Gli europarlamentari approvano i nuovi strumenti per la politica di ricerca, ma a determinate condizioni
Il 15 febbraio, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione che l'eurodeputata Elly Plooij-van Gorsel ha presentato nella sua relazione riguardante la comunicazione della Commissione europea sulla realizzazione dello Spazio europeo della ricerca, esprimendo tuttavia qualche riserbo su alcuni punti. Adottando la risoluzione, il Parlamento ha evidenziato che essa fungerà da punto di partenza per un approfondito dibattito politico e scientifico sulla creazione del SER. L'Assemblea europea ha sottolineato che, in futuro, le risorse finanziarie stanziate per il sesto programma quadro (6PQ) dovranno essere adeguate ai nuovi obiettivi e strumenti adottati, tenendo conto dell'ampliamento. Essa ha inoltre osservato che, considerata l'importanza delle PMI in Europa, almeno il 10 per cento dei fondi europei per la ricerca dovrà essere destinato alle piccole e medie imprese che operano in questo settore. Gli europarlamentari si sono espressi a favore di nuovi strumenti per la politica di ricerca, purché essi promuovano un'autentica cooperazione e un coordinamento tra le azioni europee e le attività degli Stati membri nel settore della ricerca, nonché fra le diverse attività degli stessi Stati membri. Inoltre, tali strumenti dovrebbero essere integrati nel prossimo programma quadro e garantire pari opportunità per tutti gli Stati dell'UE e per i membri della comunità scientifica, evitando che i "grandi progetti", le "reti di eccellenza" e le "concertazioni" siano fonte di limitazione a tal fine. Ciononostante, l'Europarlamento approva lo sviluppo delle reti di eccellenza, a condizione che esse promuovano la cooperazione fra università, centri di ricerca, industria e PMI, e che non si concentrino esclusivamente su progetti di ampie dimensioni. Secondo gli eurodeputati, tale concetto deve essere ben chiaro nella futura proposta per il 6PQ. Inoltre, il Parlamento europeo ha colto l'occasione per sollecitare la Commissione a promuovere la rapida creazione di una rete di ricerca transeuropea ad alta velocità, con una capacità di 100 gigabit/secondo e per incoraggiare gli Stati membri a fare passi avanti nel reclutamento di giovani scienziati e ingegneri europei.