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Novel Lipid Biomarkers from Polar Ice: Climatic and Ecological Applications

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Le implicazioni climatiche del ghiaccio marino

Un team dell’UE ha sviluppato un modo per interpretare le precedenti condizioni del ghiaccio marino basandosi sulle sostanze chimiche presenti nei sedimenti. Studiare il passato aiuta a prevedere il futuro del cambiamento climatico; il team ha inoltre svelato diversi cambiamenti repentini, finora sconosciuti, nelle condizioni del ghiaccio.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

Poiché il ghiaccio marino polare gioca un ruolo importante nel clima, le previsioni del cambiamento climatico dipendono da informazioni riguardanti le condizioni del ghiaccio marino provenienti dal passato geologico. Tali informazioni sono difficili da ottenere, ma alcuni biomarcatori chimici provenienti dalle alghe fungono da efficace indicatore per studiare le condizioni del ghiaccio marino nel passato. Il progetto ICEPROXY (Novel lipid biomarkers from polar ice: Climatic and ecological applications), finanziato dall’UE, ha studiato dei lipidi provenienti da alghe unicellulari nel ghiaccio marino. I lipidi sono un gruppo di molecole di grasso che hanno diverse funzioni chiave nel metabolismo cellulare, oltre a un ruolo strutturale nelle membrane cellulari. I lipidi nel ghiaccio sono abbondanti, resistenti e durano a lungo, e sono stati ottenuti da campioni di sedimenti artici e antartici. Il consorzio ha valutato e verificato i valori delle sostanze chimiche quali indicatori delle condizioni del ghiaccio marino nel corso come minimo degli ultimi 10 000 anni. Le analisi iniziali hanno confermato la resistenza e le origini algali dei lipidi. La calibrazione in rapporto a dati storici o ad altre informazioni indirette sul ghiaccio marino ha svelato nuovi dettagli nella storia del ghiaccio. La ricostruzione di 30 000 anni delle condizioni del ghiaccio nello Stretto di Fram in Antartide ha mostrato che l’area subì un riscaldamento repentino circa 14 000 anni fa. La situazione significò delle acque libere dai ghiacci durante l’estate. Subito dopo, la regione si raffreddò di nuovo e ritornò alle condizioni con ghiaccio marino perenne. I cambiamenti interessarono la produzione primaria e causarono un diffuso degrado ecologico. Simili analisi dei sedimenti provenienti dalla piattaforma islandese settentrionale hanno mostrato dei cambiamenti repentini nelle condizioni superficiali dell’oceano nel corso degli ultimi mille anni. I cambiamenti sono stati conseguenti a una serie di eruzioni vulcaniche equatoriali. Gli eventi causarono un significativo raffreddamento dell’oceano, seguito da un ritorno a condizioni più calde prive di ghiaccio dovuto all’accumulo di calore sotto la superficie. Lo studio con indicatori multipli del recente distacco del ghiaccio antartico ha mostrato che tali eventi si sono verificati ogni 80-90 anni nel corso degli ultimi secoli. Gli eventi erano sempre accompagnati da un aumento nelle concentrazioni del ghiaccio marino e da una diminuzione nella formazione di acqua più densa. Le analisi hanno mostrato che anche l’intensificazione dell’oscillazione antartica (derivante dalla riduzione dell’ozono causata dall’uomo) produce condizioni più fredde. Il nuovo metodo con indicatori del progetto ICEPROXY per determinare le precedenti condizioni del ghiaccio marino aiuta con le previsioni relative al cambiamento climatico e con la valutazione dell’impatto sulla fauna selvatica.

Parole chiave

Ghiaccio marino, sedimenti, cambiamento climatico, biomarcatore, alghe, ICEPROXY, ecologico

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