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Tendenze scientifiche: gli Egizi mummificavano i morti molto prima di quanto si pensasse finora

Alcuni test su una mummia rivelano che gli antichi Egizi svilupparono metodi di imbalsamazione sofisticati ben prima di quanto gli scienziati pensassero.

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Per molti anni, la comunità scientifica ha creduto che le mummie preistoriche egizie fossero state create per caso. Ora, un numero crescente di prove suggerisce che siano state delle persone a contribuire alla loro conservazione. Una nuova ricerca pubblicata sul «Journal of Archaeological Science» mostra che gli antichi Egizi imbalsamavano i morti 1 500 anni prima. Gli archeologi possono ringraziare una delle mummie intatte più antiche del mondo per la scoperta. La più antica ricetta egizia d’imbalsamazione conosciuta La mummia, che risale al 3 700-3 500 a.C. circa ed è conservata al Museo Egizio di Torino, non era mai stata sottoposta a trattamenti per la conservazione. Ciò ha dato al gruppo di scienziati diretto dalle università di York e Macquarie, rispettivamente nel Regno Unito e in Australia, un’occasione unica di analizzare accuratamente la mummia. I test di chimica forense hanno rivelato una pratica di imbalsamazione che suggerisce che la mummia di Torino non è un risultato del caso. Il gruppo ha svelato l’antica ricetta egizia originale d’imbalsamazione che per prima venne usata al fine di conservare i corpi e proteggerli dalla decomposizione. Si tratta in assoluto della prima prova scientifica innegabile dell’uso dell’imbalsamazione su una mummia preistorica egizia intatta. I risultati forniscono inoltre la prima prova del fatto che la ricetta era in uso in una zona geografica più ampia. La ricetta conteneva agenti antibatterici usati in quantità simili a quelle impiegate dagli imbalsamatori egizi quando la pratica era all’apice della diffusione, circa 2 500 anni dopo. La mummia «incarna letteralmente l’imbalsamazione che fu al cuore della mummificazione egizia per 4 000 anni», ha dichiarato alla «BBC» il dott. Stephen Buckley, archeologo dell’Università di York e coautore dello studio. «Finora», ha spiegato, «non disponevamo di una mummia preistorica che dimostrasse realmente, in modo così perfetto attraverso la chimica, le origini di quella che sarebbe diventata l’iconica mummificazione che tutti conosciamo». Il lavoro sulla mummia ha portato anche ad altre scoperte: la procedura di mummificazione rituale avvenne intorno al 3 600 a.C. su un maschio che aveva fra i 20 e i 30 anni al momento della propria morte. Il procedimento egizio di mummificazione viene alla luce Parlando al quotidiano britannico «Daily Mail», la dott.ssa Jana Jones, coautrice dello studio, egittologa ed esperta di pratiche di sepoltura dell’antico Egitto alla Macquarie University, ha affermato che la scoperta ha rappresentato un «contributo importantissimo alle nostre conoscenze limitate del periodo preistorico» e ha inoltre fornito «nuove informazioni essenziali su questa mummia in particolare». Il prof. Tom Higham, vicedirettore della Radiocarbon Accelerator Unit di Oxford, nel Regno Unito, ha rilevato: «Ci sono pochissime mummie di questo tipo “naturale” disponibili per l’analisi. […] La datazione al radiocarbonio mostra che risale all’inizio del periodo Naqada della preistoria egizia, ben prima del periodo faraonico classico, e quest’epoca precedente ci offre uno sguardo impareggiabile sui trattamenti funerari prima dell’ascesa dello stato». Il professore ha sottolineato l’importanza dello studio, di cui ha anche lui fatto parte: «I risultati cambiano in modo significativo la nostra comprensione dello sviluppo della mummificazione e dell’uso di agenti imbalsamatori e dimostrano il potere della scienza interdisciplinare nella comprensione del passato».

Paesi

Regno Unito