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Climate change and evolution: effects on phenotypic plasticity and genetic pattern

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Dillo con i fiori: un giglio alpino quale indicatore vivente dei cambiamenti climatici

Il piccolo fiore noto come giglio pomponio potrebbe segnalare tempestivamente la perdita di biodiversità nel Mediterraneo, se impariamo ad ascoltarlo.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

Con le sue foglie affusolate e i petali rossi arricciati, il fiore endemico Lilium pomponium, conosciuto come giglio pomponio, ha molto da dire e, secondo il progetto ADCLICH, finanziato dall’UE, potrebbe aiutare gli ambientalisti a concentrare meglio i loro sforzi per quanto riguarda la salvaguardia di questa pianta a rischio e di altre simili. La sorte di questo fiore, presente in natura tra i 100 e i 2 000 metri di altitudine nel confine montuoso che divide la Francia e l’Italia, dipende da quanto si trova vicino alla propria nicchia ecologica ideale. La teoria prevalente nel campo della botanica ipotizza che le piante al centro di questa distribuzione siano caratterizzate dalla maggiore variabilità genetica e fenotipica, mentre quelle ai margini siano più omogenee. Ciò rappresenta un problema: le piante che vivono ai margini, infatti, sono le più vulnerabili ai cambiamenti che avvengono nel proprio ambiente e, di conseguenza, le mutazioni vantaggiose sarebbero ciò che più le aiuterebbe a sopravvivere.

Vivere al limite

«Normalmente, ci si aspetterebbe che la periferia sia più incline ai cambiamenti climatici e che la variabilità e la diversità in essa presenti siano minori», afferma Gabriele Casazza, ricercatore del progetto ADCLICH. «Gli studi svolti sinora, tuttavia, hanno dimostrato che non è sempre così». Lavorando dall’Università Aix-Marseille per l’istituto francese IMBE, Casazza e Frédéric Médail, il coordinatore del progetto, hanno visitato 21 luoghi in Francia e Italia per raccogliere campioni, registrarne la morfologia e classificarne i dati genetici. Secondo quanto rilevato, la distribuzione dei gigli e la loro diversità genetica non sono sempre correlate in quanto le popolazioni meno diverse dal punto di vista genetico e morfologico possono effettivamente svilupparsi in prossimità del centro dell’areale di questo fiore. «Non si tratta di una scoperta particolarmente sorprendente in quanto abbiamo trovato tre diverse marginalità», spiega Casazza. «La prima in luoghi esposti verso sud e a bassa quota, la seconda nella periferia esposta verso nord, ad altitudine elevata, e la terza in prossimità del centro, ma alla più bassa altitudine a cui sopravvive questa specie».

La competizione per gli impollinatori

Questa marginalità implica che le piante che vivono ai margini geografici dell’areale della specie potrebbero non essere sempre le prime a subire le perdite indotte dai cambiamenti climatici. «Le pressioni sono tanto diverse quanto lo sono le marginalità», spiega Casazza. Nelle aree a bassa quota caratterizzate da condizioni di caldo e secco i gigli vivono in una zona di bioma mediterraneo, dove il principale fattore limitante è rappresentato dalla competizione con altre piante e dai disturbi arrecati dall’attività umana. Ad altitudini più elevate, contraddistinte da temperature minori, la brevità della stagione vegetativa alpina diventa la principale limitazione al successo della pianta. I gigli pomponi che vivono a bassa quota sono provvisti di fiori di maggiori dimensioni, che li aiutano ad attirare gli impollinatori in modo migliore. Senza questo adattamento, i gigli alpini più piccoli potrebbero risentire della maggiore competizione per gli impollinatori dovuta all’incremento delle temperature e alla migrazione verso le zone montuose delle piante attratte dal caldo, un processo noto come termofilizzazione.

Allerta sul clima

Questo progetto è stato condotto con il supporto del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie. «Ciò mi ha consentito di effettuare un lavoro sul campo in Italia e in Francia e di svolgere l’analisi a livello genetico», aggiunge Casazza. «Al momento sto realizzando un’altra analisi genetica allo scopo di studiare la storia biogeografica della specie». I fattori che influenzano il successo del giglio pomponio verranno modellizzati per prevedere l’impatto esercitato dai cambiamenti climatici su questo bioma europeo di fondamentale importanza. «È possibile che l’aumento di diversità genetica nelle marginalità comporti una maggiore robustezza durante i cambiamenti climatici», osserva Casazza. «Questa diversità, tuttavia, potrebbe non dar luogo ad adattabilità, nonostante di solito sia questo il risultato previsto. Non ne siamo sicuri ed è quindi un tema tuttora da verificare».

Parole chiave

ADCLICH, pomponio, giglio, alpino, cambiamenti climatici, Lilium pomponium, marginalità, Francia, Italia, fiore

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