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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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Tecniche antropologiche hi-tech rivelano l'abitudine di schiacciare le noci nei primi uomini

Una nuova ricerca finanziata dall'UE getta nuova luce su come la dieta abbia modellato l'evoluzione di una specie umana primitiva. Con un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), gli scienziati spiegano che le robuste ossa della...

Una nuova ricerca finanziata dall'UE getta nuova luce su come la dieta abbia modellato l'evoluzione di una specie umana primitiva. Con un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), gli scienziati spiegano che le robuste ossa della faccia dell'Australopithecus africanus gli permettevano di rompere grosse noci e semi. Questa capacità sarebbe stata estremamente vantaggiosa in tempi in cui altri cibi, più morbidi, non erano disponibili. L'UE ha sostenuto questo studio tramite EVAN ("European virtual anthropology network" - "Rete antropologica virtuale europea"), finanziata attraverso la linea di bilancio Marie Curie (risorse umane e mobilità) del Sesto programma quadro (6°PQ). L'A. africanus viveva nell'Africa meridionale oltre due milioni di anni fa. È caratterizzato da particolarissimi elementi distintivi della faccia, tra cui grandi molari e premolari ricoperti da uno spesso strato di smalto, archi ossei sul viso e grandi segni nell'attaccatura dei muscoli della mascella. In precedenza i ricercatori avevano suggerito che tali caratteristiche potevano essere importanti per masticare piccoli oggetti duri o per masticare grandi quantità di tipi diversi di cibo. In questo studio, i ricercatori hanno usato la tecnologia più avanzata per indagare più a fondo sulla questione. Prima, il team di antropologia virtuale di Gerhard Weber presso l'università di Vienna, in Austria, ha creato un modello tridimensionale preciso di uno dei pochi teschi di A. africanus conosciuti. Il prezioso fossile è stato scannerizzato usando la tomografia computerizzata ed è stato usato un software di antropologia virtuale per rimuovere il gesso e attingere a dati provenienti da altri fossili per colmare le lacune. "In questo caso siamo stati fortunati ad avere a disposizione dei denti provenienti da un altro esemplare molto simile, e così siamo stati in grado di ricostruire il viso edentulo di "Mrs Ples", questo è il nome che è stato dato al fossile," ha commentato il professor Weber. La sfida successiva consisteva nel condurre un'analisi agli elementi finiti (Finite Element Analysis o FEA), una tecnica ingegneristica che esamina come strutture complesse rispondono a stress e tensioni causati da carichi esterni. Questo lavoro è stato condotto da un team dell'università di Albany, negli USA. I risultati di tutto questo lavoro hanno rivelato che la masticazione di "piccoli oggetti o grandi quantità di cibo non sembra spiegare pienamente l'evoluzione della forma facciale in questa specie". Infatti, le caratteristiche distintive dell'A. africanus sono più probabilmente frutto di un adattamento "all'ingestione e alla preparazione iniziale di grandi oggetti commestibili protetti meccanicamente, come grandi noci e semi," concludono i ricercatori. La maggior parte delle noci e dei semi consistono in un cuore morbido e nutriente circondato da un involucro o un guscio esterno duro. In tempi di abbondanza, l'A. africanus probabilmente preferiva cibi più morbidi, che sono più delicati per le mascelle, ipotizzano i ricercatori. In tempi di carestia, però, la capacità di accedere a fonti di nutrimento alternative come noci e semi avrebbe potuto essere fondamentale per la sopravvivenza. "Dato che gli australopitechi hanno conosciuto un clima che andava facendosi più freddo e secco a lungo termine ma che era variabile a breve termine, il bisogno periodico di ricorrere a cibi di riserva potrebbe essere stato fondamentale," spiegano gli scienziati. "La forma del viso dell'australopiteco è probabilmente frutto di un adattamento ecologicamente significativo." Lo scopo della rete EVAN è quello di sperimentare l'uso di metodi tecnologici(come quelli descritti sopra) nel campo dell'antropologia e dello studio dell'anatomia umana. Le loro scoperte potrebbero avere applicazioni in vari settori come la medicina, la protesica, la giustizia, la biometria e l'insegnamento. L'EVAN offre inoltre formazione per giovani ricercatori sulle tecniche nuove ed emergenti.

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