L'industria degli armamenti esorta l'UE ad incrementare la spesa in R&S per la difesa
I principali esponenti dell'industria europea degli armamenti hanno sollecitato l'adozione di misure per ridurre il divario tra l'UE e gli USA nella spesa in ricerca e sviluppo (R&S) militari. La spesa in tecnologia bellica nella Comunità costituisce attualmente appena poco più di un quarto di quella degli USA. In una recente conferenza sulla R&S per la difesa, organizzata da GPC International, i rappresentanti dell'industria degli armamenti hanno dichiarato che, a differenza degli Stati Uniti, l'Europa non dispone di un organismo centrale che finanzi la R&S militare. Ad oggi, le cifre disponibili sono distribuite tra i governi nazionali, le istituzioni comunitarie e l'industria. I delegati hanno anche sollecitato i governi degli Stati membri a decidere subito quali tecnologie saranno decisive per assicurare la sicurezza futura dell'Europa. Tale appello fa seguito ad un monito lanciato da un'importante studiosa della National Defence University di Washington, Kori Schake, la quale sostiene che il divario tra le forze militari degli USA e dell'UE non si ridurrà, se non verranno adottate misure per aumentare la spesa dell'UE in tecnologia e R&S a scopi militari. Secondo fonti d'informazione, la Dott.ssa Schake avrebbe affermato che "la maggior parte dei governi europei non percepiscono le nuove minacce nello stesso ordine di grandezza, né si attendono di combattere lo stesso tipo di guerre, rispetto ai fattori che stanno sollecitando l'innovazione negli USA". La studiosa ha spiegato che, mentre gli USA si concentrano sul perfezionamento delle tecnologie avanzate, l'UE tende a dedicarsi alla gestione delle crisi ed ai movimenti delle truppe. L'Ufficio bilancio presso il Congresso degli Stati Uniti ha inoltre avvertito che, se il contingente europeo della NATO non si terrà al passo con le nuove tecnologie, la capacità dell'Europa di operare al fianco delle forze nordamericane nei conflitti futuri potrebbe risentirne. L'ex primo ministro svedese, nonché inviato delle Nazioni Unite, Carl Bildt ha posto in evidenza, tra i mezzi per migliorare la capacità difensiva dell'Europa, il sistema di navigazione satellitare Galileo, un'iniziativa della Commissione europea e dell'Agenzia spaziale europea. Bildt ha dichiarato il 31 dicembre che "se l'Europa intende realmente essere considerata un partner serio dagli USA, oltre a garantirsi l'accesso alle capacità critiche per lo sviluppo economico, deve dimostrare di possedere sia la volontà, sia i mezzi per sviluppare una presenza nello spazio. Galileo rappresenta per l'UE una cartina di tornasole in molti modi diversi". Una portavoce del commissario della Ricerca Philippe Busquin ha dichiarato di non attendersi revisioni delle priorità comunitarie in materia di ricerca e sviluppo a seguito di tali moniti, ponendo in evidenza che i programmi quadro comunitari non comprendono la ricerca per applicazioni militari. La portavoce ha spiegato che, sebbene sistemi quali Galileo e GMES (monitoraggio globale dell'ambiente e della sicurezza) non siano stati progettati come sistemi di difesa, il loro utilizzo a fini di sicurezza non può essere escluso in caso di necessità.