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Contenuto archiviato il 2023-04-13

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Tendenze scientifiche: Le matematiche che hanno contribuito a portare i primi uomini sulla luna 50 anni fa

Dietro l'evento più importante del XX secolo ci sono alcune donne afro-americane.

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L'incredibile immagine del modulo lunare Eagle della missione Apollo 11 che tocca la superficie lunare il 20 luglio 1969 ipnotizzò oltre mezzo miliardo di persone incollate allo schermo del televisore. Lo sbarco sulla luna ha trasformato l'umanità e ha avuto un impatto psicologico profondo: tutto era possibile. Le menti dietro il lancio Questa missione storica ha avuto successo grazie a circa 10 anni di test ed esercitazioni, 400 000 ingegneri e scienziati, un budget miliardario e il razzo più grande e potente mai costruito. Quasi dimenticate nel contesto generale, tre grandi innovatrici collaborarono al programma spaziale della NASA Apollo. Katherine G. Johnson, Mary W. Jackson e Dorothy J. Vaughan calcolarono le complesse traiettorie per Alan Shepard e John Glenn, i primi statunitensi nello spazio. Johnson ha inoltre calcolato le carte nautiche di riserva che sarebbero servite agli astronauti in caso di guasti elettronici. I calcoli orbitali di tutte e tre vennero utilizzati anche nelle missioni precedenti. In realtà, fin dagli anni '40 la NASA assunse numerose matematiche qualificate per elaborare dati ed eseguire calcoli complessi. Molte di queste programmatrici e codificatrici della prima ora erano nere. Rompere il soffitto di cristallo A rendere il grande contributo offerto all'umanità da questo trio ancora più impressionante sono le barriere culturali di razza e sesso che le tre donne dovettero superare in un'epoca precedente alla conquista dei diritti civili negli Stati Uniti. Pur partendo da una condizione svantaggiata a causa di pregiudizi razziali e sessuali, Jackson fu la prima ingegnera afro-americana della NASA e Vaughan fu il primo supervisore donna di colore presso il National Advisory Committee for Aeronautics, predecessore della NASA. Le loro imprese furono rese note all'interno della NASA, ma rimasero praticamente sconosciute al resto del mondo fino al 2016, anno in cui è uscito il film Il diritto di contare. Il film è basato sul romanzo intitolato «Hidden figures» di Margot Lee Shetterly pubblicato lo stesso anno. In un articolo pubblicato in quel periodo sul quotidiano britannico «The Guardian», il direttore Theodore Melfi ha affermato: «La Nasa non ha mai nascosto queste donne e le ha sempre onorate e celebrate. È sempre stato un ambiente progressista e sin dall'inizio teneva conto unicamente del valore delle menti». Janelle Monáe, che ha interpretato Jackson, ha dichiarato: «A queste donne fu detto che non avrebbero potuto realizzare i propri sogni a causa del loro sesso e della loro razza. Ma questi erano due aspetti che loro non potevano cambiare, e non volevano farlo, perché [Jackson] era orgogliosa di essere una donna nera». Il film si concentra inoltre sul modo in cui queste donne si fecero strada in discipline a predominanza maschile. «Qualunque ragazza, di qualsiasi età o etnia, abbia una predisposizione per le scienze, la tecnologia, l'ingegneria e la matematica deve essere incoraggiata a perseguire la sua passione, perché se la prospettiva rimarrà sempre e solo maschile, le donne continueranno a essere emarginate e trattate come oggetti», ha spiegato Octavia Spencer, che ha interpretato Vaughan. Da quella magica estate del 1969, 12 persone hanno calpestato il suolo lunare, tutti uomini. Quando celebreremo il centesimo anniversario, dovremmo poter parlare della prima donna sulla luna.

Paesi

Regno Unito