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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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Uno studio indo-tedesco ridimensiona le speranze di fertilizzazione degli oceani

Secondo i risultati preliminari di uno studio indo-tedesco, le possibilità dell'oceano Antartico di assorbire una maggiore quantità di biossido di carbonio appaiono più limitate di quanto si pensasse. Lo studio LOHAFEX ("Loha" è la parola hindi per ferro e "FEX" sta per "esper...

Secondo i risultati preliminari di uno studio indo-tedesco, le possibilità dell'oceano Antartico di assorbire una maggiore quantità di biossido di carbonio appaiono più limitate di quanto si pensasse. Lo studio LOHAFEX ("Loha" è la parola hindi per ferro e "FEX" sta per "esperimento di fertilizzazione") si proponeva di analizzare gli effetti della fertilizzazione a base di ferro sull'ecologia dell'oceano Antartico e la sua capacità di assorbire una quantità supplementare di biossido di carbonio dall'atmosfera. Nel periodo di svolgimento di LOHAFEX, 70 scienziati di 7 paesi, imbarcati sulla nave da ricerca Polarstern, hanno trascorso due mesi e mezzo nella famigerata area dei "quaranta ruggenti", ove forti venti e tempeste sono all'ordine del giorno; la spedizione ha affrontato venti che soffiavano a oltre 120 km/h e in due occasioni la nave ha dovuto addirittura allontanarsi dalla zona dell'esperimento per evitare le forti tempeste. Nonostante le avverse condizioni, i ricercatori sono riusciti a condurre i loro esperimenti, che prevedevano di fertilizzare con 6 tonnellate di ferro polverizzato una superficie oceanica di 300 chilometri quadrati. Il punto scelto era all'interno di un vortice, un'ampia colonna di acqua ruotante con un'area di circa 10.000 km quadrati. I ricercatori hanno analizzato per 39 giorni gli effetti del supplemento di ferro sul plancton della zona e sulla chimica dell'oceano. All'inizio tutto sembrava precedere come previsto: il ferro stimolava la crescita del fitoplancton, che era raddoppiato nel corso delle prime due settimane dello studio. Poi però è intervenuto lo zooplancton (minuscoli animali). "La crescente pressione di pascolo dello zooplancton composto da piccoli crostacei (copepodi) ha impedito l'ulteriore fioritura di fitoplancton", ha spiegato il dott. Wajih Naqvi, del NIO (National Institute of Oceanography) indiano. La pressione di pascolo dello zooplancton ha in effetti tenuto sotto controllo la popolazione di fitoplancton, impedendo un ulteriore assorbimento di CO2. Di conseguenza solo una percentuale minima di carbonio è stata sottratta agli strati superficiali per essere immagazzinata nelle profondità oceaniche, il resto è rimasto negli strati superficiali del mare. Precedenti esperimenti avevano dato risultati piuttosto diversi, in quanto significative quantità di carbonio erano state spostate nelle profondità dell'oceano. Cosa era cambiato? Secondo gli scienziati, i precedenti esperimenti avevano innescato fioriture di diatomee, un tipo di alga che dispone di una conchiglia di silice per proteggersi dalla pressione di pascolo dello zooplancton. Quando le diatomee muoiono, affondano a grandi profondità. Questa volta, la scarsità di acido silicico (usato dalle diatomee per costruire la loro conchiglia) sul sito dell'esperimento LOHAFEX ha invece impedito loro di prosperare. Nel frattempo, l'esperimento ha continuato a dare risultati stupefacenti. "Con nostra grande sorpresa, l'area fertilizzata col ferro ha attratto un gran numero di predatori di zooplancton, appartenenti al gruppo di crostacei noto come anfipodi," ha detto il professor Victor Smetacek, dell'Istituto tedesco Alfred Wegener per la ricerca polare e marina. Gli anfipodi misurano da due a tre centimetri, e una delle specie più comuni, il Themisto gaudichaudii, costituisce il principale alimento di calamari e balenottere dell'Atlantico sudoccidentale. Fino ad oggi si sapeva ben poco su questa importante specie, nonostante il suo ruolo fondamentale per la pesca intensiva del calamaro nell'Atlantico sudoccidentale e la sopravvivenza delle balenottere. Dopo tre settimane di esperimenti, gli scienziati hanno versato altro ferro nella zona, senza però provocare alcun effetto sul fitoplancton, segno evidente che l'area ne era già satura. Il Polarstern è ora sulla rotta di ritorno verso il porto di armamento di Bremerhaven (Germania), dove arriverà verso la fine di maggio. Una volta tornati a casa, gli scienziati dovranno affrontare l'immenso compito di analizzare i numerosi campioni, congelati e preservati, raccolti nel corso dell'epico viaggio. I risultati completi dell'esperimento dovrebbero essere presentati nelle riviste e in workshop entro la fine dell'anno. Gli scienziati sono soddisfatti dell'esito del viaggio. "È stata una navigazione stressante, e man mano che ci muovevamo attorno al vortice collassante crescevano ansietà e speranze", ha commentato il professor Smetacek. "Ma nonostante il duro lavoro svolto in condizioni difficili, a differenza di altre crociere scientifiche, LOHAFEX si è dimostrato un'esperienza eccitante e ricca di spirito di avventura, all'insegna delle incertezze". "Malgrado provenissero da sette diversi paesi e avessero un background scientifico differente, i ricercatori di LOHAFEX hanno lavorato per una causa comune e hanno convissuto come una grande famiglia", ha aggiunto il dott. Naqvi. "L'esperimento ha quindi rappresentato anche un eccellente esempio di collaborazione internazionale in scienze oceaniche interdisciplinari". All'inizio dell'anno lo studio LOHAFEX aveva suscitato numerose controversie: i gruppi ambientalisti volevano bloccarlo, dicendo che l'esperimento contravveniva alle leggi internazionali emanate per proteggere gli oceani. Dopo un esame indipendente condotto da scienziati tedeschi e di altri paesi, lo studio aveva infine ricevuto il via libera a fine gennaio.

Paesi

Germania, India

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