dei corsi d’acqua nell’entroterra e delle aree costiere. I risultati dello studio evidenziano quanto sia importante chiarire dove e in quale misura le comunità e le infrastrutture potrebbero essere minacciate dallo scioglimento del permafrost nell’Artico. Il progetto Nunataryuk (Permafrost thaw and the changing arctic coast: science for socio-economic adaptation), della durata di sei anni, terminerà a ottobre 2023. Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto Nunataryuk

Parole chiave

Nunataryuk, Artico, permafrost, Sentinel, infrastruttura, scioglimento, riscaldamento globale, area costiera

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