Il CES chiede l'ampliamento della ricerca biotecnologica dell'UE
Secondo un parere pubblicato nel mese di febbraio dal Comitato economico e sociale (CES) europeo, la ricerca comunitaria in campo biotecnologico dovrebbe essere ampliata al fine di comprendere ulteriori attività in materia di organismi geneticamente modificati (OGM) e qualità dei prodotti alimentari. Il documento evidenzia la necessità di avviare nuovi ambiti di ricerca per rispondere ai quesiti che ancora vengono sollevati in materia di OGM e dare priorità alle strategie volte al miglioramento della qualità alimentare. Il Comitato avverte che, sebbene la biotecnologia sia destinata a svolgere un ruolo chiave nell'ambito del sesto programma quadro di ricerca dell'UE, "il raggio d'azione della ricerca non dovrebbe essere troppo circoscritto, per esempio limitato alle sole applicazioni mediche, ma dovrebbe comprendere anche i generi alimentari, i prodotti della chimica fine e l'ambiente". Il Comitato afferma che la crescente importanza delle biotecnologie riveste notevoli implicazioni per i cittadini europei, in particolare per quanto riguarda la loro comprensione e accettazione dei nuovi sviluppi. Il CES pone l'accento sulla diversità di percezione rispetto alle innovazioni in campo medico e nel settore dell'agricoltura biotecnologica, nonché sulle difficoltà generate dal "comportamento generale dell'opinione pubblica, che ricorda quello della gatta sul tetto che scotta. I cittadini, infatti, sono pronti ad entusiasmarsi per la distribuzione di insulina prodotta mediante ingegneria genetica, ma si mostrano timorosi e pieni di strane idee quando si tratta di consumare farina di mais transgenico, come se iniettarsi un farmaco fosse più facile che mangiare un frutto o dell'insalata". "Il CES considera di cruciale importanza la fornitura di informazioni costanti ed evocative all'opinione pubblica della Comunità europea circa gli sviluppi e il ritmo dei progressi nel campo delle scienze biologiche e della biotecnologia. Nel medio e lungo termine, ciò risulterà certamente in linea con l'obiettivo chiave della Comunità, che consiste nel creare una società basata sulla conoscenza". Il Comitato sostiene che tale comunicazione con i cittadini debba avvenire in modo coerente con il proposto piano d'azione comunitario in materia di apprendimento lungo l'arco della vita, volto ad attuare e sviluppare il principio dell'istruzione permanente mediante l'utilizzo delle tecnologie dell'informazione. Il piano d'azione includerà misure tese a promuovere il ruolo delle scienze biologiche e della biotecnologia nei programmi scolastici e a migliorare l'accesso dei cittadini alle informazioni in questo ambito. Il Comitato si attende che la strategia della Commissione conduca all'elaborazione di programmi d'istruzione pilota volti ad informare i cittadini sui nuovi sviluppi realizzati in campo biotecnologico, nonché al coordinamento delle misure adottate a livello nazionale e comunitario, per la definizione e applicazione di norme nel settore della ricerca, sia pubblico che privato. Il documento, inoltre, sostiene che, sebbene la ricerca comunitaria in materia di scienze biologiche non sia di per sé inadeguata, essa è caratterizzata da una "tradizione di condivisione delle conoscenze che tende a scoraggiare la richiesta di brevetti, nonché dalla debolezza dei legami fra la ricerca e l'industria, fattore che genera incomprensioni". Sebbene alcuni governi europei "non abbiano saputo cogliere rapidamente le implicazioni della biotecnologia in termini di competitività, di crescita e di occupazione", sostiene il Comitato, "le istituzioni europee sono state molto più reattive". Dopo l'invito della Commissione a "svegliarsi", gli Stati membri e "gli sforzi europei hanno cominciato a dare frutti, riducendo il divario con gli Stati Uniti". Il parere chiede, tuttavia, l'introduzione "senza indugi" del brevetto unico comunitario, al fine di annullare il "vantaggio competitivo" degli americani. "Nel campo delle scienze biologiche è in atto un'agguerrita competizione globale fra i laboratori di ricerca europei e quelli statunitensi, nonché una corsa alla protezione delle scoperte", sostiene il Comitato. Il documento avverte, altresì, che la competitività delle società biotecnologiche ad alto rischio spesso è stata "ostacolata" da strutture sociali e giuridiche che scoraggiano l'assunzione dei rischi e l'avvio di start-up, nonostante la creazione di piattaforme industriali che riuniscono le società, incoraggiano la collaborazione fra il mondo della ricerca e quello dell'industria e promuovono l'innovazione.