L'impegno è fondamentale per migliorare il ruolo delle donne scienziato nell'Europa centro-orientale
La relazione finale Enwise (ENlarge Women In Science to East) offre un'analisi quanto mai necessaria e dettagliata del ruolo delle donne nella scienza nei paesi dell'Europa centrale ed orientale (PECO) e negli Stati baltici, oltre ad una serie di raccomandazioni su come tale ruolo possa essere potenziato. La relazione sollecita l'intervento di un certo numero di diversi diretti interessati, ossia la Commissione, il Parlamento europeo, il Consiglio dei ministri e le autorità nazionali. Tuttavia, come ha spiegato al Notiziario CORDIS una delle persone centrali nella preparazione della relazione, la condizione veramente indispensabile per un cambiamento è l'impegno da parte di tutti i portatori d'interesse ad ammettere la realtà della situazione e la necessità di migliorarla. Quando a Brigitte Degen, funzionario scientifico responsabile delle attività Enwise in seno alla direzione scienza e società della DG Ricerca, è stato chiesto quale delle molte raccomandazioni della relazione considerasse della più alta priorità, ella ha così risposto: 'Non penso che in questo caso priorità sia la parola chiave, in quanto le raccomandazioni si rivolgono a interessati assai diversi, e tutti loro dovranno intervenire se si vuole ottenere un qualche progresso. Per esempio, la Commissione non può semplicemente decidere di promuovere le donne nella scienza nei paesi Enwise senza alcun sostegno dei decisori politici nazionali'. Nel dare un esempio di quanto un tale impegno sia vitale per ottenere risultati nelle questioni del genere, la sig.ra Degen ha additato la legislazione introdotta dai nuovi Stati membri quando erano ancora candidati all'ingresso nell'UE: 'Tutti questi paesi hanno una legislazione di parità dei generi, che è il risultato del processo d'allargamento, ma pochi sono in grado di reperire le risorse occorrenti per attuare le misure'. L'impegno politico e istituzionale nelle questioni del genere è però solo una parte dell'equazione. Parimenti importante è il bisogno di creare tra i cittadini di questi paesi la consapevolezza del genere, anche tra la popolazione femminile. Un compito reso più difficile dal contesto storico della regione. 'La parità dei generi era un principio chiaro nel sistema comunista, ma sebbene sia venuto meno in certe aree, sussiste una certa riluttanza a evidenziare le questioni del genere a nome delle donne in quanto la gente pensa che non sia corretto', ha spiegato la sig.ra Degen. In effetti l'evidenza può essere fuorviante, come ha scoperto il gruppo di esperti Enwise, che ha prodotto la relazione finale, quando iniziò le sue ricerche nel 2002. Secondo i dati Eurostat allora disponibili, era chiaro che in alcuni PECO il livello di partecipazione delle donne alla scienza era prossimo al 50%, ben più alto che nell'Europa occidentale. 'Si pensò che fosse una buona notizia, ma in realtà non lo era. Moltissimi uomini avevano abbandonato l'arena scientifica perché non restavano fondi per la ricerca. Le donne erano rimaste perché non avevano altra alternativa se non la disoccupazione', spiega la sig.ra Degen. La cruda realtà è che nei campi in cui si trova la più alta proporzione di donne scienziato si trovano anche i bilanci più miseri per la ricerca e le infrastrutture più obsolete. Assieme ai tassi di partecipazione relativamente alti delle donne nella scienza in molti dei paesi esaminati dalla relazione Enwise, vi sono molti altri esempi di differenze fondamentali tra la loro situazione lì e nell'Europa occidentale, e sono differenze che la sig.ra Degen si preoccupa di riconoscere e preservare. 'Lo scopo di questa relazione non è di dire: 'ora che molti di questi paesi sono Stati membri dell'EU debbono assolutamente fare quello che è già stato fatto nell'Europa dei 15'. Il sistema comunista aveva conservato un'élite intellettuale di donne, come non è mai stato il caso in certi paesi dell'Europa occidentale o meridionale, e noi non vogliamo disfarci di quel retaggio storico'. In effetti, quando si ha a che fare con un gruppo di paesi tanto diversi quanto quelli esaminati dalla relazione Enwise, è difficile non notare le molte differenze che esistono anche tra di loro. 'Quello che bisogna fare è lavorare in gruppo per cercare e trovare il consenso, ma allo stesso tempo riconoscere le nostre molte differenze, che siano culturali, storiche o sociali', ha aggiunto la sig.ra Degen. Guardando al futuro, ed al processo d'implementazione delle raccomandazioni contenute nella relazione, la sig.ra Degen spera nella conferenza che avrà luogo a settembre a Tallinn, in Estonia, per presentare la relazione ed i suoi risultati ad un pubblico più vasto. In quella occasione, la sig.ra Degen si augura che i decisori politici nazionali accolgano favorevolmente la relazione e mostrino una certa volontà di attuarne le raccomandazioni. Ella ritiene inoltre che la conferenza rappresenti per una audience molto più vasta di diretti interessati l'opportunità di discutere e validare la relazione. Uno dei decisori politici chiave che ha già dato tutto il suo appoggio alla relazione è il commissario europeo per la Ricerca Philippe Busquin: 'Incoraggerò un ampio dibattito sulla [relazione], e ne esaminerò attentamente le raccomandazioni. Ma la parità dei generi nella ricerca scientifica europea diventerà realtà solo se l'azione farà seguito al dibattito; è per questo che invito ciascun lettore o lettrice a riflettere su quanto pensa di poter fare in proposito, e quindi ad agire!', scrive il commissario nella prefazione della relazione. Da parte sua la sig.ra Degen capisce bene che è improbabile che la situazione cambi dall'oggi al domani, ma ritiene che fosse vitale condurre un esercizio come quello che è stato condotto, ed ha così concluso: 'Non credo né mi attendo che tutte le raccomandazioni siano attuate immediatamente - le cose non cambieranno molto in uno o due anni, questo è un processo a medio termine. Ma era urgente cartografare il processo in questi paesi, per evitare di imporre alla situazione i rimedi dell'Europa occidentale'.
Paesi
Bulgaria, Cechia, Estonia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia