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Contenuto archiviato il 2023-03-16

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Nuovo studio prevede che, se le emissioni non verranno ridotte drasticamente, molto probabilmente ci sarà un disastroso inquinamento globale dell'aria

Quando si tratta di ridurre le emissioni, non è più il caso di temporeggiare, le cose devono cambiare e devono cambiare presto. Ora, un nuovo studio finanziato dall'UE effettuato dall'Unione europea di geoscienze (EGU), che mostra come la maggior parte della popolazione mondia...

Quando si tratta di ridurre le emissioni, non è più il caso di temporeggiare, le cose devono cambiare e devono cambiare presto. Ora, un nuovo studio finanziato dall'UE effettuato dall'Unione europea di geoscienze (EGU), che mostra come la maggior parte della popolazione mondiale sarà esposta a una peggiore qualità dell'aria nel 2050 se continuiamo con il modello "tutto come prima", fornisce ulteriori prove che il tempo si sta esaurendo. Scrivendo nella rivista della EGU Atmospheric Chemistry and Physics, scienziati provenienti da Cipro, Danimarca, Germania, Italia e Arabia Saudita prevedono che entro il 2050, una pietra miliare in rapido avvicinamento, a soli 40 anni di distanza, il comune cittadino del mondo sarà esposto a un inquinamento dell'aria simile a quello a cui è esposto oggi il comune cittadino dell'Asia orientale. L'inquinamento atmosferico è un grave rischio per la salute che è destinato a crescere con l'aumento delle attività industriali; e secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l'inquinamento atmosferico urbano all'aperto attualmente causa approssimativamente 1,3 milioni di morti ogni anno nel mondo. Lo studio è stato supportato da vari progetti finanziati dall'UE: C8 ("Consistent computation of the chemistry-cloud continuum and climate change in Cyprus"), che ha ricevuto una sovvenzione destinata a ricercatori esperti del Consiglio europeo della ricerca (CER) di 2.196.000 euro; CIRCE ("Climate change and impact research: the Mediterranean environment"), che ha ricevuto un aiuto di 10 milioni di euro attraverso l'area tematica "Sviluppo sostenibile, cambiamento globale ed ecosistemi" del Sesto programma quadro (6°PQ); EDEISA ("Extended distributed European infrastructure for supercomputing applications"), finanziato con 7 milioni di euro nell'ambito dell'area tematica "Infrastrutture di ricerca" del 6° PQ; e il successore di EDEISA del Settimo programma quadro (7° PQ): DEISA2 ("Distributed European infrastructure for supercomputing applications 2"), supportato con una borsa di 10.237.000 euro nell'ambito del tema "Infrastrutture di ricerca" del 7° PQ. I ricercatori hanno studiato l'impatto delle emissioni causate dall'uomo sulla qualità dell'aria se le emissioni dovessero seguire le tendenze del passato e non venissero implementate ulteriori misure per la riduzione dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento atmosferico. Essi hanno valutato la qualità dell'aria nel 2005, 2010, 2025 e 2050 usando un modello di chimica atmosferica che sfrutta una formulazione matematica di base per prevedere la meteorologia e la composizione chimica dell'atmosfera. La coautrice dello studio Greet Janssens-Maenhout del Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione europea in Italia ha commentato: "Attualmente i negoziati post Kyoto sul clima stanno progredendo lentamente, e non è chiaro in che modo le politiche sulla qualità dell'aria si svilupperanno a livello globale. In regioni che stanno crescendo economicamente, l'implementazione di misure per la riduzione delle emissioni potrebbe essere meno efficace a causa della forte crescita di attività in particolari settori; in paesi che subiscono un declino economico, implementare costose misure per la qualità dell'aria potrebbe rivelarsi difficile nei prossimi anni." I risultati mostrano che nel 2025 e nel 2050, se non verrà intrapresa alcuna azione, l'Asia orientale sarà esposta ad alti livelli di sostanze inquinanti, tra cui biossido di azoto e anidride solforosa. L'India settentrionale e la regione del Golfo Persico, d'altro canto, subiranno un netto aumento dei livelli di ozono. Lo studio sottolinea inoltre che, grazie all'effetto delle politiche di riduzione già in atto da oltre due decenni, l'inquinamento atmosferico aumenterebbe in modo significativo anche in Europa e America del Nord, ma in misura decisamente inferiore rispetto all'Asia. Lo studio è il primo del suo genere a includere tutte e cinque le principali sostanze inquinanti dell'aria note per avere un effetto negativo sulla salute umana: PM2,5, biossido di azoto, anidride solforosa, ozono e monossido di carbonio. Gli scienziati hanno preso in considerazione le sostanze inquinanti rilasciate dalle attività umane, ma anche quelle che compaiono in modo naturale come la polvere del deserto, l'acqua di mare nebulizzata e le emissioni vulcaniche. Lo studio internazionale conclude dicendo che "azioni forti e ulteriori leggi efficaci" sono necessarie per "evitare il drastico peggioramento della qualità dell'aria, che può avere gravi effetti sulla salute umana". L'autore principale Andrea Pozzer, che lavora all'Istituto Max Planck per la chimica in Germania, ha detto: "Noi abbiamo mostrato che sono necessarie ulteriori leggi per controllare e ridurre le emissioni antropiche, in particolare per la Cina orientale e l'India settentrionale, per evitare hot spot con elevato inquinamento atmosferico."Per maggiori informazioni, visitare: Unione europea di geoscienze: http://www.egu.eu

Paesi

Cipro, Germania, Danimarca, Italia, Arabia Saudita

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