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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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Misterioso "nastro" segna i confini del sistema solare

Le prime mappe complete del nostro sistema solare - prodotte dalla sonda spaziale IBEX - hanno rivelato che intorno ai suoi confini corre una struttura simile ad un nastro luminoso, composto da atomi densamente compattati. Un team internazionale di scienziati sta ora cercando ...

Le prime mappe complete del nostro sistema solare - prodotte dalla sonda spaziale IBEX - hanno rivelato che intorno ai suoi confini corre una struttura simile ad un nastro luminoso, composto da atomi densamente compattati. Un team internazionale di scienziati sta ora cercando di svelare il mistero del nastro, che non era stato osservato durante le precedenti missioni compiute dalle navicelle Voyager. Per determinarne il ruolo saranno necessarie ricerche più approfondite, che potrebbero condurre a nuovi indizi su come l'eliosfera funzioni realmente. Le scoperte sono state pubblicate sulla rivista Science. La sonda IBEX (Interstellar Boundary Explorer) della NASA - lanciata a ottobre 2008 per una missione di due anni - sta esplorando e monitorando i confini tra il sistema solare e lo spazio interstellare; in particolare, le interazioni tra il sole e l'eliosfera, la "bolla" che racchiude il sistema solare, lo protegge dai pericolosi raggi cosmici e segna il confine tra il nostro sistema solare e lo spazio profondo. La missione della sonda IBEX era di creare una prima immagine completa di ciò che accade al margine dell'eliosfera, fotografando gli atomi energetici neutrali (ENA) che circondano la regione. Le prime mappe "a tutto cielo" dei confini del sistema solare - che è lungo oltre 9 milioni di miglia - hanno rivelato un luminoso e denso nastro di ENA che compiono un cerchio quasi completo intorno al sistema solare. Il capo ricercatore dell'IBEX - David McComas del Southwest Research Institute in Texas, negli Stati Uniti - ha detto del fenomeno: "Abbiamo osservato circa un milione di ENA nell'arco dei sei mesi necessari per la creazione della mappa. Il nastro si trova proprio lì dove il campo magnetico della galassia è più avvolto intorno ai confini esterni dell'eliosfera. "Potrebbe trattarsi di una coincidenza straordinaria, oppure potrebbe essere un indizio incredibile del fatto che in qualche modo questo campo magnetico esterno stia effettivamente penetrando nella nostra eliosfera, attraverso un processo che ancora non siamo in grado di capire. Altri ipotizzano che il natro sia in realtà leggermente cambiato e che forse si sia evoluto nei sei mesi che sono passati dalla prima mappatura". Scienziati del Southwest Research Institute hanno spiegato che il nastro di ENA in prossimità dell'eliosfera non era stato previsto dai modelli o dalle teorie. Hanno anche fatto notare che la sua presenza fa supporre un'interazione tra l'ambiente galattico circostante e l'eliosfera, e tra il campo magnetico interstellare e l'eliosfera. Le scoperte fatte dalla sonda IBEX sono appoggiate dalle immagini dell'interazione tra l'eliosfera e lo spazio interstellare elaborate da un'altra sonda - la navicella Cassini - che sta attualmente esplorando Saturno. La sonda Cassini ha prodotto una serie di mappe dell'eliosfera in cui il nastro appariva come una più ampia "cintura". Per molto tempo gli scienziati hanno creduto che a formare la struttura dell'eliosfera fossero i venti solari, ma la presenza del nastro sembra mettere in dubbio questa tesi. Gli scienziati che confrontano le scoperte dell'IBEX con i modelli precedenti dell'eliosfera convengono nel dire che nessun modello esistente riesce a spiegare la presenza del nastro, che potrebbe essere un aspetto dell'eliosfera permanente o temporaneo. È probabile che la scienza spaziale dovrà rivedere la sua concezione della struttura dell'eliosfera e di come essa interagisce con lo spazio interstellare. Allo studio hanno partecipato scienziati europei dell'Università di Berna (Svizzera), del Centro di ricerca spaziale dell'Accademia polacca delle scienze (Polonia), dell'Università di Bonn (Germania), della Ruhr-Universität Bochum (Germania), dell'Università statale di Mosca (Russia), dell'Istituto di ricerca spaziale e dell'Istituto per i problemi meccanici dell'Accademia delle scienze in Russia e dell'Agenzia per la ricerca e la tecnologia spaziale (Grecia).

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