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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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Si può usare l'aceto per decontaminare l'acqua?

Le cause e gli effetti della contaminazione dell'acqua sono ben documentati. Conosciamo i danni che si producono quando i rifiuti di fabbriche vicine vengono scaricati nelle acque sotterranee. Sappiamo che questo può causare gravi problemi di salute e colpire intere comunità. ...

Le cause e gli effetti della contaminazione dell'acqua sono ben documentati. Conosciamo i danni che si producono quando i rifiuti di fabbriche vicine vengono scaricati nelle acque sotterranee. Sappiamo che questo può causare gravi problemi di salute e colpire intere comunità. E se invece ci fosse un modo per contrastare gli effetti dell'acqua contaminata usando semplicemente materiali organici? Un team di scienziati presso l'università di Leeds nel Regno Unito ha scoperto che l'aceto potrebbe avere quel che serve per rendere innocui i composti di cromo che si trovano nell'acqua inquinata. Oggi, la maggior parte dei governi dispone di leggi e multe pesanti per prevenire l'introduzione di qualunque sostanza nelle acque sotterranee. Ovviamente non è stato sempre così e impianti industriali, come per esempio fabbriche tessili, fonderie e concerie, hanno scaricato rifiuti nocivi nelle acque sotterranee per anni. Adesso sappiamo che l'eredità lasciata da questo scarico continuo di agenti contaminanti nelle acque sotterranee ha effetti fino ad oggi, in forma di problemi che colpiscono la salute e il benessere delle persone, e di conseguenze ecologiche devastanti. L'approccio usato attualmente in molti paesi per fronteggiare la contaminazione delle acque sotterranee, causata da errori sia nel passato che nel presente, consiste nel rimuovere l'agente contaminante, trattarlo (se possibile) e conservarlo altrove; in pratica un "trasferimento" del problema. Questo procedimento è costoso, sia in termini di energia che in termini di risorse necessarie, e non rimuove necessariamente il pericolo dell'esposizione delle persone e dell'ecosistema più in generale ai rifiuti (in effetti potrebbe aumentare tale esposizione a breve termine). Il team di scienziati di Leeds, della Facoltà di ingegneria civile e della Facoltà di scienze della terra e dell'ambiente, ha proposto due diverse risposte a questo problema: cambiare sia la sostanza che il metodo usati per trattare i composti nocivi. I test da loro condotti ed i relativi risultati hanno mostrato che l'aggiunta di acido acetico diluito (aceto) all'acqua inquinata (specialmente sul posto), permette la crescita di batteri che alterano la composizione dei composti di cromo rendendoli innocui. Lo scienziato dell'ambiente dott. Ian Burke, dell'università di Leeds, ha spiegato che i processi industriali usati in precedenza rendevano questi composti chimici solubili, facilitando le infiltrazioni nelle acque sotterranee. "Il nostro metodo di trattamento riconverte il cromato ossidato ad uno stato non solubile, il che significa che può essere lasciato nel terreno senza che ciò comporti alcun rischio per l'ambiente. Non essendo più "bio-disponibile", non presenta rischi per l'ecosistema circostante." L'approccio del team si basa sulla capacità dell'ecosistema disturbato di ripristinare il proprio equilibrio. Sebbene in passato i composti chimici cromati sono stati trattati con successo sul posto in condizioni di pH neutro, lo studio di Leeds pone l'accento su condizioni estremamente alcaline, come il sito esaminato nel loro studio. Situato nel nord dell'Inghilterra vicino ad un fiume, il sito desta preoccupazioni perché le acque sotterranee che emergono dai rifiuti, depositati oltre 100 anni fa, sono alcaline. Questa morfologia del suolo potenzialmente tossica, è rimasta praticamente intatta da quando si è presentata per la prima volta nel 19° secolo. "In un sito di discarica inadeguato nel Regno Unito sono stati rilasciati agenti contaminanti altamente alcalini associati al cromo, fino a quando la produzione è stata fermata negli anni 1970 - in alcuni paesi la produzione di grandi quantità di questi composti chimici continua fino ad oggi," ha detto il dott. Doug Stewart della Facoltà di ingegneria. ''I sottoprodotti solubili e tossici di queste scorie possono diffondersi nelle acque sotterranee e infine nei fiumi locali, per questo motivo rimangono un rischio per l'ambiente fino a quando esse non vengono trattate." Conformemente ai regolamenti in materia ambientale, il metodo sviluppato dal team di Leeds doveva essere provato prima di poter essere testato sul posto. "Visti i risultati che abbiamo ottenuto fino a questo momento, sono certo che possiamo sviluppare un trattamento attuabile per ex siti industriali nei quali il problema è costituito dai composti del cromo," ha detto il dott. Stewart. "Il nostro prossimo passo è una maggiore comprensione della gamma di valori di alcalinità sui quali può operare il nostro sistema. In una società che diventa sempre più consapevole delle esigenze dell'ambiente, nuove normative esigono che si rimedi agli errori del passato e che si riduca il contenuto di carbonio. Ideando un metodo di pulizia che promuove la crescita di batteri naturalmente presenti senza introdurre o costruire nuovi batteri, stiamo efficacemente raggiungendo tutti i possibili obiettivi ambientali." I risultati dello studio sono stati pubblicati su Ecological Engineering, la rivista del ripristino dell'ecosistema.

Paesi

Regno Unito

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