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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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La geoingegneria potrebbe integrare, ma non sostituire i tagli alle emissioni di CO2

Secondo un nuovo studio condotto da scienziati del Regno Unito, la geoingegneria potrebbe contribuire a contrastare i cambiamenti climatici, ma solo se affiancata dall'impegno per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. La loro analisi di diverse tecniche di geoingegn...

Secondo un nuovo studio condotto da scienziati del Regno Unito, la geoingegneria potrebbe contribuire a contrastare i cambiamenti climatici, ma solo se affiancata dall'impegno per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra. La loro analisi di diverse tecniche di geoingegneria rivela che molti studi precedenti hanno sopravvalutato la loro potenziale efficacia. Le soluzioni geoingegneristiche più efficaci comportano inoltre anche i rischi maggiori. Il termine "geoingegneria" si riferisce al tentativo di intervenire sull'ambiente su scala enorme, in modo da contrastare gli effetti dell'aumento del livello di CO2 (biossido di carbonio) nell'atmosfera. Negli ultimi anni sono state avanzate numerose idee, tra cui quella di mettere dei parasole nello spazio e seminare gli oceani con ferro. Le valutazioni precise dell'efficacia di questi progetti scarseggiano però, e i loro effetti benefici vengono spesso esagerati. In questo recente studio, alcuni scienziati della University of East Anglia (UEA) nel Regno Unito hanno valutato sistematicamente e confrontato diverse idee geoingegneristiche. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics Discussions. Una delle scoperte principali è stata che potenziare i pozzi di carbonio della terra potrebbe riportare il livello di CO2 ai livelli pre-industriali entro il 2100, ma soltanto se allo stesso tempo le emissioni di CO2 vengono drasticamente ridotte. In altre parole, la geoingegneria da sola non può risolvere il problema dei cambiamenti climatici. "La presa di coscienza del fatto che gli attuali tentativi di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici provocati dall'uomo si stanno rivelando completamente inefficaci ha alimentato un ritorno di interesse verso la geoingegneria," ha spiegato il professor Tim Lenton della School of Environmental Sciences dell'UEA. "Questo articolo fornisce la prima valutazione esauriente dei loro meriti relativi in termini di potenziale di raffreddamento del clima e dovrebbe aiutare a dare forma alle priorità della ricerca futura." Secondo questo studio, i programmi più efficaci sono le immissioni stratosferiche di aerosol e i parasole nello spazio, che raffreddano la Terra riflettendo i raggi del sole indietro verso lo spazio; questi accorgimenti potrebbero raffreddare il clima fino alle temperature pre-industriali entro il 2050. Questi programmi comportano però gravissimi rischi. Tali sistemi richiederebbero costanti reintegrazioni, e se l'impegno ad effettuare tali reintegrazioni si interrompesse, il clima si riscalderebbe nuovamente molto rapidamente. Un'opzione più promettente prevede di piantare nuove foreste per catturare il CO2 dall'atmosfera e usare il legno prodotto da queste foreste per fare carbone, che potrebbe venire restituito al terreno come "biochar". Se usati in concomitanza con la riduzione delle emissioni di CO2, tali programmi geoingegneristici del ciclo del carbonio potrebbero far tornare il CO2 ai livelli pre-industriali "nel giro di un paio di secoli". Questi programmi hanno anche il vantaggio di essere meno rischiosi rispetto ai programmi ideati per deviare i raggi del sole. I ricercatori descrivono l'alto livello di interesse verso la fertilizzazione dell'oceano come "un po' fuori luogo, poiché anche le opzioni più promettenti sono da prendere in considerazione solo come attività su scala temporale millenaria". Sorprendentemente, la fertilizzazione degli oceani con fosforo (che sta già avvenendo attraverso l'inquinamento involontario delle acque costiere) sembra essere più efficace rispetto alla fertilizzazione con ferro. Questo inquinamento crea però altri problemi, come la fioritura di alghe. I ricercatori avvertono anche che l'aggiunta continuata di elementi agli oceani è "un compito geoingegneristico gigantesco che dissesterebbe gravemente gli ecosistemi marini". Infine, gli scienziati fanno presente che i programmi ampiamente pubblicizzati come i tubi oceanici (nei quali viene pompata acqua ricca di sostanze nutritive proveniente dagli abissi oceanici in superficie) "sembrano essere inefficaci". Il team spera adesso che le proprie scoperte forniranno un sistema di riferimento per la valutazione dei programmi geoingegneristici e aiuteranno a stabilire le priorità della ricerca futura in questo campo.

Paesi

Regno Unito

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