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Contenuto archiviato il 2023-03-09

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Secondo un nuovo studio finanziato dall'UE le persone depresse sono meno inclini a odiare gli altri

Un nuovo studio finanziato dall'UE ha dimostrato che le persone con una tendenza verso la depressione hanno meno probabilità di mostrare sentimenti di odio poiché la malattia colpisce la parte del cervello che controlla tale emozione. In un articolo pubblicato sulla rivista ...

Un nuovo studio finanziato dall'UE ha dimostrato che le persone con una tendenza verso la depressione hanno meno probabilità di mostrare sentimenti di odio poiché la malattia colpisce la parte del cervello che controlla tale emozione. In un articolo pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry, il team di ricercatori cinesi e britannici spiega come nei soggetti depressi il cervello spesso disconnette il "circuito dell'odio", il che significa semplicemente che non unisce i puntini giusti perché si provi odio. Usando scanner per risonanza magnetica (MRI) per fare un grafico dell'attività cerebrale delle persone depresse e non depresse, il team ha scoperto differenze significative nei collegamenti del cervello tra i due gruppi. Trentanove persone depresse (23 donne e 16 uomini) e 37 soggetti di controllo non depressi (14 donne e 23 uomini) sono stati analizzati in questo studio, che ha ricevuto un contributo nell'ambito del progetto BION ("Synthetic pathways to bio-inspired information processing"), finanziato in parte con 1,3 milioni di euro nel tema "Tecnologie dell'informazione e della comunicazione" (TIC) del Settimo programma quadro (7? PQ) dell'UE. Uno degli autori dello studio, il professor Jianfeng Feng del Dipartimento di informatica dell'Università di Warwick, dice: "I risultati sono chiari, ma a prima vista sorprendenti visto che sappiamo che la depressione è spesso caratterizzata da intenso odio verso se stessi e non ci sono indizi palesi che i depressi siano meno inclini a odiare gli altri. Una possibilità è che il disgiungimento di questo circuito dell'odio potrebbe essere associato a una ridotta capacità di controllare e imparare da situazioni sociali o non, che provocano sentimenti di odio verso sé stessi o verso gli altri. Questo a sua volta potrebbe portare all'incapacità di gestire appropriatamente i sentimenti di odio e una maggiore probabilità di odio incontrollato verso sé stessi e un allontanamento dalle interazioni sociali. Questo potrebbe essere un indicatore neurologico che sia più normale avere l'occasione di odiare gli altri invece che odiare sé stessi." È stato nel 2008 che il circuito dell'odio è stato definito e identificato chiaramente per la prima volta, quando il professor Semir Zeki dell'University College di Londra ha scoperto che un circuito collegava tre regioni del cervello - il giro frontale superiore, l'insula e il putamen - quando si mostravano ai soggetti sottoposti a test fotografie di persone che odiavano. In questo nuovo studio, nel 92% dei casi di soggetti depressi c'era la probabilità che questo circuito dell'odio fosse interrotto. Queste persone depresse sembravano inoltre aver subito altri significativi danni ai circuiti del cervello associati al rischio e all'azione, alla ricompensa e all'emozione e all'attenzione e all'elaborazione della memoria. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) la depressione colpisce 121 milioni di persone in tutto il mondo ed è una delle principali cause di invalidità al mondo. Meno del 25% dei malati di depressione ha accesso a cure efficaci. L'OMS descrive la malattia come un diffuso disturbo mentale caratterizzato da umore depresso, perdita di interesse o della capacità di provare piacere, sentimenti di colpa o bassa autostima, disturbi del sonno o dell'appetito, scarsa energia e concentrazione. Questi problemi possono diventare cronici o ricorrenti e portano a una sostanziale riduzione della capacità di un individuo di far fronte alle proprie responsabilità quotidiane. Nel peggiore dei casi la depressione può portare al suicidio, una tragica fatalità associata alla perdita di circa 850.000 vite ogni anno. Il progetto BION si propone di usare dati provenienti dalla neuroanatomia e dalla neurofisiologia come guida per la fabbricazione di reti auto-assemblate deterministiche e complesse di elementi polimerici non lineari con proprietà adattative. L'obiettivo principale è la realizzazione di una nuova tecnologia per la produzione di costruzioni di molecole funzionali, in grado di effettuare avanzati compiti che comportino l'apprendimento e la presa di decisioni e che possano essere adattati fino alla nanoscala.Per maggiori informazioni, visitare: The University of Warwick: http://www2.warwick.ac.uk/

Paesi

Regno Unito