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Contenuto archiviato il 2023-03-01

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Il ministro della Ricerca francese lancia un nuovo progetto comunitario sugli ecosistemi oceanici

Dal rapporto pubblicato di recente dalle Nazioni Unite sullo stato del pianeta è emerso che il 60 per cento degli ecosistemi che rendono possibile la vita sulla Terra è stato danneggiato - un'evoluzione allarmante, soprattutto per quanto riguarda gli ecosistemi marini, che riv...

Dal rapporto pubblicato di recente dalle Nazioni Unite sullo stato del pianeta è emerso che il 60 per cento degli ecosistemi che rendono possibile la vita sulla Terra è stato danneggiato - un'evoluzione allarmante, soprattutto per quanto riguarda gli ecosistemi marini, che rivestono un ruolo essenziale nel controllo del clima, ha affermato François d'Aubert, il ministro della Ricerca francese. Durante un suo intervento in occasione della presentazione di un nuovo progetto del Sesto programma quadro (6PQ) sugli ecosistemi oceanici, il ministro d'Aubert ha accolto con favore il progetto EUR-OCEANS, volto a sviluppare strumenti avanzati di modellizzazione mediante lo studio dell'evoluzione degli ecosistemi marini in relazione ai cambiamenti climatici e alle problematiche della pesca. "Questa rete di eccellenza esaminerà nei dettagli i problemi a livello globale e regionale, allo scopo di formulare orientamenti essenziali a medio termine per la politica europea della pesca incentrata sullo sviluppo sostenibile", ha spiegato il ministro d'Aubert. "Le attività umane sottopongono le funzioni naturali del pianeta ad una pressione tale che la capacità degli ecosistemi di soddisfare le esigenze delle generazioni future non può essere più data per scontata", ha aggiunto il ministro. "Il contributo degli scienziati sembra pertanto indispensabile per prevedere le principali evoluzioni in questo campo, per studiarle non appena si delineano, e per elaborare, in collaborazione con le autorità pubbliche, gli orientamenti principali da attuare in futuro". La Commissione europea finanzierà con dieci milioni di euro il progetto quadriennale EUR-OCEANS, che riunisce 160 scienziati di 66 istituti di ricerca e università di 25 paesi. Verranno svolte attività di ricerca in regioni quali l'Atlantico settentrionale e i mari ad esso adiacenti (Mediterraneo e Baltico), gli oceani polari (Artico e Antartico) e i sistemi costieri di risalita di acque profonde in Portogallo e in Sudafrica. L'obiettivo generale alla base della creazione di reti di EUR-OCEANS è conseguire un'integrazione duratura delle organizzazioni di ricerca europee che si occupano del cambiamento globale, degli ecosistemi marini pelagici e di altre pertinenti discipline scientifiche. Tre comunità di ricerca, che per tradizione hanno sempre operato in maniera indipendente, verranno ora riunite grazie al progetto: gli ecosistemi pelagici, la biogeochimica e l'approccio ecosistemico alle risorse marine. Si procederà alla graduale integrazione dei programmi di ricerca al fine di "sviluppare modelli per la valutazione e la previsione delle ripercussioni del clima e del contributo antropogenico sulla dinamica della rete alimentare (struttura, funzionamento, diversità e stabilità) degli ecosistemi pelagici in mare aperto", spiegano i partner del progetto. Il ministro d'Aubert ha concluso la presentazione del progetto osservando: "La rete EUR-OCEANS è un esempio significativo di ciò che occorre fare per contribuire in modo concreto e attivo alla costruzione dello Spazio europeo della ricerca. È ora compito di voi scienziati riflettere sulle misure da adottare per garantire l'integrazione sostenibile delle attività di ricerca in questo campo - l'evoluzione degli ecosistemi marini e della pesca".

Paesi

Francia