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Contenuto archiviato il 2023-03-16

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I bambini europei ricevono abbastanza vitamina D? Le temperature invernali riaprono il dibattito

Il freddo si è installato ormai nella maggior parte dell'Europa e, man mano che le temperature scendono, proteggere la nostra salute diventa sempre più importante. Mantenere alti i nostri livelli di vitamina D durante i mesi invernali è da tempo considerato come una parte impo...

Il freddo si è installato ormai nella maggior parte dell'Europa e, man mano che le temperature scendono, proteggere la nostra salute diventa sempre più importante. Mantenere alti i nostri livelli di vitamina D durante i mesi invernali è da tempo considerato come una parte importante di questa lotta contro l'implacabile clima invernale, in particolare per i gruppi più vulnerabili, come i bambini piccoli. Non è difficile però capire perché i genitori e chi si occupa dei bambini si sentono confusi con i diversi e a volte conflittuali consigli che ricevono da dottori e media su cosa sia meglio per i loro piccolo. Adesso diversi articoli, pubblicati di recente, da parte di ricercatori britannici e francesi sui livelli di vitamina D hanno riaperto questa spinosa questione medica. Sebbene la maggior parte delle persone riconoscano il valore di una buona dose di vitamina D quando le giornate sono soleggiate, molti scienziati credono che non ne riceviamo ancora abbastanza e che il nostro stile di vita, che ci tiene principalmente al chiuso, la cattiva alimentazione e l'uso generoso di protezione solare potrebbero in realtà contribuire ai bassi livelli di questa essenziale vitamina in molti bambini. Visto che il 90% della nostra vitamina D proviene dall'esposizione della pelle al sole, le persone che vivono nei paesi del nord dell'Europa, poco esposti alla luce del sole, sono maggiormente a rischio. La deficienza di vitamina D è poi diffusa nelle donne che hanno avuto diversi bambini in stretta successione poiché le riserve del loro corpo si consumano velocemente. Anche se l'allattamento al seno è altamente raccomandato, poiché fornisce ai bambini le sostanze nutritive essenziali, i bambini allattati al seno sono a rischio e devono ricevere un ulteriore supplemento di vitamina D. In un articolo pubblicato sulla rivista Archives de Pédiatrie, alcuni ricercatori francesi del Comitato per l'alimentazione dell'Associazione francese di pediatria consigliano di dare ai bambini che ricevono latte con un'aggiunta di vitamina D una dose ulteriore giornaliera di 600 - 800 UI e che i bambini al di sotto dei 18 mesi che ricevono latte senza aggiunta di vitamina D hanno bisogno di una dose giornaliera di 1000-1200 UI. Avvertono inoltre che i bambini allattati al seno hanno bisogno un ulteriore dose di 1000 - 1200 UI al giorno per tutta la durata dell'allattamento. Il team consiglia di continuare l'integrazione di vitamina D in modo più scrupoloso per tutta l'infanzia nei bambini al di sotto dei 18 mesi con un rischio sottostante di deficienza di vitamina D (rischio di obesità o persone con la pelle più scura che hanno bisogno di più luce solare per raggiungere i massimi livelli di vitamina D, per esempio): consigliano un'integrazione di vitamina D ogni 3 mesi per tutto l'anno nei bambini di età compresa tra 1 e 10 anni. Il ricercatore britannico Nicholas M.P. Clarke e Jonathan E. Page dell'Ospedale universitario di Southampton nel Regno Unito si trovano d'accordo riguardo la deficienza di vitamina D, come spiegano in una recente recensione su Current Opinion in Pediatrics. Questi due ricercatori collegano la deficienza alla paralisi cerebrale, alle malattie delle ossa e all'obesità. Al contrario, alcuni scienziati non sono d'accordo e credono che sia invece dannoso aggiungere un supplemento di vitamina D nel flusso sanguigno. Il problema sta in un disaccordo sul ruolo che la vitamina D ha nel migliorare la nostra salute: sebbene sia ampiamente riconosciuto che la vitamina D ha un ruolo fondamentale per la salute delle ossa, non c'è ancora accordo sugli altri benefici da essa apportati. A novembre 2011 l'Institute of Medicine (IOM) negli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto nel quale afferma che i livelli di vitamina D nel sangue non devono essere tanto alti quanto sostengono molti scienziati, sostenendo che alte dosi di questa vitamina potrebbero essere in realtà nocive. Il Scientific Advisory Committee on Nutrition (SACN) nel Regno Unito afferma che alcune prove suggeriscono che la vitamina D potrebbe essere importante anche per prevenire altre malattie come il cancro, le malattie cardiovascolari e la sclerosi multipla, ma che è necessario continuare la ricerca prima di poter trarre conclusioni definitive. Le conoscenze sulle vitamine nel cibo, e adesso negli integratori, sono diventate una parte integrante della nostra vita quotidiana, ma come sono state scoperte le vitamine inizialmente? Le vitamine B, C e D sono state scoperte tutte come conseguenza della ricerca su diverse malattie che hanno tormentato le popolazioni dal 1700 fino all'inizio del 1900: beriberi, scorbuto e rachitismo. Nel tempo, i dottori si sono resi conto che queste malattie si potevano prevenire integrando le diete squilibrate con alcuni alimenti. Di conseguenza, questi composti per prevenire le malattie sono stati purificati e analizzati ed è stata determinata una nuova classe di sostanze nutritive riconosciute come essenziali per la salute umana. Per quanto riguarda la vitamina D, gli scienziati sanno che i nostri corpi sono capaci di produrla, non siamo interamente dipendenti dal suo ottenimento dagli alimenti visto che possiamo produrre abbastanza vitamina D per mantenere i processi essenziali quando la nostra pelle è esposta sufficientemente ai raggi ultravioletti della luce del sole. Una quantità troppo bassa di vitamina D può risultare nella comparsa di problemi come il rachitismo, una malattia devastante caratterizzata da spasmi muscolari, convulsioni e ossa deboli e che porta alla deformità. Il rachitismo fu identificato per la prima volta come malattia rara nel 1600, ma divenne più diffuso alla fine del 1700 quando le persone cominciarono a stare al chiuso e a vivere in grandi città piene di smog, con una ridotta esposizione alla luce del sole. Anche se il rachitismo è stato, per la maggior parte, prevenuto tra i bambini europei, oggi i medici avvertono che la malattia è di nuovo in aumento. Quindi, con tutti questi discorsi sul rachitismo e le bassissime temperature che richiamano l'Europa del 19° secolo nel mezzo della rivoluzione industriale, cosa si consiglia in questa incertezza scientifica? E in estate come possiamo mantenere un equilibrio tra la protezione dai raggi del Sole che provocano il cancro e l'assorbimento di quelli benefici? In termini di esposizione alla luce del sole, la chiave è ottenere un'esposizione al Sole sufficiente senza bruciarsi. Ma finché il Sole non ricomprare in Europa, il messaggio in termini di vitamina D e salute invernale in generale è tenersi informati, stare al caldo e soprattutto consultare il proprio medico su che tipo di dieta equilibrata o integratori di vitamina D sono migliori per noi e per i nostri bambini.Per maggiori informazioni, visitare: National Health Service (UK) Vitamin D advice sheet: http://www.nhs.uk/Conditions/vitamins-minerals/Pages/Vitamin-D.aspx

Paesi

Francia, Regno Unito

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