European Commission logo
italiano italiano
CORDIS - Risultati della ricerca dell’UE
CORDIS

Article Category

Notizie
Contenuto archiviato il 2022-12-02

Article available in the following languages:

Commissione e Corte dei Conti in disaccordo sulla sicurezza nucleare

La Commissione europea ha accettato alcune critiche pertinenti avanzate dalla Corte dei Conti riguardo al proprio operato in relazione alla sicurezza nucleare nell'Europa centrale e orientale (PECO) e nei Nuovi Stati Indipendenti (NSI). Tuttavia, in alcuni casi specifici, la C...

La Commissione europea ha accettato alcune critiche pertinenti avanzate dalla Corte dei Conti riguardo al proprio operato in relazione alla sicurezza nucleare nell'Europa centrale e orientale (PECO) e nei Nuovi Stati Indipendenti (NSI). Tuttavia, in alcuni casi specifici, la Commissione non è d'accordo con le osservazioni formulate dalla Corte, contenute in una relazione che la Corte stessa ha deciso di adottare in via definitiva a dispetto delle diversità di opinione che ancora permangono su taluni punti. Nelle sue risposte alla relazione speciale della Corte n. 25/98, la Commissione ha sottolineato i risultati positivi delle operazioni effettuate tra il 1990 e il 1997: "I programmi di sicurezza nucleare PHARE e TACIS sono stati attuati in un contesto che si presenta, per stessa ammissione della Corte, particolarmente complesso. Pertanto, pur senza negare la necessità di migliorare la sua assistenza, la Commissione si compiace dei progressi finora compiuti, e segnatamente per essere riuscita a instaurare con i partner dei programmi un clima di reciproca fiducia e di collaborazione, ad accrescere la loro consapevolezza dell'importanza della sicurezza nucleare e, infine, a rafforzare l'azione delle loro autorità nazionali responsabili del settore nucleare. La cultura della sicurezza non è oramai più un fatto sconosciuto, anche se ha ancora bisogno di un ulteriore rafforzamento". La Commissione sostiene che alla base dell'analisi della Corte vi è un vizio di ragionamento. Infatti, l'obiettivo che la relazione attribuisce all'aiuto esterno nel settore della sicurezza nucleare - compreso l'aiuto apportato grazie ai programmi PHARE e TACIS - avrebbe dovuto essere quello di portare il parco dei reattori di concezione sovietica a un livello di sicurezza conforme alle norme internazionali. "Ora, i donatori non hanno mai accettato questa responsabilità", ha dichiarato la Commissione, "e il loro obiettivo si è sempre limitato ad aiutare i beneficiari ad assumere le loro responsabilità in materia. Inoltre, non è certo con "donazioni" dell'ordine di 100 milioni di euro all'anno, essenzialmente sotto forma di assistenza tecnica (poiché la regolamentazione PHARE e TACIS limitava rigorosamente il finanziamento degli investimenti) che la Commissione poteva assumersi l'onere dei 50-60 miliardi di euro necessari per chiudere o modernizzare i 65 reattori nucleari ancora in funzione nell'Europa centrale e nell'ex Unione Sovietica". La Commissione è d'accordo sul fatto che vi sono state carenze nell'attuazione in progetti concreti della sua strategia. Tali manchevolezze possono essere attribuite in larga parte all'urgenza con cui i primi programmi sono stati lanciati, alle differenze di percezione fra gli esperti dell'Europa orientale e quelli occidentali e all'inadeguatezza delle risorse di personale destinate all'attuazione dei programmi. Ciò ha portato la Commissione a fare ampio ricorso a consulenti esterni per la messa a punto dei programmi di sicurezza nucleare e dei singoli progetti da essi coperti. La Commissione ha affrontato tale problematica stipulando un accordo con il Centro comune di ricerca (CCR) per poter trovare all'interno delle istituzioni il necessario sostegno tecnico. Ciò nonostante, va da sé che il CCR non può coprire da solo l'intero fabbisogno di esperienza in campo nucleare del programma. La Commissione ammette anche che i programmi hanno subito dei ritardi e presentano carenze dal punto di vista della gestione; essa ha perciò adottato una serie di provvedimenti volti a ovviare alla situazione. La Commissione si preoccupa della frequenza della rotazione del personale nell'ambito dei propri servizi. Infine, la Commissione riconosce che le sue procedure generali non sono sempre adeguate alle particolari costrizioni imposte dai programmi di sicurezza nucleare e hanno quindi contribuito a ritardarne l'attuazione pratica. Tuttavia, essa vorrebbe sottolineare che, in taluni casi, dette procedure le sono state imposte dal Consiglio.

Articoli correlati