Nuovi scenari sulle macchine molecolari
Alcuni ricercatori del Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) di Heidelberg, in collaborazione con Cellzome, hanno completato l'analisi delle macchine molecolari del comune lievito di birra (S. cerevisiae). "Immaginiamo che la cellula sia come un'officina: finora conoscevamo solo alcuni componenti di una parte delle macchine e questo ha seriamente limitato le nostre nozioni sul funzionamento delle cellule. Lo studio attuale ci fornisce un elenco pressoché completo delle parti che compongono tutte le macchine e va addirittura oltre, dicendoci come queste popolano la cellula e si suddividono i compiti tra loro", ha dichiarato Giulio Superti-Furga di Cellzome, che ha lanciato il progetto quattro anni fa. Grazie allo studio si sono estratte proteine complete dalle cellule avvalendosi del cosiddetto metodo della purificazione per affinità (tandem affinity purification - TAP), messo a punto solo nel 2001 da un gruppo di ricercatori dell'EMBL. Per svelare i misteri delle proteine del lievito, queste ultime sono state analizzate tramite la spettrometria di massa e la bioinformatica. Lo studio ha scoperto 257 nuove macchine molecolari fornendo inoltre informazioni più esaustive su quelle già note. Per riuscire a far luce sui complessi proteici, l'EMBL si è servito di soluzioni computazionali. In passato era stato difficile approfondire questo aspetto anche perché le macchine molecolari non sono entità stabili, ma cambiano in continuazione scomponendosi e riassemblandosi in nuove configurazioni a seconda del compito che devono svolgere. "Sarebbe un incubo logistico se la cellula fosse costretta a costruire ogni macchina da zero ogni volta che deve fare qualcosa. Abbiamo scoperto che la realtà è diversa. Le cellule utilizzano una strategia mista che consiste nel prefabbricare elementi essenziali delle macchine per poi sintetizzare molecole aggiuntive che, agganciandosi a tali elementi, attribuiscono a ogni macchina una funzione precisa. Si tratta di un modo economico di diversificare i processi biologici e anche di controllarli", ha affermato Anne-Claude Gavin, responsabile del gruppo dell'EMBL. Le macchine molecolari, quindi, possono adattarsi alle circostanze producendo parti specifiche per compiti specifici. La disposizione modulare di questi elementi costitutivi si è rivelata la chiave del successo di questo studio; in precedenza, infatti, le tecniche tradizionali non permettevano di esaminare nel dettaglio le molecole di queste dimensioni, troppo piccole per i microscopi ma troppo grandi per la cristallografia a raggi X.
Paesi
Germania