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A transcriptomic approach to understand the avian genetic susceptibility to West Nile Virus infection

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Le tortore possono portare cattive notizie per i passeri – e per gli esseri umani

La pandemia di coronavirus ha evidenziato che malattie infettive emergenti che hanno come serbatoio specie selvatiche rappresentano una grande sfida per la salute globale. Comprendere meglio tali dinamiche della malattia provocata dal virus West Nile è fondamentale per sviluppare strategie di controllo efficaci.

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Da decenni è nota la presenza in Europa del virus West Nile (WNV, West Nile Virus), ospitato nei volatili e prima causa di encefaliti virali al mondo. Nei primi anni 2000 era chiaro che tale virus fosse endemico in diversi paesi d’Europa, incluse Italia e Spagna. Dal 2011 al 2019, in Europa sono stati rilevati 3 549 casi negli esseri umani, con un picco nel 2018. Attualmente, il virus si sta espandendo a nord e nuovi casi sono stati segnalati in Germania nel 2018 e nei Paesi Bassi nel 2020. La sua diffusione è osservabile grazie al servizio di monitoraggio del virus West Nile dell’UE. Nell’estate del 2020 in Spagna si è verificato un focolaio del virus, il maggiore tra quelli di malattie trasmesse dalle zanzare avvenuto nel Paese dal 1964, l’anno in cui fu debellata la malaria. Il progetto TransWNV ha cercato di comprendere meglio le dinamiche della diffusione del virus West Nile, scoprendo come varie specie di uccelli rispondono all’infezione. «Quando osserviamo questi numeri è importante tenere a mente che l’80 % delle persone contagiate sono asintomatiche, il 20 % sviluppa qualche forma di sintomo e una percentuale molto più ristretta, tra l’1 e il 2 %, sviluppa la malattia in forma grave. Il numero di persone esposte al virus è dunque molto più grande», spiega la ricercatrice principale María José Ruiz-López. Ruiz-López, che lavora presso la Stazione biologica di Doñana vicino a Siviglia, parte del Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo, è stata beneficiaria di una borsa di ricerca individuale Marie Skłodowska-Curie.

Messaggi incorporati nel DNA

L’espressione genica è un processo strettamente regolato che ci permette di rispondere a nuove condizioni: in queste occasioni, infatti, l’espressione di alcuni geni viene attivata e disattivata, oppure aumenta o diminuisce. «Studiare quali geni sono più o meno espressi, o anche attivati e disattivati, ci aiuta a capire come l’organismo sta rispondendo a situazioni mutevoli», aggiunge Ruiz-López. Il progetto TransWNV ha concentrato l’attenzione sulla trascrizione e sul trascrittoma, l’insieme di tutto l’RNA di un individuo o di un organo. «Analizzando il trascrittoma possiamo individuare quali geni vengono espressi e in quale quantità», spiega Ruiz-López. Inizialmente, il progetto ha individuato i geni tramite la sequenza di mRNA, per poi contare le copie di ciascun mRNA. Successivamente, gli scienziati hanno confrontato i dati di campioni provenienti da volatili, alcuni dei quali erano stati contagiati dal virus West Nile. «Se un gene non è presente in alcuni campioni, ma lo è in altri, possiamo dedurne che sia stato disattivato o attivato. Se un gene ha molte copie in alcuni campioni e pochissime copie in altri, si può anche supporre che la sua espressione cambi in determinate condizioni, in questo caso essere contagiati o meno», afferma Ruiz-López. La ricercatrice spiega: «In questo studio, grazie al confronto dei trascrittomi di individui contagiati dal WNV e di altri non contagiati, possiamo comprendere quali geni sono attivati in risposta all’infezione».

Un’importante pezzo del puzzle

Il progetto ha provato che tre diversi uccelli avevano una suscettibilità diversa al WNV: i passeri possono morirne, mentre le tortore comuni e le quaglie erano vettori asintomatici. «Ciò ha trovato conferma nei dati dell’espressione genica, nei quali abbiamo trovato l’espressione di diversi geni coinvolti in diverse fasi della risposta immunitaria», osserva Ruiz-López. Grazie alla comprensione delle dinamiche dell’infezione in specie diverse e all’ottenimento di informazioni sui serbatoi più probabili, è possibile individuare le aree dove il rischio di contagio degli esseri umani è più elevato. «L’epidemiologia del virus West Nile è molto complessa e dipende anche dalle specie di zanzara presenti e da altri fattori ambientali. Il modo migliore per ridurre la ricaduta sugli esseri umani è impedire alle zanzare di riprodursi nelle aree popolate, insieme a un’adeguata sorveglianza nelle aree ad alto rischio per ridurre la trasmissione», conclude Ruiz-López.

Parole chiave

TransWNV, virus West Nile, DNA, RNA, mRNA, uccelli, trascrizione, trascrittoma, malattie infettive emergenti

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