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Contenuto archiviato il 2023-04-13

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Aggiornamento su ABBI: la commercializzazione attira il singolare bracciale per i bambini affetti da disabilità visiva

Nel numero 66 della rivista Research*eu, la nostra speciale sezione ha messo in evidenza diversi progetti finanziati dall’UE che hanno lavorato duramente per migliorare le vite delle persone affette da disabilità visiva mediante soluzioni tecnologiche innovative. Il progetto ABBI è stato citato grazie al suo dispositivo d’avanguardia che potrebbe aiutare bambini con disabilità visiva a sviluppare un migliore senso dello spazio. La coordinatrice, la dott.ssa Monica Gori, ci racconta quanti progressi sono stati compiuti verso la commercializzazione dall’ultima volta in cui ci eravamo visti.

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Il bracciale audio per le interazioni dei non vedenti (ABBI) è un dispositivo d’avanguardia che è specificamente progettato per i bambini e pertanto la sua semplicità è stata un fattore chiave. Una volta indossato sul polso del bambino ed essendo non molto più grande di un orologio da polso, il dispositivo inizia a percepire il movimento del corpo, fornendo all’utente informazioni spaziali su dove sta avvenendo il movimento con una serie di suoni. Se indossato da molte persone (la famiglia del bambino per esempio) fornisce un miglior senso degli eventi e migliora le abilità sociali dei disabili visivi. L’ABBI-K spiana la strada La dott.ssa Gori ci aveva detto precedentemente che il team del progetto aveva auspicato la commercializzazione entro un anno e con gli ottimi risultati ottenuti dalle sperimentazioni cliniche ABBI e dal kit «ABBI-K» (contenente il dispositivo da polso ABBI e un set di casse), presto in distribuzione presso ospedali e centri di recupero, sembra che non siano molto lontani dall’obiettivo. «ABBI-K aiuterà i terapisti a fornire riabilitazione utilizzando il dispositivo ABBI in maniera semplice e intuitiva», commenta la dottoressa Gori. «Stiamo anche finalizzando la procedura per il marchio CE: a quanto pare ci troviamo in un’ottima posizione adesso!» Attualmente lei e il suo team stanno lavorando a un business plan esaustivo per la penetrazione del mercato da parte di ABBI. «Abbiamo ricevuto interesse da un investitore iniziale per supportare la commercializzazione di ABBI e ABBI-K. Attualmente stiamo lavorando anche per finalizzare l’accordo relativo all’avviamento futuro con la mia collega Chiara Martolini», spiega la dott.ssa Gori. «Il risultato è stato possibile grazie all’Ufficio di trasferimento tecnologico dell’Istituto Italiano di tecnologia (IIT). Diversi ospedali e centri di recupero in Italia hanno dimostrato un forte interesse verso il nostro dispositivo e il nostro approccio generale». Far andare ABBI oltre Persino con i grandi passi compiuti verso l’entrata sul mercato, la dott.ssa Gori e il suo team sono ancora determinati a massimizzare il loro grande potenziale. «Finora, abbiamo lavorato solo con ABBI su bambini di età superiore ai tre anni ma sono convinta che l’uso di ABBI potrà essere fondamentale per migliorare le capacità spaziali, di manipolazione e sociali dei bambini con disabilità visiva nei primi tre anni di vita, che sono i più importanti», afferma la dott.ssa Gori. «Ho intenzione di esplorare a fondo questa nozione, soprattutto considerato che, ad oggi, sono poche le soluzioni riabilitative tecnologiche sviluppate per l’intervento precoce in bambini con disabilità visiva». Pertanto sembra che l’unica strada sia rivolgersi ad ABBI. La dott.ssa Gori conclude: «Penso che il progetto ABBI abbia aperto una miriade di grandi opportunità per la riabilitazione dei bambini affetti da disabilità visiva».

Paesi

Italia