Secondo uno studio, nelle università dell'UE esistono ampie differenze salariali
Secondo uno studio condotto da Natfhe, sindacato britannico dei docenti universitari, dei formatori, dei ricercatori e dei direttori che operano nell'istruzione superiore e nella formazione professionale, i salari del personale universitario nell'UE variano considerevolmente da paese a paese, con l'Italia che registra gli stipendi più elevati. Lo studio, che utilizza dati del 1998 basati sull'indice dei prezzi d'acquisto dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) comprendente fattori quali le imposte, le spese per le abitazioni e i costi sociali, riguarda 15 paesi sviluppati, sette dei quali sono Stati membri dell'UE: Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Spagna e Regno Unito. Al di fuori dell'UE, sono stati presi in considerazione paesi quali Australia, Canada, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Norvegia, Turchia e Stati Uniti. Nel 1998, il personale universitario italiano guadagnava in media 117.568 euro all'anno, una cifra significativamente superiore a quella della Finlandia, il secondo Stato membro dell'UE in classifica, dove il personale accademico poteva prevedere per lo stesso anno una retribuzione di 76.496 euro. Seguivano Francia, Spagna, Germania, Regno Unito ed infine la Grecia, dove il personale accademico guadagnava in media 33.783 euro. La Repubblica Ceca, unico paese candidato compreso nello studio, si era classificata al quindicesimo ed ultimo posto, con una retribuzione del personale accademico, sempre nel 1998, pari a circa 18.680 euro. Paul Mackney, segretario generale di Natfhe, ha affermato: "Il basso livello dei salari sta compromettendo la capacità delle università di attrarre e conservare personale accademico di prim'ordine. Le elevate aspettative di poter ampliare la partecipazione e la bassa retribuzione per l'insegnamento e la ricerca sono inconciliabili".