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Studio getta nuova luce sul legame tra la trasformazione delle cellule adipose e l'obesità

Ricercatori europei guidati dal VTT Centro di ricerca tecnica di Finlandia affermano che l'adattamento delle membrane delle cellule adipose all'obesità potrebbe contribuire a una prima fase di sviluppo di malattie infiammatorie. Pubblicato nella rivista PLoS Biology, lo studio...

Ricercatori europei guidati dal VTT Centro di ricerca tecnica di Finlandia affermano che l'adattamento delle membrane delle cellule adipose all'obesità potrebbe contribuire a una prima fase di sviluppo di malattie infiammatorie. Pubblicato nella rivista PLoS Biology, lo studio è stato in parte supportato dai progetti ETHERPATHS e HEPADIP finanziati dall'UE. ETHERPATHS ("Characterisation and modelling of dietary effects mediated by gut microbiota on lipid metabolism") ha ottenuto quasi 6 milioni di euro di finanziamenti nell'ambito del tema "Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, e biotecnologie" (KBBE) del Settimo programma quadro (7° PQ) mentre HEPADIP ("Hepatic and adipose tissue and functions in the metabolic syndrome") è stato finanziato nell'ambito dell'area tematica "Scienze della vita, genomica e biotecnologie per la salute" del Sesto programma quadro (6°PQ) con oltre 11,6 milioni di euro. Moltissimi adulti nel mondo soffrono di obesità, e alla maggior parte di queste persone viene diagnosticata la sindrome metabolica che comprende sintomi come elevato tasso di colesterolo nel sangue e alta pressione sanguigna. I ricercatori dicono che l'obesità è caratterizzata da eccessivo grasso corporeo, che in gran parte è immagazzinato nel tessuto adiposo. L'aumento di questo tessuto comporta un blocco del corretto deposito dei lipidi, favorendo l'accumulo di questo eccesso di grasso in organi come il fegato e i muscoli, innescando così la malattia metabolica. Per il loro studio, i ricercatori provenienti da Danimarca, Finlandia, Polonia e Regno Unito hanno identificato i fattori che portano al malfunzionamento del tessuto adiposo quando esso raggiunge il suo limite di espansione. L'approccio è stato quello di usare la lipidomica per valutare le biopsie di tessuto adiposo tra vari gruppi di gemelli monozigoti (identici). Il team sottolinea che in ciascuna coppia di gemelli, un gemello era obeso, ma non con obesità morbosa, mentre l'altro gemello era magro. I ricercatori hanno preso in esame l'allevamento iniziale e il DNA (acido deossiribonucleico), poiché questi fattori sono condivisi tra i gemelli identici. Bisogna notare che essi non hanno preso in considerazione la dieta da adulti e le scelte dello stile di vita. Il team ha scoperto che, in confronto ai loro fratelli magri, i gemelli obesi avevano quantità minori di acidi grassi polinsaturi nelle loro diete. I tipi di lipidi che si trovano in un corpo dipendono dai tipi di grassi consumati da una persona. Ciò che loro non si aspettavano di trovare, ma hanno trovato, era che i gemelli obesi avevano nei loro tessuti adiposi quantità più alte di tipi specifici di lipidi che contengono acidi grassi polinsaturi. "Usando la modellazione al computer, noi mostriamo che composizioni lipidiche "magre" e "obese" della membrana hanno le stesse proprietà fisiche a dispetto delle diverse composizioni," scrivono gli autori dello studio. "Noi ipotizziamo che questo rappresenti l'allostasi, ovvero cambiamenti che avvengono nella composizione lipidica della membrana nell'obesità per proteggere le proprietà fisiche delle membrane. Tuttavia, i cambiamenti protettivi non possono avvenire senza un prezzo da pagare, e di conseguenza noi dimostriamo che il passaggio alla composizione lipidica "obesa" è associato con livelli più alti di infiammazione del tessuto adiposo." Secondo i ricercatori, i cambiamenti del contenuto lipidico in soggetti obesi potrebbe in effetti essere un adattamento che lavora per mantenere il funzionamento della membrana quando le cellule si espandono. Questo adattamento ha dei limiti e smette di funzionare quando i soggetti hanno un'obesità morbosa. Gli scienziati hanno anche effettuato un'analisi statistica della rete per identificare i meccanismi regolatori che supportano i cambiamenti. Essi hanno scoperto che Elovl6, il gene che codifica l'acido grasso elongasi, potrebbe contribuire alla rimodellazione dell'acido grasso nei soggetti obesi. Quando è stata ridotta l'espressione di Elovl6 in una linea cellulare di adipocita, i ricercatori hanno osservato che le cellule non riuscivano a mantenere il giusto livello di lipidi adattivi osservati nei gemelli obesi. Anche se devono essere convalidate da ulteriori studi, le scoperte potrebbero aiutare i ricercatori nei loro sforzi per affrontare il problema dell'obesità.Per maggiori informazioni, visitare: VTT Centro di ricerca tecnica: http://www.vtt.fi/?lang=en(si apre in una nuova finestra) PLoS Biology: http://www.plosbiology.org/home.action(si apre in una nuova finestra) ETHERPATHS: http://www.etherpaths.org(si apre in una nuova finestra) HEPADIP: http://www.hepadip.org(si apre in una nuova finestra)

Paesi

Danimarca, Finlandia, Polonia, Regno Unito

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