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Creating conditions for persistence of biodiversity in the face of climate change

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Distribuzione delle specie e cambiamento climatico

Fino a un decennio e mezzo fa, sono stati sviluppati modelli informatici per la raccolta di dati previsionali sulla perdita di habitat e l'estinzione di specie animali e vegetali in risposta al cambiamento climatico. Tuttavia, le procedure di convalida di questi strumenti si sono tradotte in operazioni complesse e le loro dimensioni eccessive potrebbero condurre a una sopravvalutazione delle minacce e dei tassi di estinzione dovuta all'incapacità di individuare differenze su piccola scala negli habitat.

Cambiamento climatico e Ambiente icon Cambiamento climatico e Ambiente

Gli esperti si avvalgono di modelli di distribuzione delle specie (SDMs) che consentono di effettuare un collegamento statistico tra i dati di occorrenza delle varie specie e le informazioni climatiche, allo scopo di studiare le conseguenze delle variazioni di temperatura sulle forme di vita. Nonostante, però, si tratti di strumenti estremamente efficaci, la loro vastità potrebbe spingere gli scienziati a ignorare processi di piccola entità. Da ciò deriva, pertanto, la necessità di sottoporre i modelli ad attente operazioni di calibrazione e verifica. Il progetto ECOCHANGE ("Creating conditions for persistence of biodiversity in the face of climate change") è stato incentrato sullo studio dell'impatto del riscaldamento globale sulla biodiversità attraverso l'utilizzo della documentazione esistente sulle condizioni climatiche del passato più remoto. Gli esperti hanno inoltre condotto ricerche focalizzate sulle conseguenze del paesaggio fisico sulla presenza di vegetazione a livello locale per comprendere l'impatto del cambiamento climatico sulle popolazioni frammentate. Nell'ambito dell'iniziativa ECOCHANGE, è stata proposta, mediante l'utilizzo di dati di telerilevamento e una nuova banca dati sui macrofossili delle piante continentali, un'attività di convalida degli SDM finalizzata alla calibrazione dei modelli. L'efficacia di queste risorse è stata quindi verificata con l'impiego di informazioni del passato, tra cui, ad esempio, resti fossili del Quaternario risalenti a circa 2 milioni di anni fa, che rappresentano un fattore cruciale nella comprensione dei meccanismi che hanno garantito la sopravvivenza delle specie nonostante il cambiamento climatico. La ricerca ha inoltre approfondito le questioni relative all'effetto delle variabili locali sull'avanzamento dei limiti della vegetazione arborea, spingendo gli esperti a concludere che gli alberi che crescono in montagna si diffondono ad altitudini più elevate a causa di una maggiore mitezza del clima. Tuttavia, la presenza di vegetazione in un dato paesaggio è influenzata da altri fattori. Tale aspetto, che si rivela particolarmente vero a livello locale, rende possibile la sopravvivenza di popolazioni frammentate, influenzando, in tal modo, le previsioni dei modelli di distribuzione delle specie. L'iniziativa è stata inoltre incentrata sullo studio di specie arboree nella tundra eurasiatica settentrionale, dai cui risultati è emerso un ruolo determinante della temperatura estiva sulle dinamiche degli arbusti a livello regionale. Gli scienziati hanno inoltre scoperto l'effetto dei cambiamenti del permafrost sulla diffusione di specie arbustive nane al posto di esemplari più alti. Il progetto ECOCHANGE è stato incentrato su attività di collaborazione con numerosi istituti di ricerca che hanno studiato un modello di vegetazione proveniente dall'Eurasia settentrionale basato su dati relativi ai pollini e l'influenza dei pascoli di renne sulle dinamiche della vegetazione della tundra. Le informazioni ricavate dall'iniziativa ECOCHANGE contribuiranno all'elaborazione di politiche più informate in materia di conservazione e di gestione del suolo e forniranno prove persuasive a favore o contro le strategie esistenti tese all'attenuazione degli effetti del cambiamento climatico.

Parole chiave

Modello di distribuzione delle specie, cambiamento climatico, biodiversità, telerilevamento, macrofossile, resti fossili del Quaternario, tundra eurasiatica

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