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Contenuto archiviato il 2023-03-06

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Ricerche mostrano gli effetti dell'acidificazione sugli ecosistemi marini

Il futuro di molti importanti organismi marini è seriamente minacciato dalla crescente acidificazione degli oceani. Due studi, in parte finanziati dall'Unione europea e pubblicati ora nella rivista ad accesso libero Biogeosciences, mettono in risalto i precedenti avvertimenti ...

Il futuro di molti importanti organismi marini è seriamente minacciato dalla crescente acidificazione degli oceani. Due studi, in parte finanziati dall'Unione europea e pubblicati ora nella rivista ad accesso libero Biogeosciences, mettono in risalto i precedenti avvertimenti lanciati dagli scienziati di tutto il mondo circa questo effetto secondario dovuto alle eccessive emissioni di biossido di carbonio (CO2). Entrambe le ricerche sono in parte supportate dal progetto EPOCA ("European project on ocean acidification"), che è finanziato nell'ambito del Settimo programma quadro (7° PQ). EPOCA raggruppa più di 100 ricercatori per studiare le implicazioni biologiche, ecologiche, biogeochimiche e sociali dell'acidificazione oceanica. I ricercatori hanno esaminato gli effetti della crescente acidificazione su una parte rilevante della catena alimentare dell'oceano e sui coralli presenti nelle acque profonde. Entrambe queste aree mostrano dei marcati cambiamenti nella struttura, nella funzione e nelle attività degli ecosistemi polari. Gli oceani hanno assorbito un terzo delle emissioni di biossido di carbonio prodotte dal 1800, limitando così il riscaldamento globale. Tuttavia, le proprietà chimiche dell'acqua di mare hanno subito dei mutamenti significativi, come la riduzione dei livelli di pH (il processo definito acidificazione). Gli studi hanno esaminato due anelli nell'ecosistema marino artico. Il primo sono gli pteropodi, una diffusa specie di molluschi pelagici che rappresenta il cibo preferito di zooplancton, aringhe, balene e altri predatori. Le barriere coralline che si trovano in acque fredde e profonde costituiscono un rifugio per molte specie e fungono da indicatore delle proprietà chimiche delle acque marine in loro prossimità. L'altro anello della catena, il corallo Lophelia pertusa che vive in acque fredde, è stato tra i primi ad essere colpiti dalla crescente acidificazione. Poiché vivono nelle profondità oceaniche, queste specie sono anche molto difficili da raggiungere. In uno dei primi studi di questo genere, i ricercatori dell'Istituto nazionale francese delle Scienze dell'Universo (CNRS-INSU) e dell'Istituto Reale olandese per la Ricerca Marittima hanno collaborato al fine di raccogliere campioni. I campioni di pteropodi sono stati raccolti vicino all'isola di Spitsbergen, in Norvegia, utilizzando un nuovo metodo che non sottopone a stress gli animali e permette loro di sopravvivere per un periodo in cattività. Questo tipo di studio è fondamentale per capire come gli pteropodi reagiscono alla crescente acidificazione e ai cambiamenti dei livelli di aragonite. Al fine di comprendere pienamente l'effetto dei cambiamenti climatici sugli pteropodi, i ricercatori stanno cercando di aumentare il periodo di tempo in cui gli animali possono essere tenuti in cattività. Questo ulteriore lavoro sfrutterà i metodi utilizzati nella ricerca, permettendo di ottenere una panoramica più completa di come i cambiamenti dei livelli di acidificazione possano colpire questo anello fondamentale della catena alimentare dell'oceano. I ricercatori hanno scoperto che anche i campioni di corallo raccolti nel Mare del Nord subivano le ripercussioni dell'acidificazione. A differenza dei coralli tropicali, le barriere coralline in acque fredde sono costruite da una o due specie: l'aumentata acidificazione li fa crescere ad un ritmo più lento, cosa che potrebbe costituire una potenziale minaccia per l'esistenza di queste strutture biologiche. Tuttavia, l'esatta misurazione della loro crescita è ostacolata dal fatto che non crescono allo stesso modo delle barriere coralline tropicali. Ottimizzando i futuri esperimenti sulle reazioni dei coralli che vivono nelle acque profonde all'aumento della calcificazione, i ricercatori sperano di estendere e allargare le ricerche ad altri settori geografici e a diverse profondità. Attualmente, il solo modo conosciuto per controllare l'acidificazione oceanica consiste nel limitare i futuri livelli di CO2 nell'atmosfera terrestre. Mentre particolare attenzione viene dedicata all'effetto che l'aumento della temperatura potrebbe avere, l'effetto del continuo assorbimento di CO2 da parte degli oceani avrà delle conseguenze potenzialmente drammatiche su interi ecosistemi.

Paesi

Francia, Paesi Bassi

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