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Dimas invita l'industria a investire ora per restare all'avanguardia nel settore dell'ecoinnovazione

Durante una sessione dello European Business Summit di quest'anno dedicata all'ecoinnovazione, il commissario per l'ambiente Stavros Dimas ha invitato tutte le imprese a investire adesso nelle tecnologie verdi per non mettere a rischio l'attuale leadership europea in tale sett...

Durante una sessione dello European Business Summit di quest'anno dedicata all'ecoinnovazione, il commissario per l'ambiente Stavros Dimas ha invitato tutte le imprese a investire adesso nelle tecnologie verdi per non mettere a rischio l'attuale leadership europea in tale settore. Con una spesa di 200 miliardi di euro all'anno e una crescita annua del 5 per cento circa, il settore ecoindustriale europeo rappresenta attualmente un terzo del mercato globale, ha dichiarato. Tuttavia altri paesi hanno compreso il potenziale di tale mercato, il Giappone è già a uno stadio avanzato nella progettazione di macchine ibride e il Brasile è all'avanguardia nel settore mondiale dei biocarburanti, e per garantire la futura leadership europea è necessario programmare e investire adesso. "Dieci anni fa sarebbe stato impensabile che un vertice internazionale sul commercio dedicasse un'intera sezione all'ecoinnovazione" ha dichiarato il commissario Dimas al pubblico. "Tra altri dieci anni spero che tutta l'industria si rivolgerà alle ecotecnologie. Saranno un elemento dato per acquisito così come lo sono ora le tecnologie dell'informazione". I problemi ambientali non scompariranno, ha proseguito, e poiché le risorse diventano più scarse è chiaro che la domanda di tecnologie ambientali è destinata ad aumentare. Il commissario Dimas ha posto l'accento su alcune iniziative che l'UE e i suoi Stati membri hanno adottato per preparare l'industria europea a far fronte a tale domanda, in particolare il Piano d'azione per le tecnologie ambientali del 2004. Il piano d'azione promuove innanzitutto l'indizione di appalti "verdi" da parte delle autorità pubbliche, la cui spesa annua rappresenta il 16 per cento del PIL dell'UE, che potrebbero essere utilizzati per creare mercati di massa per merci e servizi rispettosi dell'ambiente. Grazie al programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP) la Commissione spera inoltre di sbloccare altri finanziamenti per le ecotecnologie, in particolare ricorrendo al capitale di rischio. Infine i responsabili politici dell'UE stanno valutando nuovi incentivi a favore dei prodotti ecologici e la soppressione dei sussidi che danneggiano l'ambiente. Nel complesso il commissario ritiene che le ecotecnologie rappresentino una soluzione vantaggiosa per tutte le parti interessate del settore industriale in quanto offrono opportunità commerciali e danno una risposta alle problematiche ambientali cui tutti devono far fronte. L'unica soluzione per conseguire in futuro una crescita economica sostenibile consisterebbe tuttavia nel "dissociare" tale crescita dagli effetti negativi sull'ambiente. "Inviterei tutte le imprese a riesaminare i propri piani commerciali per valutare in che modo trarre profitti dallo sviluppo delle tecnologie ambientali e come risparmiare applicando tali tecnologie" ha concluso il commissario Dimas. Dopo la sessione il Notiziario CORDIS ha intervistato il dott. Wolfgang Sachs, un altro partecipante al vertice e ricercatore senior presso il Wuppertal Institute, centro tedesco di ricerca sulla politica ambientale. Egli ha dichiarato che durante il dibattito, giudicato incoraggiante, è stato raggiunto un consenso sul fatto che l'ecoefficienza debba essere un principio guida per tutti ed è emerso un ampio sostegno a favore di processi maggiormente compatibili con l'ambiente, quali l'energia eolica e i biocarburanti. Inoltre secondo lui la Commissione è "sulla strada giusta" per quanto concerne il suo approccio alle ecotecnologie. Il dott. Sachs ha tuttavia rilevato la presenza di una contrapposizione lungo tutto il vertice, e quindi anche nel contesto più ampio dell'UE, sorta intorno al rapporto tra ambiente e competitività. "La sessione sull'ecoinnovazione è stata l'unica ad occuparsi della difficile situazione ambientale in cui ci troviamo, mentre il resto dell'evento ha riguardato esclusivamente la competitività". Anche [l'agenda di] Lisbona è ormai trattata prevalentemente in termini di competitività. Considerare l'economia come in qualche modo indipendente dalla biosfera è ancora la norma". Mentre è vero che l'UE si troverà presto in una posizione in cui sarà in grado di realizzare un'ulteriore crescita del PIL senza che ciò comporti una crescita proporzionale della pressione sull'ambiente (secondo quella che il dott. Sachs definisce "dissociazione relativa") l'Europa è ancora lontana anni luce dal ridurre drasticamente i danni ambientali (ossia da una "dissociazione assoluta") così come realmente necessario. "Non abbiamo potuto discutere di tutti questi argomenti nel corso della sessione a causa della sua breve durata, tuttavia si tratta di un dibattito che è necessario affrontare", ha dichiarato. Il dott. Sachs ha accolto come un segnale positivo il fatto che siano ormai in pochi a negare il verificarsi dei cambiamenti climatici e che le persone inizino a capire che se il modello di consumo proprio dell'Occidente sarà copiato dai paesi in rapida via di sviluppo ciò rappresenterà un problema per tutti. "Pertanto se si vuole conseguire un'ulteriore crescita è necessario sviluppare un altro tipo di economia". Egli ha tuttavia dichiarato di temere che il settore industriale non colga il vero problema se ritiene che le ecoinnovazioni possano da sole fornire una riposta. "Nel corso degli altri dibattiti [del vertice] le imprese sono apparse dominate dalla preoccupazione di creare un'Europa competitiva per far fronte agli Stati Uniti, preoccupazione che tuttavia non rappresenta la sfida principale. L'innovazione è solo un mezzo per raggiungere un fine, ma qual è tale fine? A beneficio di chi e perché stiamo innovando? Tali interrogativi sono stati, a mio parere, stranamente lasciati da parte".

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