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La riorganizzazione del CCR rafforza l'orientamento scientifico e l'appoggio ai collegamenti in rete

Negli ultimi dodici mesi sono state pubblicate diverse relazioni sul Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea. Tra queste figura uno studio effettuato, nella metà del 2000, da un gruppo di alto livello presieduto dal visconte Davignon, la valutazione quinquenna...

Negli ultimi dodici mesi sono state pubblicate diverse relazioni sul Centro comune di ricerca (CCR) della Commissione europea. Tra queste figura uno studio effettuato, nella metà del 2000, da un gruppo di alto livello presieduto dal visconte Davignon, la valutazione quinquennale del CCR ed un audit recente, svolto dalla Commissione, riguardante le attività del Centro, con l'obiettivo di ridurne i costi e di facilitarne l'integrazione dei lavori all'interno dello Spazio europeo della ricerca (SER). Di conseguenza, il CCR sta rivalutando e rafforzando la sua organizzazione, per assicurare un contributo efficace al SER ed al sesto programma quadro di ricerca e innovazione. Qui di seguito il CCR spiega al Notiziario CORDIS come realizzerà questi intenti. La missione principale del CCR resta la prestazione di sostegno scientifico e tecnologico al processo di elaborazione delle politiche dell'UE, in uno spirito di indipendenza da interessi commerciali e nazionali. Le novità in materia di strategia e struttura aumenteranno il sostegno fornito dal CCR alle DG politiche della Commissione europea ed alla comunità europea della scienza e della tecnologia nel suo insieme. Una prima valutazione comparativa (benchmarking) indica che nel 2000 il CCR ha partecipato al 17 per cento delle consultazioni interservizio, ha prodotto 80 documenti ufficiali destinati agli Stati membri ed ha apportato un contributo a 57 atti legislativi comunitari o comunicazioni. In linea con la sua missione generale, la nuova strategia del CCR migliorerà i livelli di qualità, tramite una riclassificazione delle attività ed una migliore gestione di tutto il lavoro scientifico, in particolare in termini di diffusione di risultati e conoscenze, di pertinenza delle attività e di intensificazione dei collegamenti in rete. Sono attesi notevoli aumenti di efficienza nel breve e medio termine. Sono stati individuati possibili risparmi ottenibili grazie a quattro approcci: fusione di progetti con obiettivi simili; interruzione dei progetti di importanza limitata; riorganizzazione o affidamento a fornitori esterni dei compiti amministrativi e del supporto tecnico; nonché l'assegnazione di maggiori risorse umane ai progetti ad alto potenziale, in risposta a richieste univoche da parte degli utenti. Sono in atto sforzi notevoli mirati ad intensificare i rapporti con gli utenti, in particolare, a livello strategico, con il Consiglio ed il Parlamento europeo (PE), con le altre DG della Commissione che sono i clienti principali, nonché con la più ampia comunità di utenti costituita dagli istituti di ricerca e dal settore industriale degli Stati membri. Si stanno creando anche rapporti più stretti con gli enti responsabili della normativa e del relativo controllo negli Stati membri. Allo stesso tempo, il CCR sta intensificando i collegamenti in rete e la cooperazione con istituti pubblici e privati negli Stati membri e nel resto del mondo, principalmente negli Stati Uniti ed in Giappone. Collabora attualmente con oltre 2.300 organizzazioni pubbliche e private, quali centri di ricerca, università, enti regolatori, autorità locali, associazioni ed imprese industriali, attraverso 140 reti di primo piano, che comprendono anche partnership con i paesi di futura adesione. Il CCR intende altresì migliorare il riconoscimento della propria eccellenza scientifica, segnatamente tramite valutazioni a cadenza regolare e benchmarking, nonché ponendo in risalto il suo piano qualitativo per il miglioramento della gestione. Il Centro comune di ricerca conta oltre 2.000 addetti in tutta l'Europa, di cui oltre 1.500 scienziati. La sua politica mira ad attirare scienziati brillanti e capaci, molti dei quali sono i migliori del loro settore, per assicurarsi un ampio ventaglio di risorse. Il personale viene reclutato in tutta l'UE e nei paesi di futura adesione, apportando competenze e talenti differenziati per trovare le soluzioni a questioni scientifiche che rivestono grande importanza per i decisori comunitari. L'organizzazione sta anche elaborando una strategia per lo sviluppo e la mobilità delle risorse umane, segnatamente tramite la formazione dei giovani scienziati e gli scambi con istituti nazionali, sia negli Stati membri che in quelli di futura adesione. Sia la valutazione quinquennale, sia il recente audit interno del CCR, hanno rilevato in conclusione una sovrapposizione notevole tra le missioni di quelli che erano l'Istituto dell'Ambiente (EI), l'Istituto delle applicazioni spaziali (SAI) e l'Istituto dei sistemi, dell'informatica e della sicurezza (ISIS) del sito del CCR a Ispra (Italia). Quindi, a partire dal 1° settembre 2001, questi tre organismi sono stati unificati in due nuovi istituti: - l'Istituto dell'ambiente e della sostenibilità (IES), che opererà a sostegno delle politiche comunitarie di tutela dell'ambiente e promozione dello sviluppo sostenibile, oltre a continuare a fornire il sostegno per le applicazioni spaziali. La nuova struttura permetterà di adottare un approccio più ampio e più coerente ai problemi dell'ambiente e della sostenibilità. - l'Istituto per la tutela e la sicurezza dei cittadini (IPSC), che opererà a sostegno delle politiche comunitarie a tutela della persona, segnatamente la sicurezza telematica e la lotta contro le frodi, i rischi naturali, tecnologici ed economici, la sicurezza a fini umanitari, la non proliferazione e i controlli di sicurezza nel settore nucleare. Il fine perseguito è aumentare la qualità e la quantità di output scientifico concentrandosi più sulle politiche che sulle tecnologie. L'ulteriore trasparenza della struttura semplificherà l'identificazione degli ambiti di attività a favore dei clienti e dei partner potenziali. La maggiore snellezza e la riduzione dei costi di gestione permetteranno risparmi significativi, mentre la ridistribuzione del personale, sottratto ai progetti d'importanza secondaria e assegnato a settori di elevata priorità, ridurrà in generale l'esigenza di ricorrere a nuove assunzioni. Il cambiamento della denominazione dell'Istituto dei materiali avanzati (IAM) a Petten (Paesi Bassi) in Istituto dell'energia (EI) riflette meglio il concetto di orientamento verso l'energia pulita e sostenibile, che riguarda sia l'ambito nucleare sia quello non nucleare. Anche l'Istituto per la salute e la protezione dei consumatori (IHCP) di Ispra adotterà gradualmente un approccio più integrato ai temi relativi alla salute, in particolare venendo a coprire da un lato la qualità degli alimenti solidi e liquidi, dall'altro quella dei prodotti biomedici, farmaceutici e dei vaccini. Non hanno subito cambiamenti altri istituti del CCR, quali l'Istituto dei materiali e misure di riferimento (IRMM) a Geel (Belgio), che promuove un sistema comune europeo di misure; l'Istituto dei transuranici (ITU) a Karlsruhe (Germania), che fornisce competenze affidabili ed indipendenti nel campo della sicurezza e delle misure di prevenzioni nucleari; nonché l'Istituto per le prospettive tecnologiche (IPTS) a Siviglia (Spagna), che valuta i principali aspetti del cambiamento con possibili influenze sulla scienza e la tecnologia. Infine, una nuova Direzione della Strategia scientifica, con sede a Bruxelles, ha la responsabilità di collocare il CCR in relazione al SER. In preparazione per il 6PQ, il CCR sta concentrando le proprie attività su tre aree tematiche principali: i prodotti alimentari, i prodotti chimici e la salute; l'ambiente e la sostenibilità; la sicurezza e le misure di controllo nucleari. Questi "pilastri" si appoggiano a tre competenze orizzontali: prospettive tecnologiche; materiali e misure di riferimento; sicurezza pubblica e misure antifrode. Le priorità specifiche comprendono: - cambiamento climatico: assicurare all'UE un ruolo di prima linea nell'ambito degli sforzi volti a contrastare una minaccia globale; - misure antifrode: dalla sicurezza telematica all'agricoltura; - emissioni e qualità dell'aria: evitare le ricadute sulla salute e sull'ambiente; - organismi geneticamente modificati: migliorare la rilevazione e la valutazione dei rischi connessi con gli OGM; - controlli di sicurezza nucleare: prevenire la diversione di materiali, impianti o tecnologie nucleari dalle applicazioni in campo energetico all'utilizzo militare; - sicurezza nucleare: ridurre il rischio delle operazioni relative al nucleare; - rifiuti nucleari: migliorare la gestione e lo stoccaggio; - sicurezza e qualità della catena alimentare: ricostituire la fiducia nei prodotti alimentari, tramite l'analisi della qualità e della sicurezza degli alimenti, nonché sostegno all'attuazione delle normative in materia di prodotti alimentari; - energia sostenibile: garantire in tutta sicurezza l'approvvigionamento energetico e le energie rinnovabili; - qualità delle acque: prevenire l'inquinamento. Grazie al riordino delle priorità ed alla nuova rivalutazione, il CCR sarà in grado di svolgere una funzione di catalizzatore nell'ambito del SER e del 6PQ. La sua partecipazione riguarderà sia lo sviluppo di una base comunitaria per le misure armonizzate, sia la partecipazione alle reti europee e globali ed il loro coordinamento. Due dei cinque programmi di ricerca proposti dalla Commissione europea per il 6PQ prevedono il contributo del CCR: - un programma del valore di 715 milioni di euro dedicato ai seguenti temi: sicurezza degli alimenti e salute, ambiente e sviluppo sostenibile, prospettive tecnologiche, metrologia, misure antifrodi, monitoraggio e previsione dei disastri naturali e sicurezza dei dati; - un programma del valore di 330 milioni di euro relativo al nucleare: smaltimento e stoccaggio dei rifiuti nucleari, formazione del personale ispettivo, sicurezza dei reattori, medicina nucleare e monitoraggio delle radiazioni. Nella misura delle risorse disponibili, il CCR svolgerà un ruolo attivo nella promozione della formazione tramite la ricerca e la mobilità dei ricercatori nell'ambito del SER e intensificherà la partecipazione alle attività del CCR dei candidati provenienti da paesi di futura adesione.

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