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Stato del sistema dei brevetti nell'UE

La DG XIII della Commissione europea ha pubblicato recentemente uno studio sullo stato del sistema dei brevetti nell'Unione europea. Lo studio, condotto da un consulente esterno per conto della Commissione europea, fa parte della serie di relazioni EIMS (European Innovation Mo...

La DG XIII della Commissione europea ha pubblicato recentemente uno studio sullo stato del sistema dei brevetti nell'Unione europea. Lo studio, condotto da un consulente esterno per conto della Commissione europea, fa parte della serie di relazioni EIMS (European Innovation Monitoring System) e fa riferimento al Libro verde della Commissione sull'innovazione. Secondo lo studio, poiché non esiste un unico brevetto europeo ma occorrono brevetti distinti per ciascuno Stato membro, si corre il rischio potenziale di frammentare il mercato interno. La spesa per assicurare la protezione del brevetto in ogni Stato membro scoraggia le società dallo sfruttare il proprio potenziale innovativo, mentre la mancanza di meccanismi legali e di infrastrutture giudiziarie a livello europeo provoca differenti interpretazioni e applicazioni della legislazione sui brevetti. Lo studio mette a confronto questa situazione con quella degli Stati Uniti e del Giappone che, entrambi con un mercato paragonabile a quello dell'UE, posseggono entrambi un unico meccanismo dei brevetti e una struttura legale che ne consente la protezione sull'intero territorio. L'attuale struttura europea consiste nella EPC (European Patent Convention), che comprende Stati non membri dell'UE, e nell'Accordo relativo ai brevetti comunitari, peraltro non ancora entrato in vigore. Questi due strumenti, per chi cerca di proteggere i propri brevetti, rappresentano un quadro giuridico complesso e, inoltre, sono soggetti a giurisdizioni legali differenti. Lo studio invita all'adozione di un "sistema comunitario dei brevetti veramente funzionante", paragonabile a quello dei suoi concorrenti principali, Giappone e Stati Uniti. Il sistema dovrebbe anche garantire un trattamento adeguato e non discriminatorio agli Stati non membri dell'UE. Nel quadro di questo sistema, i costi per la protezione dei brevetti sarebbero ridotti a un livello paragonabile a quello degli Stati Uniti e del Giappone (sebbene nella determinazione dei costi si debbano considerare i costi di traduzione). Lo studio rileva anche che, negli Stati Uniti, le PMI beneficiano di una riduzione del 50% dei costi di brevetto mentre, in Europa, in ambito EPC non esiste analoga riduzione.