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Systems Biology of T-cell Activation in Health and Disease

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Le cellule T in salute e in malattia

I disordini autoimmuni impongono un pesante onere socioeconomico alle società industrializzate. La comprensione dei meccanismi responsabili di queste risposte immunitarie anomale potrebbe consentire di ottenere nuovi farmaci e migliorare i risultati clinici.

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In condizioni fisiologiche, le risposte immunitarie presentano una forte specificità nei confronti degli obiettivi esterni. Nel caso dell'autoimmunità, tuttavia, i linfociti T del sistema immunitario attaccano per errore gli autoantigeni, provocando l'infiammazione e la distruzione dei tessuti normali. Benché la prevalenza dei disordini autoimmuni, tra cui la sclerosi multipla, riguardi il 5% della popolazione, attualmente non è ancora disponibile alcun approccio terapeutico efficace. Gli scienziati del progetto SYBILLA ("Systems biology of T-cell activation in health and disease"), finanziato dall'UE, hanno deciso di indagare il ruolo delle cellule T nell'autoimmunità e il modo in cui è possibile manipolarle con interventi farmacologici. L'attenzione principale si è concentrata sui meccanismi molecolari che determinano l'attivazione delle cellule T nelle condizioni fisiologiche e nell'autoimmunità. I partner hanno creato numerosi modelli animali per monitorare le dinamiche molecolari e la segnalazione durante l'attivazione delle cellule T, con esperimenti che hanno permesso di giungere alla distinzione, finora sconosciuta, tra antigeni estranei e auto-peptidi. Gli scienziati sono inoltre riusciti a identificare importanti proteine regolatorie che potrebbero costituire dei bersagli farmacologici per l'autoimmunità. Un antagonista della protein chinasi C, ad esempio, è stato testato in ambito clinico per l'inibizione dell'attivazione delle cellule immunitarie nei disordini autoimmuni. Gli studi di associazione dell'intero genoma hanno rivelato numerosi SNP associati alla specificazione precoce di linee di cellule T umane e alla patogenesi della malattia. Questi risultati indicano che l'autoimmunità presenta una componente genetica mai riscontrata prima. I ricercatori hanno studiato la complessa rete dell'attivazione delle cellule T per generare un modello meccanicistico basato su dati in formato software. La cosiddetta "Cellula T virtuale" può prevedere il comportamento della rete di cellule T e, in particolare, il risultato dell'attivazione di queste cellule in presenza di varie condizioni. L'applicabilità di questo modello permette inoltre l'identificazione di biomarcatori biologici, obiettivi farmacologici intracellulari e lo screening farmacologico. Nel complesso, lo studio SYBILLA ha fornito informazioni preziose sui meccanismi che sono alla base dell'attivazione delle cellule T in salute e in malattia. L'approccio basato sulla modellazione matematica permetterà di ampliare ulteriormente la ricerca nel settore immunologico, accelerando la scoperta di nuovi farmaci.

Parole chiave

Disordini autoimmuni, cellule T, segnalazione, modello matematico

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