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Valorise Extensive quantities of HemIcellulosic and Cellulosic sugars from Lignocellulosic biomass into high-value End products

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Trasformare i residui delle cartiere e gli zuccheri delle bioraffinerie in prodotti ad alto valore aggiunto

I sottoprodotti delle cartiere contengono composti organici che sino ad ora, per lo più, non sono stati sottoposti ad alcuna trasformazione. Un progetto finanziato dall’UE sta riutilizzando questo materiale proveniente dagli scarti del processo produttivo per convertirlo in preziosi materiali e sostanze chimiche.

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Le cartiere odierne cercano di valorizzare tutti i componenti di cui sono composte le materie prime che utilizzano, una strategia che aumenta la redditività e riduce l’impatto ambientale. Tuttavia, tale obiettivo è spesso ostacolato dai bassi livelli di maturità tecnologica e dalla concorrenza posta dai combustibili fossili più economici. Le fabbriche di pasta per carta generano sottoprodotti ricchi di emicellulosa, attualmente caratterizzati da uno scarso valore commerciale a causa delle complessità insite nei processi di isolamento e purificazione dei carboidrati di tale polimero. Tuttavia, l’elevato contenuto di emicellulosa nel legno rappresenta una risorsa non sfruttata per la creazione di prodotti preziosi e la generazione di entrate significative a vantaggio delle bioraffinerie. Il progetto VEHICLE, finanziato dall’UE, ha illustrato metodi innovativi per utilizzare efficacemente questi sottoprodotti ricchi di emicellulosa. «Abbiamo dimostrato nuove tecnologie per ottimizzare e incrementare l’attuale basso valore di cui sono dotati i flussi di zucchero», osserva il coordinatore del progetto, Ed de Jong. «Il principale obiettivo di VEHICLE era quello di sfruttare i prodotti chimici di origine vegetale derivati da materie prime rinnovabili, come la biomassa lignocellulosica proveniente dalle cartiere e le materie prime non alimentari di cui si avvalgono le bioraffinerie.»

Elementi costitutivi, materiali e prodotti di consumo di nuova concezione

I partner del progetto hanno istituito nuove catene del valore in varie parti d’Europa allo scopo di fornire queste sostanze chimiche di origine vegetale per varie applicazioni industriali e diversi prodotti di consumo, tra cui materiali da imballaggio, prodotti in pasta di legno e carta e articoli a base di bioplastiche. L’obiettivo previsto dal progetto era aumentare il potenziale commerciale delle bioraffinerie europee esistenti e future e di altre aziende attive nel campo della bioeconomia mediante la creazione di benefici economici e nuovi posti di lavoro all’interno delle loro catene del valore. «Abbiamo dimostrato la valorizzazione dei flussi di zucchero a basso valore utilizzando sei dimostratori per ogni fase delle catene del valore delle bioraffinerie, che hanno abbracciato ogni attore in tal ambito: dall’azienda chimica al produttore di polimeri, passando per il trasformatore e fino al proprietario del marchio.» Secondo de Jong, i sei nuovi elementi costitutivi a base biologica sono i seguenti: glicole monoetilenico (MEG), glicole monopropilenico (MPG), dioli, diacidi, glucosone e fruttosio. Inoltre, sono stati prodotti cinque nuovi biomateriali: bioplastiche compostabili, bio-MEG, bio-MPG, biopolimeri non alimentari e poliesteri biodegradabili a base biologica. Le attività dei partner del progetto hanno portato per di più allo sviluppo di sette nuovi bioprodotti di consumo. Tra di essi figurano bio-PET per le bottiglie di plastica, biopoliesteri per le pellicole nei materiali da imballaggio, bioplastiche compostabili destinate al rivestimento della carta per estrusione e ai vassoi termoformati, fluidi antigelo per gli aeromobili e fluidi per il trasferimento di calore destinati alla protezione dei motori e ai pannelli solari.

Consumo idrico, riduzione dei rifiuti e utilizzo di CO2: notevoli miglioramenti

«In termini di utilizzo dell’acqua, i percorsi di conversione dimostrati nell’ambito di VEHICLE sono paragonabili o superiori ai metodi standard, mettendo in evidenza miglioramenti che vanno dal 10% al 90%», afferma de Jong. «La diminuzione della quantità di rifiuti è stata tradotta in realtà valorizzando i flussi collaterali e riducendo al minimo i rifiuti organici generati dalle cartiere che producono più di 15 000 tonnellate all’anno di pasta di legno. Inoltre, la produzione di materiali compostabili e biodegradabili è risultata un ulteriore fattore in grado di mitigare la produzione degli scarti.» Sono state quindi ottenute significative riduzioni delle emissioni di CO2. De Jong aggiunge che i tre percorsi di conversione dimostrati hanno consentito di abbassare la generazione di CO2 secondo una percentuale compresa tra il 40% e il 92% nell’arco dell’intero ciclo di vita rispetto ai parametri di riferimento basati sui bioimpianti e la benzina. Con i piani di sfruttamento e i modelli di business già pronti, i partner del progetto si preparano ora ad ampliare i risultati. Si prevede che ogni percorso di conversione dimostrato disponga di un notevole potenziale di mercato che viene incentivato da solide tendenze di consumo, come l’attuale domanda esistente di bioprodotti. Questa proiezione è ulteriormente supportata dall’evoluzione delle normative e dal sostegno politico in Europa, che incoraggiano la sostituzione dei prodotti a base fossile.

Parole chiave

VEICOLO, cartiera, emicellulosa, bioraffineria, sostanze chimiche, biomassa lignocellulosica

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