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Il metanolo verde corre in soccorso del settore dei trasporti

Alcuni ricercatori lavorano a una produzione di metanolo rinnovabile più semplice, meno costosa e più efficiente per ridurre le emissioni di carbonio nei trasporti.

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Se c’è una cosa che non manca sul nostro pianeta è l’inquinamento da CO2, di cui solo nel 2021 sono state prodotte oltre 36 miliardi di tonnellate. Oggi la CO2 rappresenta il 60 % delle emissioni di gas a effetto serra (GES) che contribuiscono al riscaldamento globale, ma ha anche grandi potenzialità come materia prima per la produzione di combustibili rinnovabili. Il progetto LAURELIN, finanziato dall’UE, sta lavorando per trasformare l’inquinamento da CO2 prodotto dai combustibili fossili in carburante verde a basse emissioni di carbonio. Dal suo avvio nel mese di maggio 2021, LAURELIN ha elaborato processi innovativi per convertire la CO2 in metanolo rinnovabile. Il metanolo verde potrebbe svolgere un ruolo importante nella decarbonizzazione del settore dei trasporti, oltre a combattere il problema dell’inquinamento da ossido di azoto (NOx) e zolfo (SOx). «È in grado di abbattere le emissioni di CO2 fino al 95 %, di ridurre le emissioni di NOx fino all’80 % e di eliminare completamente le emissioni di SOx e di particolato», afferma il responsabile del dipartimento di ricerca sui materiali dell’istituto spagnolo AIMPLAS Adolfo Benedito Borrás, coordinatore del progetto LAURELIN, in una notizia pubblicata sul sito web del progetto. «Si tratta di una tecnologia promettente che può svolgere un ruolo importante nel rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico.» L’attenzione del gruppo responsabile del progetto si è concentrata sulla produzione di metanolo verde dall’idrogenazione della CO2 per renderla più semplice e più efficiente dal punto di vista energetico e dei costi. In questo momento il processo di idrogenazione della CO2 in metanolo è notevolmente limitato dall’elevato consumo energetico e dai costi di produzione. A temperature ordinarie la CO2 è piuttosto poco reattiva. Per l’idrogenazione sono necessarie temperature di circa 250 °C e l’uso di un catalizzatore per accelerare la reazione chimica fra idrogeno e CO2.

Tre tecnologie per un carburante più verde

Per superare le limitazioni che impediscono il pieno sfruttamento della produzione di metanolo, i ricercatori di LAURELIN stanno studiando tre tecnologie promettenti: il riscaldamento a microonde, l’induzione al plasma non termica e l’induzione magnetica. La costruzione dei tre reattori corrispondenti per la conversione della CO2 in metanolo è attualmente in fase di completamento. Nelle prossime settimane il gruppo metterà a punto i reattori, ad esempio rendendoli utilizzabili a pressioni più elevate. Le prestazioni di ciascun sistema di catalizzatori saranno valutate rispetto ai metodi di idrogenazione convenzionali che utilizzano il calore. Se gli obiettivi di efficienza energetica e di riduzione dei costi del progetto saranno raggiunti, questa nuova generazione di sistemi catalitici potrebbe finire per ridurre le emissioni di carbonio nei trasporti. «La riduzione dei costi di produzione del metanolo ecologico comporterebbe un aumento delle opportunità di utilizzarlo come carburante, il che porterebbe benefici diretti alla società grazie alla riduzione delle emissioni di GES e dei costi, creando ulteriori posti di lavoro e ricchezza», spiega il prof. Teruoki Tago del Tokyo Institute of Technology (Giappone), partner del progetto LAURELIN. Come dice giustamente un video di LAURELIN (Selective CO2 conversion to renewable methanol through innovative heterogeneous catalyst systems optimized for advanced hydrogenation technologies (microwave, plasma and magnetic induction)), le nuove tecnologie essenzialmente «produrranno carburante verde dal nulla». Per maggiori informazioni, consultare: sito web del progetto LAURELIN

Parole chiave

LAURELIN, CO2, gas a effetto serra, metanolo, emissioni, carbonio, idrogenazione, catalizzatore, ossido di azoto, ossido di zolfo

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