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Uniti contro il degrado ambientale nell'area del Mediterraneo

Nel corso dei prossimi quattro anni, più di 60 scienziati provenienti da 15 paesi diversi collaboreranno per migliorare la gestione costiera del Mediterraneo. Per la prima volta nell'ambito di un'unica agenda di ricerca, un progetto finanziato dall'UE effettuerà uno studio com...

Nel corso dei prossimi quattro anni, più di 60 scienziati provenienti da 15 paesi diversi collaboreranno per migliorare la gestione costiera del Mediterraneo. Per la prima volta nell'ambito di un'unica agenda di ricerca, un progetto finanziato dall'UE effettuerà uno studio completo che coinvolgerà mare, coste ed ecosistemi marini allo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica in merito alla futura gestione e alla prosperità del bacino mediterraneo ormai degradato. Il progetto PEGASO ("People for ecosystem based governance in assessing sustainable development of ocean and coast") ha ricevuto finanziamenti per 6,99 milioni di euro in riferimento al tema "Ambiente" del Settimo programma quadro (7° PQ). Il Mediterraneo, come il mar Nero, subisce da tempo gli effetti di un degrado ambientale di vaste proporzioni. Alcune attività che non rispondono ai criteri di sostenibilità, come lo sfruttamento e l'urbanizzazione eccessivi, insieme ad altri fattori, hanno determinato forti ripercussioni sull'economia e il benessere della popolazione costiera. Coordinato dall'Universitat Autònoma de Barcelona (UAB), in Spagna, il progetto PEGASO metterà in relazione scienza e processi decisionali associati alla modalità di gestione delle coste del Mediterraneo a livello regionale, nazionale e locale. Una parte significativa del progetto prevederà la creazione di un atlante del mare Mediterraneo: si tratterà di una piattaforma di dati standardizzata e condivisa basata su una riorganizzazione chiara e di immediata comprensione dei dati scientifici disponibili. "PEGASO è un progetto aperto a coloro che amano la costa e alle persone che offrono il loro impegno per l'ambiente. Nasce per condividere conoscenze ed esperienze e mira a diventare, da un semplice progetto, uno stile di vita", queste le parole di Zeljka Skaricic, funzionario di Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP). Nel gennaio 2008 è stata posta una pietra miliare di importanza fondamentale per la tutela del Mediterraneo: 21 paesi hanno firmato il protocollo sulla gestione integrata delle zone costiere, redatto con l'obiettivo di proteggere le regioni costiere e di considerare le stesse tesori da preservare sia sotto il profilo naturale che culturale. Si tratta del primo strumento giuridico di questo genere per le regioni del Mediterraneo. Nell'ambito del progetto verrà istituito un sistema di governance che consentirà a stati, regioni e attori economici di collaborare nel rispetto dell'obiettivo comune previsto dal protocollo. Il progetto metterà a disposizione la piattaforma mediante la quale 23 organizzazioni (tra cui centri di ricerca, organizzazioni non governative, piccole imprese e organizzazioni internazionali) decideranno quali azioni specifiche implementare in riferimento al protocollo. Nell'ambito del progetto, i ricercatori analizzeranno inoltre 11 studi sui delta di Danubio e Nilo, sulla costa settentrionale del mare Adriatico e sulle isole del mare Egeo. Insieme ad altre attività di ricerca si giungerà infine alla creazione di un'unica raccolta di dati, statistiche, immagini e informazioni sull'uso del suolo, sui paesaggi, sugli incendi boschivi e su altri aspetti delle regioni costiere. "La diffusione di questo progetto al pubblico - non unicamente nel contesto dei paesi che partecipano al progetto - è particolarmente importante per garantire una buona gestione delle aree costiere", ha affermato Françoise Bretone, dell'UAB. Il consorzio PEGASO ha in programma di sviluppare strumenti analoghi per il mar Nero sulla scorta di questa esperienza. Sono già state definite diverse aree di studio chiave.

Paesi

Spagna